Home Recensioni Il (pen)ultimo romanzo di Stephen King

Il (pen)ultimo romanzo di Stephen King

2947
0

Mi ostino a leggere i libri di King in inglese. Una opera ardua. Il suo inglese è di un altro pianeta rispetto al mio, ovviamente. Termini inusuali, periodi molto lunghi, trame che partono dalla realtà più dettagliata per poi sfociare in altri mondi. Penso ai tanti traduttori che ha in mezzo mondo e agli sforzi che faranno per renderlo in lingue diverse. Eppure la lettura in inglese è accattivante. Ricorro alle note per non perdere la trama, al vocabolario per i termini che non conosco, alle presentazioni su Internet.

E’ un esercizio, quasi un lavoro, che compio periodicamente perchè mi porta in un mondo che alla fine ti cattura. Per me è un grande scrittore e non il maestro dell’Horror. Il riferimento è al suo penultimo romanzo The Institute uscito nel 2019.

E’ una storia di circa 500 pagine e nelle prime 300 non accade proprio nulla. Uno strano istituto ove ragazzi sono sottoposti a esperimenti psicologici di varia natura per testare le loro capacità di telecinesi e di telepatia. Ci stanno contro la loro volontà.Un mondo isolato, privo di comunicazioni con l’esterno. I giorni scorrono monotoni ed uguali: sessioni mediche, test, poi mensa, camerate ove riposare. Una disciplina durissima che non ammette deroghe e da cui tutti vorrebbero scappare.

Eppure queste descrizioni di un male perverso e sottile attirano come se tutto fosse molto naturale. I dettagli sono quasi insopportabili, fino alla noia e fino ad elencare i programmi televisivi che i ragazzi possono vedere o gli snack che possono comprare ai distributori automatici. Poi all’improvviso, una fuga, una corsa, un carro merci lungo un miglio che ansima tra il Maine e la Caroline del Sud, fermandosi a stanzioncine di posti improbabili dove passa poche volte al mese. Un viaggio di liberazione e speranza, ma verso dove ?

Vale la pena leggerlo. Non svelo il seguito e la trama. King ritorna sul tema dell’adolescenza come in IT, sulla fatica dei ragazzi a resistere al mondo esterno, e alle prevaricazioni degli adulti. Il male ovunque, anche dentro di noi e che i ragazzi riescono a contrastare perchè si uniscono tra di loro. L’amicizia è un collante fondamentale in questa ricerca della salvezza. Il coraggio da solo non basta.

In questo senso, anche The Institute è un romanzo di formazione, di resistenza, un viatico non solo per la nostra adolescenza ma anche per la nostra maturità.  Il male esiste e purtroppo sono le nostre paure che lo rendono più forte ed invincibile.

Previous articleUn articolo di Goffredo Parise di tanti anni fa per il nostro futuro
Next articleSmart working: Bechis, Bancaditalia e sindacati, tutti fuori tema

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here