I prodromi
Quante cose dette a Bankitalia in questo fine settimana. Abbiamo documentato il traccheggio SalaStampa-DirettoreIlTempo-Alcuni Sindacati, ecc. Sono volati anche un pò di stracci a fin di bene, ovviamente. Una tempesta poi placatasi, esattamente come era nata e come era prevedibile.
Titoloni e foto glamour
Ed ecco già oggi che il DG di Bankitalia, Daniele Franco, ci sorprende con un paginone da VIP sul Corriere dell’Economia per parlare dell’economia che riparte. Predestinato anche lui a offrire una seria e precisa analisi dell’attuale situazione economica (molto difficile) e a prefigurare un rinascimento incardinato sul monito del grande storico dell’economia Carlo Maria Cipolla: Inventiamo cose nuove. Solo alla fine, qualche parola di circostanza, poche righe, insomma, sulle banche che si sono importanti, ci servono e potrebbero pure fare di più. Nessuna menzione della querelle sullo Smart working.
Come stanno le banche
Poche pagine dopo, sempre sul Corriere l’articolo di Stefano Righi getta una luce sinistra sui ricami e sugli svolazzi del dr. Franco. “C’è un buco in banca mancano 4 miliardi”. Si parla di trimestrali 2020 che non scontano ancora, se non marginalmente, il fermo delle attività del lockdown. Gli otto principali istituti italiani avevano sommato lo scorso anno un risultato di 2,6 miliardi mentre adesso il conto è negativo per 1,5 miliardi di euro. E’ una fotografia preoccupante rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Mentre l’ondata delle perdite su crediti sembra per ora arrestarsi (tranne che per Unicredit e BPER), emergono le debolezze strutturali del processo di intermediazione: compressione dei margini di interesse e commissioni su servizi in calo. E non è finita perché a questi fattori si associeranno prossimamente i crediti deteriorati. Sicuro che qualche altra banca dovremo salvarla con soldi pubblici. Finiranno prima o poi, o i soldi o le banche !
De fabula te narrat
Ripieghiamo il giornale un pò confusi e stralunati dopo aver letto i due articoli con l’eco degli stracci volati poche ore prima dopo gli editoriali del dr. Bechis su Il Tempo. Una tripletta da lasciare prostrati: chi difende lo smart working in Bankitalia, chi ci racconta in modo lunare l’Italia che parte, chi ci fa vedere come stanno disastrate le nostre banche. Ma non sono sempre gli stessi soggetti a comunicare con noi lettori ?
Ci rimane l’unica convinzione che ne sapremo di più dopo, quando staremo peggio, fra non molto.E non c’è nulla di nuovo perché è capitato sempre così. Business as usual.
Da queste brevi letture dei rumors non ne usciamo molto confidenti.E’ anche vero che la stampa potrebbe fare di più, a partire dal Corriere nel raccontarci come va realmente il mondo, visto che è sempre pronto a amplificare la voce dei banchieri, centrali e non. Da quando Elkann poi ha comprato Repubblica ci fanno pure credere che FCA è una Onlus, bisognosa di aiuti pubblici. Il Tempo di Roma invece rischia l’accusa di lesa maestà, ogni volta che di striscio tocca Bankitalia. Forse è un fenomeno entropico, nel senso che nel giornalismo di casa vi è la tendenza a dire le stesse cose e allo stesso modo. Perché cambiare ? Da parte nostra vorremmo solo evitare di non leggere più per non ritrovarci in età matura poveri analfabeti.
BANKITALIA, un fenomeno ormai entropico.
Postato oggi da me su Linkedin, in risposta a un commento di quanto encomiabile sia stata la Banca durante il lockdown. Una replica alle critiche avanzate di recente dal Direttore de IL TEMPO, dr. Bechis.
Caro PR., fare un bonifico, un prelievo sono attività che sono proseguite in tutto il mondo durante il lockdown. Non ci vedo nulla di straordinario.Sul sistema bancario,esso è ormai una macchina imballata, ed è sotto gli occhi di tutti con le ultime trimestrali delle banche. La Vigilanza se ne è accorta ? Sono proprio considerazioni come queste, per contrastare il Direttore Bechis, che ci rendono ormai patetici e ridicoli. Sono tutte attività che vanno avanti per entropia, come tante altre.Siamo vecchi ed è passato il nostro tempo. Bankitalia deve approfittare del Covid per attuare una profonda e radicale riorganizzazione,mandando a casa i tanti (troppi) vecchietti, aprire i palazzi e farci entrare aria nuova. Se non ora, quando ? In alternativa, come suggerisce qualcuno c’è, purtroppo, la chiusura. Poi hai ragione è una grande tristezza a ridursi così. Un caro saluto. Gerardo