Durante una videoconferenza, per il lancio del nuovo documentario del National Geographic Jane Goodall. The Hope, ha esortato il mondo a imparare dagli errori del passato per evitare futuri disastri che si preannunciano catastrofici. L’82enne ha detto che le azioni di ogni persona possono veramente fare la differenza tra il prima e il dopo la pandemia.
Ha detto testualmente:
«È il nostro disprezzo per la natura e la nostra mancanza di rispetto per gli animali con cui dobbiamo condividere il pianeta che ha causato questa pandemia. Un evento che era preannunciato già molto tempo fa. Quando distruggiamo le foreste, le varie specie di animali di quegli habitat annichiliti sono spinte verso una prossimità quasi fisica con altre specie e quindi le malattie si trasmettono da un animale a un altro. Con ciò cresce la possibilità che gli esseri umani siano a loro volta infettati dalla loro prossimità con gli animali. È una catena letale».
Lontano dai suoi scimpanzé
In questi giorni Jane Goodall è in isolamento come tutti noi. Lo è da quando è stato cancellato un tour di raccolta fondi a causa della pandemia di coronavirus. Alloggia nella casa di famiglia in Inghilterra. Adesso non è in Tanzania, la sua residenza abituale quando non viaggia.
Goodall ha cambiato il modo in cui il mondo vede gli scimpanzé con una ricerca che ha avuto inizio 60 anni fa quando ha messo piede in Africa per la prima volta. Era una giovane donna senza laurea. Voleva osservare gli scimpanzé nel loro habitat, in quello che oggi è il Gombe Stream Research Centre in Tanzania.
Da allora è diventata un’instancabile combattente contro la cattività degli scimpanzé. Quando ha iniziato il suo lavoro, gli scimpanzé erano abitualmente utilizzati nella ricerca medica, una pratica che la Goodall, e altri animalisti, hanno contribuito a bandire negli Stati Uniti.
Oggi, il Jane Goodall Institute continua le ricerche che la sua fondatrice ha iniziato al Gombe Stream Research Centre. Porta avanti i programmi per sensibilizzare le comunità nella conservazione e nell’educazione alla diversità. Con l’impossibilità dei viaggi internazionali, l’istituto, che è presente in 30 Paesi, ha recentemente tenuto un incontro virtuale a livello globale. “Ha funzionato molto meglio di quanto pensassi — ha detto la Goodhall — Sono rimasta davvero impressionata.
James Gorman del “New York Times” ha intervistato la Goohall al telefono per oltre mezzora. Ecco il testo dell’intervista debitamente adattato.
Il tempo perduto
James Gorman (The New York Times, NYT): Innanzitutto, Come stai?
Jane Goodall (JG) Beh, ho iniziato sentirmi frustrata di questo confinamento. E poi ho pensato, beh, ok, sentirsu frustrati non aiuta. Così ho iniziato a pensare a qualche modo per stare in pubblico senza essere presente, per così dire. E ho pensato ancora, beh, santo cielo!, ho un arretrato di e-mail di quattro anni. Posso iniziare da questo. E ho anche pile di roba vecchie di otto-nove anni, roba del giro di conferenze che ho accumulata senza avere avuto mail il tempo sistemarla prima di partire di nuovo. Quindi ho iniziato da questo lavoro. È una follia.
NYT: Questa pausa ti ha permesso di fare un passo indietro?
JG: Sto recuperando il terreno perduto, sai. Ma vedo una situazione che mi preoccupa molto. Negli Stati Uniti ci sono persone che non hanno il sussidio di disoccupazione o qualcosa di simile. E in Tanzania, per esempio? Le persone che gestiscono i bar, i ristoranti o la vendita di cibo sul ciglio della strada — tutto questo è più consentito. Con quelle attività guadagnano quel tanto che basta per sopravvivere una settimana e per pagare l’affitto. Là non c’è la previdenza sociale, non c’è niente, niente per loro fuori dal loro lavoro.
Gli scimpanzé nei laboratori
NYT: Essere in isolamento mi ha fatto pensare a come potrebbe essere la vita per gli scimpanzé isolati in cattività, che, come noi, dipendono dalla vicinanza fisica e dal contatto.
JG: Ci penso continuamente. Ci penso da quando ho visto i filmati di questi esseri sociali chiusi in gabbie di due metri per due nei laboratori di ricerca medica. È stato orribile la prima volta che sono entrata in uno di quei laboratori. L’isolamento, come dici, è già abbastanza penoso per noi, ma noi abbiamo tanti modi per distrarci. Che dire di questi animali che non hanno niente? Ma sai l’altra cosa, voglio cercare il lato positivo di questo periodo orribile. La pandemia ha riaperto la discussione sul traffico di animali, sulla vendita di animali selvatici per l’alimentazione o per la medicina. Tutti puntano il dito contro la Cina e il governo cinese ha già messo al bando il commercio di questi animali e l’importazione di animali selvatici. Quindi non ci resta che sperare che, data l’entità di questa pandemia, il governo cinese renda questo divieto permanente. Al momento è temporaneo, ma speriamo che resti per sempre così da chiudere il mercato degli animali utilizzati nella medicina cinese tradizionale.
L’insegnamento del mio cane: gli animali hanno una personalità
NYT: Ci sono delle conquiste particolari nel vostro lavoro che possono avere un impatto sul futuro?
Splendido articolo. Disprezziamo la natura senza renderci conto che ne siamo parte
fantastico articolo, mi ha commossa. ogni volta che penso al profondo legame tra esseri umani e natura, mi emoziono fino alle lacrime perchè comprendo quanto l’essere umano abbia tradito e continua a tradire questo legame in ogni sua azione. anni fa, all’acquario di Valencia, ho assistito ad una proiezione di grande impatto, un video su Madre Natura che fa parte di un set di video prodotti da Convervation International che vi consiglio di vedere e diffondere. ecco il link a quello di Mother Nature. “if I thrive, you thrive; if I falter, you falter or worse”…
https://www.youtube.com/watch?v=WmVLcj-XKnM
Ho letto più volte Jane Goodall “gli animali sono parte di noi e noi di loro” By Mario Mancini.
Scenari angosciosi che evoca in tutti noi tristezza e che induce a trasferire su gli animali la nostra sofferenza, con cui dobbiamo condividere il pianeta.
Ogni volta dimentichiamo che dobbiamo essere umili nei confronti della natura… Questa è la tassa “un tributo” dovuto a madre natura.