“Tentando, molte cose che i più credevano impossibili si realizzano.” Tacito.
1. LO SCENARIO ATTUALE
In periodi tanto difficili e dolorosi, come l’attuale, è importante utilizzare questo tempo di “vita sospesa” per riflettere e delineare scenari evolutivi concreti, che permettano non solo di ricostruire, ma soprattutto di riposizionare l’Italia come paese leader nell’innovazione.
Il futuro sarà completamente diverso da tutto ciò che ora conosciamo: gli effetti di questa pandemia sono più complessi e “disruptive” di quelli derivanti da una guerra mondiale, per cui dobbiamo sin d’ora parlare, pensare e ideare in termini di Rinascimento.
Inoltre, quando usciremo dalla fase di emergenza, dovremo portare con noi il senso di identità e patriottismo, che oggi forzosamente sperimentiamo e che dovremo evitare di mettere nel cassetto, non appena avverrà un graduale ritorno alla “presunta normalità”.
In una situazione economica già fragile e in più falcidiata dalla pandemia, una volta ripristinato un livello sufficiente di liquidità, bisognerà in primo luogo riflettere in merito alle nuove abitudini apprese dai consumatori durante il lockdown, in particolare l’acquisto di beni di prima necessità tramite i canali digitali, con un vero e proprio boom dell’e-commerce, in fase di crisi, in particolare nella GDO (+82,3% nella prima settimana di marzo rispetto alla corrispondente settimana del 2019, fonte EGROCERY).
Tali considerazioni sono essenziali in quanto nella fase di “Back-to-Normal” si assisterà ad un graduale consolidamento di questi nuovi comportamenti d’acquisto e di un più massivo utilizzo del canale digitale.
I consumatori, divenuti più esperti ed avvezzi alle potenzialità dei canali digitali, aumenteranno, nel tempo, la quota degli acquisti effettuati tramite e-commerce. Ciò pone una grande sfida per le aziende produttrici di beni di consumo, che dovranno essere in grado di anticipare e rispondere tempestivamente ai nuovi bisogni/comportamenti delle persone, prevenendo e gestendo i rischi derivati dall’accresciuta competitività insita nei canali digitali. Le nuove parole chiave sono flessibilità e resilienza, sia in tempi normali e ancor più in tempi avversi, come quello di crisi che stiamo vivendo, caratterizzato da uno stallo collettivo e da un drammatico calo della produzione e del PIL. L’effetto Covid-19 affonda la produzione industriale in marzo (-16,6%) e nel primo trimestre (-5,4%).
La perdita di PIL stimata nella prima metà del 2020 è pari al 10% circa, da elaborazioni e stime Centro Studi Confindustria su dati ISTAT.
In questo nuovo scenario di maggiore e crescente volatilità, la risposta strategica più plausibile è rendere pienamente flessibili le filiere produttive: si tratta di abbandonare progressivamente l’oggi prevalente modello di business product-oriented (incentrato sull’acquisto dei macchinari) per adottare un modello di business service-oriented (focalizzato sulla creazione di servizi e soluzioni, che garantiscano, agli utilizzatori, capacità produttiva e velocità di adattamento in funzione della domanda e delle dinamiche del mercato). Tale ridisegno del business model deve essere applicato, in primis, all’industria meccanica/meccatronica, in quanto fornitrice di macchinari per l’industria manifatturiera ed in quanto pilastro del nostro Sistema-Paese nella competizione internazionale: il settore si colloca, infatti, al secondo posto in Europa.
L’emergenza COVID-19 è l’occasione per cambiare passo, puntando su un rapido percorso evolutivo dell’industria meccanica/meccatronica, che dovrà produrre macchinari connotati da quattro nuovi attributi sinergici:
▪Digital: i nuovi macchinari prodotti sono nativamente “intelligenti”, grazie alla connessione alla rete, e figli dell’industria 4.0
▪Data-driven: il valore economico dei macchinari prodotti, sarà amplificato per effetto dei dati e delle informazioni digitali, da essi generati nel tempo
▪Service-Oriented: nel nuovo paradigma che si sta profilando i macchinari, connessi in rete, diventano piattaforme per l’erogazione di servizi e soluzioni, a fronte di un canone corrisposto dall’utilizzatore
▪Risk-Managed: l’industria deve organizzarsi, per presidiare, alla stregua di un intermediario finanziario, diverse tipologie di rischi (credit, operational, market e reputational) relativi al macchinario prodotto.
2. LA DIGITAL ASSET SERVITIZATION
Si apre una nuova era, il cui cuore pulsante è il digitale, dato dall’Industria 4.0 al trend dell’Asset servitization (“transformation of a business to compete through a combination of services and products, rather than products alone” – Tim Baines, Aston Business School – Birmingham), già in costante ascesa a livello globale. In Italia le aziende che adottano strategie di asset servitization sono in crescita del 33%. Parliamo di evolvere dall’Asset Servitization verso la DIGITAL ASSET SERVITIZATION.
Cosa significa Digital Asset Servitization?
Innanzitutto si tratta di una strategia, che si fonda su quattro pillars:
1. Un radicale cambio di mindset e l’adozione di un approccio customer-centered in cui l’attenzione al servizio e ai bisogni del cliente diventa l’elemento centrale della strategia aziendale
2. Una riorganizzazione dell’offerta: si vendono esclusivamente servizi e soluzioni, per cui al catalogo prodotti subentra il catalogo servizi
3. Un periodo di transizione pluriennale: la struttura dei flussi di cassa aziendali viene profondamente modificata, passando da una dinamica “produco-vendo” a una dinamica “produco ed incasso canoni nel tempo”
4. Un forte presidio di risk management: l’azienda assume connotazioni similari a quelle di un intermediario finanziario, in quanto il rapporto contrattuale pluriennale con i clienti richiede un’attenzione costante sulla corretta esecuzione dei reciproci obblighi e comporta una periodica valutazione dei rischi, mediante modelli quali/quantitativi
Le macchine prodotte non vengono più vendute, ma noleggiate per tutta la loro vita: questa è la vera sfida dell’adozione del nuovo paradigma che gli imprenditori devono essere disposti ad accettare, in quanto la competizione (e di conseguenza i ricavi) si sposta massivamente sulla gestione dei servizi, creati dall’utilizzo intelligente dei dati prodotti dalle macchine connesse, anziché fondarsi meramente sulle caratteristiche qualitative intrinseche delle macchine o attività manutentive ordinarie.
Le aziende industriali impegnate nella Digital Asset Servitization deterranno infatti in bilancio degli assets, la cui performance economica sarà correlata al governo, integrazione e interpretazione delle informazioni generate lungo tutta la vita utile del macchinario (dalla prototipazione alla rottamazione). La correlazione e l’analisi di tali fonti informative, più ricche e complesse di quelle tradizionalmente utilizzate, richiede l’introduzione di un nuovo attore specializzato sul mercato, che si affianchi alle aziende meccaniche/meccatroniche: lo definiamo come DASC – Digital Asset Servitization Company – e si tratta di un operatore che, su mandato del produttore, si occuperà dell’estrazione di valore economico, lungo tutto il ciclo di vita del macchinario, liberando tempo e risorse all’azienda produttrice, che potrà continuare a concentrarsi sul proprio core business.
3. IL PARADIGMA XSCORES ENGINES
La Value Proposition del DASC è focalizzata sulla massimizzazione del valore economico estraibile ed è basata sul rispetto di criteri ESG (Environmental, Social and Governance): fattore abilitante alla creazione e all’operato stesso del DASC è il paradigma XSCORES Engines. Il Brevetto Nazionale, appena rilasciato, lo identifica come “Sistema per la gestione del ciclo di vita e per la valutazione del rischio impianti produttivi”.
XSCORES Engines consente sia un’integrazione avanzata delle informazioni generate dal contratto di servizio, sia una valutazione quali/quantitativa della bontà del contratto stesso, sulla base di un innovativo modello di scoring, finalizzato alla creazione di indicatori di controllo (“ESG-X” KPI’s, Asset Scoring, Service Goals…) che permettono di:
▪introdurre un attento Risk Management tramite il governo dei rischi (credit, operational, market e reputational) che, tempo per tempo, si manifesteranno nel ciclo di vita del contratto di servizio connesso al macchinario
▪rendere il contratto di servizio connesso al macchinario valutabile nel continuo, alla stregua di un titolo negoziabile.
Più in dettaglio, lo scoring generato periodicamente da XSCORES Engines, depositato su apposita blockchain, permette di monitorare e certificare la performance del contratto di servizio connesso al macchinario, secondo diverse dimensioni (finanziaria, utilizzo del bene, valore di mercato, reputazione del produttore).
XSCORES Engines: Risk & Performance System
La certificazione generata tramite il modello di scoring rappresenta il track record andamentale del contratto di servizio connesso al macchinario, che può essere utilizzato come sottostante per nuove classi di asset finanziari finalizzati a supportare la liquidità delle aziende.
Rilevanti sono i benefici derivati dall’adozione del paradigma XSCORES Engines: incremento dei margini, relazione di lungo termine con i clienti, stabilizzazione del cashflow, riduzione della giacenza di ricambi, miglioramento della brand reputation con connotazioni di Corporate Social Responsibility grazie ad una gestione sostenibile e prolungata dei macchinari, in ottica di Circular Economy.
L’interessante articolo si porta avanti su innovazioni organizzative che, necessariamente, dovranno interessare il sistema socio-economico.
Personalmente mi soffermerei però prima su altre questioni fondamentali che riguardano l’intero sistema paese.
Si prospetta un’alba non certo felice e per molti sarà più dura di altri, in funzione delle scelte politiche ed economiche che si andranno in breve a dedicere.
Una riflessione più ampia al riguardo l’ho sintetizzata nello scritto postato nel mio blog https://laquartadimensionescritti.blogspot.com/2020/04/covid-19-le-problematiche-e-il-blocco.html