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Le profezie in rete.
A volte basta un’abile mossa per cambiare completamente il senso di ciò che diciamo o scriviamo. Lo scrittore e poeta, Gianni Rodari, che non sapeva prevedere il futuro, si chiese del personaggio di un suo libro:
“Andrà lontano? Farà fortuna? Raddrizzerà tutte le cose storte di questo mondo? Noi non lo sappiamo; perché egli sta ancora marciando con il coraggio e la decisione del primo giorno. Possiamo solo augurargli, di tutto cuore: Buon viaggio!”
Spesso, troppo spesso ricorriamo a citazioni, frasi fatte, estrapolate da opere del passato. Non sempre ciò che leggiamo e riportiamo è stato realmente detto dall’autore.
In questi giorni di forzata e ansiogena “quarantena”, la tecnologia digitale è divenuta la nostra più fedele amica, tanto che la rete è quasi al collasso.
Sapete quale è la ricerca più cliccata? La profezia sul Coronavirus scritta da una “sensitiva” nel 2012, che analizzava le fasi dell’umanità, toccando argomenti quali sviluppo tecnologico, sorti dell’ambiente, cura delle malattie, pace nel mondo, fino all’evoluzione sociale, economica e politica.
C’è una frenetica ricerca di profezie, da sempre allo scopo il rassicurare re e potenti nelle loro certezze di comando e nella illusione della sua conservazione.
Le falsità che girano in rete si moltiplicano, fino all’inquietudine. Il rischio è che le persone si affidino a qualunque sentenza, tanto più se avvalorata dal nome di chi l’avrebbe pronunciata, per sentirsi rassicurate nelle loro ansie.
Corriamo anche il rischio di rendere il web un minestrone di tutti gli avanzi, sapientemente mescolati, al punto da mettere in pericolo anche gli articoli più seri.
Effetto Pigmalione
Come mai ricerchiamo spesso le profezie di catastrofi, disastri, complotti, convinti anche che si realizzino nel presente che viviamo? Si chiama “Effetto Pigmalione”.
Ovidio nel decimo libro delle Metamorfosi, raccontava di uno scultore, Pigmalione, che si innamorò della statua di Galatea che aveva scolpito. Lo scultore implora Afrodite, affinché trasformi la statua in un essere umano, per poterla impalmare, perché l’arte può solo imitare il reale, ma non crearlo.
Il sentimento della bellezza è legato al sentimento della fiducia e della speranza, e come dirà Goethe, “non i sensi ingannano, bensì il giudizio”.
Fu poi George Bernard Shaw a trasformare modernamente il mito di Pigmalione raccontando di un professore di fonetica che scommette con l’amico di trasformare una fioraia in raffinata donna della buona società, insegnandole l’etichetta e l’accento delle classi elevate. Praticamente egli mette in relazione le nostre aspettative con il divenire della realtà, trasformandole in profezie di vita.
Un ricercatore, Robert Rosenthal, dimostrò scientificamente che la profezia che si autoavvera è un fenomeno psicosociale, per cui ciò che crediamo di noi stessi o dell’ambiente nel quale viviamo influenza i nostri comportamenti e quelli degli altri nei nostri confronti, condizionando la qualità delle relazioni interpersonali.
Profezie famose, ma false
Anche il grande Einstein è stato scomodato per le profezie. Allo scienziato ne è attribuita una divenuta famosa e terribile: “Se l’ape scomparisse dalla faccia della terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita”.
La parte più inquietante è che alcuni scienziati stanno avallando questa tesi e, in questo momento critico, si cerca di mettere in relazione la pandemia con la natura delle api e le onde elettromagnetiche. Praticamente creando con sapienza un finto caos anti sapienza.
La Federazione Apicoltori Italiani, dopo aver consultato direttamente l’Università di Gerusalemme, ha appurato da Roni Grosz e Barbara Wolff, curatori dell’Archivio Albert Einstein, che il grande scienziato non ha mai pronunciato parole riguardanti le api e che sarebbe doveroso evitare di attribuirgli questa suggestiva e forse purtroppo vera profezia.
Quindi dobbiamo opporci a che una bugia, ripetuta per anni, divenga verità.
Un raccontino utile
Desidero concludere con un aneddoto, ironico e istruttivo, non so quanto vero, che sembra che non c’entri nulla con quanto ho raccontato finora. Invece secondo me c’entra, eccome se c’entra! Giudicate voi. Vede come protagonista il saggio Gandhi, il quale mostra la sua prontezza di reazione davanti a situazioni inattese e sgradevoli.
Quando Gandhi studiava diritto all’università di Londra aveva un professore che non lo sopportava. Gandhi, però, non era il tipo da lasciarsi intimidire. Un giorno il professore stava mangiando nel refettorio e Gandhi gli si sedette accanto.
Il professore disse: «Signor Gandhi, lei sa che un maiale e un uccello non possono mangiare insieme?»
«Ok Prof, sto volando via…» rispose Gandhi, che andò a sedersi a un altro tavolo.
Il professore, infastidito, decise di vendicarsi all’esame, ma Gandhi rispose brillantemente a tutte le domande. Allora gli chiese: «Signor Gandhi, immagini di stare per strada e di notare una borsa; la apre e vi trova la saggezza e molto denaro. Quale delle due cose tiene per sé?»
«Certamente il denaro, Prof.» «Ah, io al posto suo avrei scelto la saggezza.»
«Lei ha ragione Prof, in fondo, ciascuno sceglie quello che non ha.»
Il professore, furioso, scrisse sul libretto la parola IDIOTA e glielo restituì. Gandhi lesse e tornò indietro.
«Professore, Lei ha firmato l’esame, ma si è dimenticato di mettere il voto!»
È un esempio di flessibilità e di resistenza. Con una parola sempre più abusata si chiama resilienza. Nel momento molto particolare che stiamo vivendo, dobbiamo darne massima prova, per scacciare ogni profezia negativa.
Noi dalla situazione della foto, che ho messo in testa all’articolo e che mi è parsa, oltre che bella, evocativa, dobbiamo allontanarci, risalendo a poco a poco i gradini di quella scala, per non precipitare verso il fondo.
Con umiltà, con determinazione, con lungimiranza. Soprattutto con senso di responsabilità. Nostra, ma soprattutto dei nostri governanti. Sarà una profezia autoavverante?
[…] Pubblicato su “Economia & Finanza Verde” 1°maggio 2020 https://www.economiaefinanzaverde.it/2020/05/01/larte-delle-profezie-al-tempo-dellansia/ […]
Grazie, “per l’arte delle profezie al tempo dell’ansia”.
Peccato che Albert Einstein non sia si espresso con questa profezia (senza scomodare il grande scienziato e nemmeno il divino). Farei notare ai curatori dell’Archivio Albert Einstein Roni Grosz e Barbara Wolff, che la “profezia” non è suggestiva e tanto meno infondata.
Annunciare con la predicazione, in frasi come: Se l’ape scomparisse dalla faccia della terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita”. E’ una previsione molto ottimistica!
Tra i numerosi scenari da incubo abbiamo: perdita del proprio habitat degli insetti pronubi “impollinatori” (quegli che trasportano il polline da un fiore all’altro permettendo l’impollinazione e la conseguente allegagione del frutto che ci dà la vita), le api tra cui la domestica Apis mellifera, gli imenotteri del genere Bombus e sirfidi, con pesantissime ripercussioni non soltanto su l’ecosistema di cui fa parte l’uomo ma anche su l’economia.
Attualmente secondo la Fao le riserve mondiali (pubbliche, cioè statali, o di privati) di cereali ammontano a 493,9 milioni di tonnellate (182,9 di grano, 167,7 di mais e altri cereali per alimentazione animale, 143,3 di riso).
Cibo, il mondo ha riserve soltanto per 116 giorni.
Grazie per questo articolo. L’analisi dell’arte della profezia in dimensione trasversale (tra autori e filosofi) e cronologica potrebbe essere colta da quale laureando in filosofia per una tesi accattivante e di alto livello. Dispiace sapere che Einstein non si sia mai interessato di api. Perchè le api ne hanno bisogno, essendo alla base dell’ecosistema biologico eppure decisamente neglette dall’umanità. Ci sono ammirevoli eccezioni, tra cui l’insigne Antonio Gurlaccio, pugliese emigrato in Germania, che, in terra di Francoforte, ha avviato un progetto di recupero ambientale per favorire il re-insediamento delle api. Ma questa è un’altra storia….