Home Recensioni Romanzo d’impresa e d’amore ovvero come eravamo ante Coronavirus

Romanzo d’impresa e d’amore ovvero come eravamo ante Coronavirus

3895
3

I racconti non sono mai frutto di un’unica fantasia né di una sola esperienza, ma nascono dall’unione di molte di esse. Il sogno di Antonio. Manuale sentimentale di management di Eliane Cordà è così. E per chi si cela sotto il nome dell’autore si tratta di una opera prima edita di recente da GoWare, innovativa casa editrice fiorentina (eBook €.4,99, cartaceo €.13,99, su tutte le più importanti piattaforme).Per acquistarlo clicca qui.

E’ una storia fittiziamente immaginaria che si dipana nel ricco Veneto del fu boom economico, intensamente popolato di imprese, banche, banchieri e imprenditori e anche da tanti affaristi. L’io narrante è Eliane Cordà che si immedesima nella storia al punto da confondersi con Maddalena, amica del cuore di Antonio, una sorta di telescopio, che emerge e sonda l’ambiente e poi si ritira nei recessi del mare, per scomparire di fronte alla irragionevolezza della intera vicenda.

Il fulcro dell’opera è complesso perché ruota intorno a un gruppo imprenditoriale, tipicamente italiano, dagli assetti paternalistici anche se non familiari, fotografato al momento di intraprendere una radicale trasformazione. Trasformazione che ben presto diventa una sfida per la sopravvivenza. Gli attori coinvolti sono tanti e ciascuno è portatore di interessi specifici. Vi sono la VISCAR, fornitrice di tecnologia informatica bancaria posseduta da 5 piccole banche del territorio e la Hercules, compagnia americana di dimensioni mondiali. Questi soggetti avviano e portano avanti una partnership che, lungi dall’essere sperequata, conviene  ad entrambi. Per gli italiani, si tratta di superare il piccolo mondo antico della realtà veneta e per gli americani è l’ingresso nello sclerotico mondo bancario italiano che necessita di servizi innovativi che oggi definiremo tout court di FINTECH.

Antonio, l’amministratore di VISCAR e Maddalena ci offrono in presa diretta le riffe e le raffe che si scatenano intorno a questo prestigioso progetto e che ne condizionano l’esito. Esito che dipende fortemente, ed è questo l’aspetto più sconvolgente, non tanto dall’assenso della grande corporation americana, quanto dalle dinamiche personali, tutte interne della vita aziendale della VISCAR.

Il sogno di Antonio diventa con lo scorrere dei capitoli il sogno della parte sana della piccola imprenditoria veneta e più in generale italiana. Quella che scommette sulla cultura dell’Innovazione, sulle competenza, e, perché no, anche sull’insieme dei sentimenti che coinvolgono profondamente di fronte a scelte difficili, per portare alla crescita e allo sviluppo dimensionale di imprese del capitalismo bonsai italiano.

Intorno ad Antonio, si avvicenda una pletora di personaggi con carriere che di prestigioso hanno solo la durata degli incarichi. E tutti che vogliono essere protagonisti più che altro per ritagliarsi le glorie del successo, ma poco disposti a fare squadra e cooperare in vista di obiettivi comuni.

Nel racconto vi sono diverse citazioni, da Machiavelli a Olivetti, che ci aiutano a mo’ di segnaletica stradale, nel percorso della lettura, avvincente e ricca di colpi di scena. Aggiungerei anche il richiamo alla maschera di Fantozzi, e non sembri una diminutio, per la drammatica assenza di un pur minimo insieme di valori condivisi, che sono alla base di qualsiasi intrapresa umana. A questa assenza fa da contrapposizione una governance di impresa fatta di capi e capetti, se non addirittura di kapò. Costoro hanno la buona sorte di operare, mettendosi di traverso solo per intralciare i disegni di crescita. Una carrellata quasi macchiettistica di alcuni rappresentanti dell’industria e delle banche del territorio.

Il romanzo appartiene ad un genere letterario poco praticato in Italia, al contrario di quanto avviene in altri paesi nei quali gli effetti della crisi del secondo decennio del secolo hanno prodotto letteratura, film, opere teatrali, per scrutare più in profondità i mutamenti sociali delle condizioni di vita.

A questo punto potrei chiudere la mia recensione, e, nel consigliare con calore la lettura di questo libro, limitarmi a dire che le vicende ivi narrate sono la metafora del paese, del suo tessuto industriale e della cultura manageriale che lo sostiene. Cultura spesso incline a non fare autocritica e ad additare di volta in volta, l’euro, la BCE, i migranti quale causa dei propri insuccessi. L’innovazione tecnologica che tutti predicano rischiano di rimanere sullo sfondo, mentre la conservazione di più tradizionali modalità di creazione di valore (ad esempio, tramite lo sfruttamento del territorio e la speculazione edilizia) restano al centro dei principali interessi.

C’è qualcosa di più tuttavia che vorrei sottolineare ed è legato all’economia del dopo pandemia. Quando saranno svaniti i pomposi inviti alla concordia, all’unità del paese, vedremo che cosa sarà rimasto della nostra economia. Andrà tutto bene si dice, e ce lo auguriamo, e ripartiremo come prima. Ma siamo sicuri che prima andava tutto bene? Questo accattivante romanzo ci dice probabilmente il contrario e ci mette in guardia dai profeti animati dalle buone intenzioni fatte soprattutto di parole.

 

Previous articleVenezia, Firenze e il Covid spazza-turisti
Next articleIl Tempo e il Debito a tempo debito

3 COMMENTS

  1. L’eterna domanda posta a chi nella fase adolescenziale si approccia al futuro è sempre quella: “cosa vuoi fare da grande?”
    Ma è spesso anche il dubbio che attanaglia per tutta la vita un certo provincialismo che non ha il coraggio di crescere.
    La paura di fare un passo più lungo della gamba per taluni o interessi pratici di più basso profilo per altri, hanno determinato nel romanzo lo spreco di un’operazione innovativa e illuminata che, a piccoli passi e con travasi di know how non comuni, sono stati prossimi a realizzare una svolta tecnologica e informatica di elevatissimo livello.
    Ma dell’operazione nel suo complesso e a prescindere dal risultato, è rimasta – per tutti i protagonisti in campo – l’ebrezza di aver vissuto un’avventura visionaria.
    L’operazione per Antonio è stata l’applicazione pratica delle sue teorie e dei suoi sogni, per tutti i suoi collaboratori e i soggetti coinvolti nell’avventura invece il risultato è stato quello di aver attinto esperienze inusuali in una fucina di idee, che hanno fatto crescere in loro professionalità e esperienze non comuni.
    Una lettura avvincente accompagna il lettore lungo la narrazione, fluida, coinvolgente nello scoprire lo sviluppo degli eventi.

  2. Questo libro non è una biografia, vale a dire il racconto organico ed esaustivo di una vita, ma la narrazione quasi metaforica di una serie di eventi legati a un’imprenditoria minore, che non riesce a cogliere le opportunità che le si presentano. Per quanto scritta in periodi ante Covid è utile a farci capire di più delle nostre effettive capacità di reagire agli effetti economici della pandemia. Il bisogno di una cultura economica meno provinciale dovrebbe far mettere da parte velleità individuali e sentimenti non sempre ispirati alla salute delle imprese. Il tema portante è quello della innovazione spesso invocata a parole, ma più spesso respinta nei fatti, perché in grado di produrre cambiamenti che minano posizioni di potere dentro le aziende. Questo romanzo è da apprezzare per capacità di catturare il lettore su temi difficili, ma essenziali per il nostro futuro, con una trama che si dipana leggera, incuriosendolo e divertendolo. Buona lettura a tutti.

  3. Il libro è ben scritto e interessante. Poiché il testo è molto ricco di citazioni mi piace commentarlo con un’altra citazione che mi sembra appropriata: ” Questo, lettore, è un libro sincero… Voglio che mi si veda qui nel mio modo di essere semplice, naturale e consueto…Perché è anche me stesso che ritraggo” (Montaigne).

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here