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Riflessioni sulle quarantene

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I cambiamenti spaventano.

Se a volte abbiamo sognato di trasformare la nostra vita andando in un luogo lontano, adesso per cause di forza maggiore, dobbiamo imparare a creare un nuovo quotidiano. Facile? No, cambiare le nostre abitudini è faticoso, nonostante siano molte le persone che non sono soddisfatte della loro vita.

Dentro di noi desideriamo un risultato diverso, ma non sappiamo o non vogliamo affrontare cambiamenti. Per cambiare abbiamo bisogno di fare silenzio nei nostri pensieri, di riavviarci con nuovi contenuti, esattamente come faremmo davanti a un computer sempre più lento. Non possiamo continuare a pensare al nostro welfare da egoisti. Nè continuare a sedare le nostre coscienze, ad essere ciechi di comodo e invalidi di volontà.

Domani mattina io non vorrei svegliarmi pensando che questa quarantena forzata non è servita a nulla, non vorrei tornare a vivere la società di prima. Non ci eravamo accorti che abitavamo un mondo malato, che aveva già il virus dentro di sé? Un continuo viaggio sulle montagne russe, come quelle dei luna Park che celano tanta tristezza dietro le luci abbaglianti, delle giostre che non si fermano mai, che grazie ad un gettone ti danno due minuti per rimanere senza fiato.

Una parte di mondo muore di mancanze e una parte di mondo muore di abbondanze! Le continue guerre asimmetriche dei droni, quelle che non ci fanno più vedere il sangue ma sulle quali si scrivono infiniti link da diffondere sui social per creare ed esaltare forti emozioni. Il tutto nell’indifferenza o nel buonismo della condivisione impulsiva, ma senza neanche aver letto una parola sui fatti.

Malati che enfatizzano le notizie negative e sottovalutano le positive, malati che si alimentano con l’insoddisfazione per quello che pensano che gli manchi, e non riescono ad allietarsi mai per ciò che hanno. Una società in preda a una malattia che ci ha abbassato talmente le difese immunitarie da permettere di fare entrare un virus devastante. Ma quel maledetto virus, che ci piaccia accettarlo o no, ci assomiglia molto.

Il computer ci insegna che…

Se non ci riesce comprenderlo proviamo a pensare che non siamo molto differenti da un computer. Il cervello umano opera con un sistema binario uguale al PC.

Nel computer il sistema binario è dato da due numeri: zero e uno, sui quali vengono sviluppati i programmi per farlo funzionare, nel cervello il sistema binario è dato dai pensieri e dalle parole che sono nei dialoghi della nostra mente, quel caos che non riusciamo a fermare mai.

Ed è proprio in quel momento che i pensieri, i contenuti, diventano ripetitivi, si aggrovigliano nella negatività, nelle ansie e nelle paure, ci creano una saturazione che fa perdere di vista le vere priorità. Ma abbiamo imparato a trovare un alibi anche a questo, per non notare in noi lo squilibrio tra le molteplici sollecitazioni che arrivano dall’esterno e le minori risorse interne per controbilanciare. Abbiamo semplificato tutto liquidando ogni problema con la parola stress. Siamo tutti stressati. Sono stressati anche i bambini piccoli.

Siamo nel pieno di un’epoca tecnologica, alle porte di una imminente Rivoluzione digitale che trasformerà le nostre vecchie abitudini e le nostre forze lavorative. L’ umano e il computer necessitano entrambi dell’inserimento di contenuti per potersi alimentare e progredire. Ma inserendo una quantità di dati, spesso senza conoscenza e controlli, è facile che inseriamo anche un virus.

Tra mettere in quarantena ed eliminare un virus c’è una grossa differenza.

Nel momento del blocco del mio computer posso chiamare un tecnico, e, se il Pc è stato infettato, ci sarà da scegliere il tipo di soluzione: pulire, cancellare o mettere in quarantena i file.

Ecco che in quel momento ci assale l’ansia, iniziamo a pensare alle fotografie che sono custodite nel nostro computer, ai file di lavoro, e a tutte quelle funzioni che abbiamo sempre dato per scontate. Ci pentiremo di non aver mai fatto un vero e proprio backup, di non aver posto attenzione e salvato ciò che solo nel momento della perdita abbiamo compreso essere importante.

Se opteremo per la quarantena, il virus che è entrato nel nostro computer, non lo elimineremo, ma lo sposteremo in una zona sicura del disco rigido in modo che non possa infettare altri file.

Un’utile quarantena di tanti anni fa 

La quarantena è una funzione di protezione che applichiamo da secoli, dalle pesti periodiche alla gestione dei rapporti tra stati.

Franklin Delano Roosevelt è stato l’unico presidente degli Stati Uniti a vincere le elezioni presidenziali per quattro volte consecutive. Fu l’autore del New Deal grazie al quale gli americani superarono la grande depressione degli anni trenta. Introdusse l’assistenza sociale e le indennità di disoccupazione e vecchiaia. Sviluppò nel contempo la potenza militare statunitense, trovandosi nel momento più delicato per la politica mondiale tra le due guerre. Sviluppò alleanze con il Regno Unito e la Russia, favorì il commercio di armi e materiali con la Cina, che rispetto al Giappone non aveva le risorse industriali per competere in una guerra. Vi fece trasportare le merci su navi americane attraverso l’Oceano Atlantico, attraccando in Gran Bretagna, dalla quale ripartivano su navi inglesi alla volta di Hong Kong.

Ma fu durante il suo Discorso della Quarantena del 1937 che egli fece diventare l’America una nazione attiva nella politica mondiale, non più chiusa nella sua neutralità e nel suo isolazionismo. Il presidente affermò che le nazioni responsabili di guerre e illegalità internazionali avrebbero dovuto essere isolate dagli altri paesi pacifici e mantenute in quarantena, come organismi contagiosi, per impedire il diffondersi della malattia della violenza, dell’aggressione e della sopraffazione.

Roosevelt sul momento non si attirò grandi manifestazioni di simpatia. La quasi totalità dei cittadini voleva impedire il coinvolgimento degli Stati Uniti in un eventuale conflitto in Europa o in Asia. La sua bravura furono la costanza e la fermezza di immettere questa innovazione nella mente degli americani. Alla fine la sua visione lungimirante trionfò.

Insegnamenti odierni

Quindi non abbiamo molte differenze con quello che oggi stiamo facendo per proteggere i contenuti che sono dentro ognuno di noi.

Se decidiamo di pulire il malware, per non far diffondere la malattia, il virus verrà cancellato, ma il file no. Verrà tolto il codice maligno, in modo da poter continuare ad utilizzare il documento. Ma se, come diceva Roosevelt ai suoi cittadini, vogliamo rimanere sempre neutrali anche nel pensiero, senza mai prendere decisioni drastiche per migliorare le situazioni, il virus potrebbe essere talmente potente da continuare ad espandersi, lasciandoci la sola soluzione di eliminarlo alla radice, ma a carissimo prezzo. Purtroppo utilizzando questa opzione, sarà impossibile utilizzare qualsiasi dato nel futuro. Sarà necessario iniziare da un nuovo inserimento dei dati, che non saranno mai uguali ai precedenti.

Possiamo anche rimanere fermi e neutrali davanti a una società malata, possiamo adattarci e vivere di insoddisfazioni, in rassegnata attesa davanti ai file danneggiati che rendono lento il nostro vivere e i nostri pensieri, ma l’indifferenza al cambiamento e il desiderio del ripristino delle abitudini individuali non ci aiuterà a farci veramente rendere conto dei fatti che viviamo.

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