Di stare zitti. Il polverone che si è levato oggi a seguito della conferenza stampa di ieri 12 marzo del Presidente della BCE è tutto in salsa italiana. Sulla stampa internazionale non vi è menzione di quanto da noi è successo. Richiesta di dimissioni (Meloni), intervento di Mattarella, ricostruzioni ardite sulle mani tedesche in BCE (Fubini sul Corriere della Sera di oggi) e via discorrendo. L’unanimità delle invettive è sorprendente. La Signora in un clima surreale a causa dell’epidemia avrebbe deliberatamente in prima persona escluso di intervenire sullo spread dei titoli di Stato. In tempo reale i mercati hanno affondato la Borsa italiana, già in profondo rosso, invero, da inizio delle contrattazioni. Poi a seguito delle parole indignate del nostro Presidente Mattarella, la Signora ha fatto marcia indietro. Una sequenza da film dell’orrore con le scene finali tutte da scrivere ma con un unico fil rouge, quello di abbandonare l’Italia al proprio disperato destino. Oddio, che ci succede !
In verità, mi è capitato ieri di seguire la conferenza durata quasi una ora della BCE. Non si preannunciava come un grande evento, perchè gli analisti erano convinti che nella attuale situazione (emergenza virus, shock dal lato dell’offerta) la politica monetaria potesse fare poco. Alle 14 e 30 stavo vedendo un avvilente film sulla depressione di una coppia di giovani sposi e quindi per risollevarmi mi sono sintonizzato sul meeting della Banca Centrale Europea, in diretta streaming. Posso assicurare che non mi sono sentito indignato come italiano a seguirne i lavori e il consueto dibattito con i giornalisti.
Lagarde ha illustrato, con grande misura e senza sottintesi miracolistici, gli interventi di immissione di liquidità previsti per il prossimo biennio e poi è passata a rispondere alle domande. Tra queste, una domanda di un giornalista italiano un pò maliziosa le chiedeva se,come auspicato dal nostro ministro Gualtieri, erano in programma interventi più incisivi o qualcosa del genere.
Lei forse è un pò caduta nella trappola o meglio, secondo me, dal pero e ha risposto che non erano lì per occuparsi degli spread. In fondo, era così. La domanda cioè non era pertinente, era semplicemente fuori tema. La crisi attuale non è una crisi del debito sovrano ma una profonda recessione economica che nulla a che vedere, per ora, con la finanza se non in modo molto indiretto. Spetta ai governi immaginare qualcosa, queste sono le regole. La successiva rettifica è una mezza frase di precisazione atta a rincuorare chi aveva sollecitato una rassicurazione per gli italiani (“ne beneficerete anche voi italiani”).
Infine, le misure adottate ieri, come ha tenuto a dire, sono state votate all’unanimità, quindi anche con il voto del rappresentante italiano, Visco. Nel merito di esse è difficile immaginare cosa altro chiedere alla politica monetaria con i tassi di interesse negativi. In una intervista televisiva con Bloomberg, oggi il Governatore ha dato il suo convinto placet alle misure straordinarie decise dal Consiglio Direttivo della BCE.
Una tempesta in un bicchier d’acqua, un flop della nostra comunicazione mediatica, un boomerang ai limiti del tafazzismo. D’altronde, se siamo bravi a occuparci di questioni irrilevanti nei tempi ordinari, oggi in piena emergenza tutto fa spettacolo. Anche una noiosa e prevedibilissima riunione tenuta dalla elegantissima Signora Lagarde! Esagerare in modo melodrammatico ed in ogni occasione i nostri problemi, che pure sono notevoli, non ci ha mai aiutato. Se la situazione italiana è davvero drammatica, come credo, possiamo sempre fare ricorso al Fondo Salva Stati (MES – Meccanismo Europeo di Stabilità) istituito per i paesi dell’Eurozona che ha una dotazione di diverse centinaia di miliardi di euro.
Ps.: Stamane sul blog della BCE Philip R.Lane, membro del Comitato Esecutivo, illustra The Monetary Policy Package: An Analytical Framework. Invito a leggere il documento perché molto interessante. Molti commentatori, anche in questo caso, ci vedono delle aperture all’acquisto di titoli di Stato italiani. Vero, da un punto di vista analitico e accademico. Tuttavia, per ora, la sostanza delle misure non cambia.
Purtroppo restiamo sempre dei provinciali che tendenzialmente guardano ai propri interessi di bottega! Di quelli che dicono “prima gli italiani” e che poi, ai primi flutti del mare, pur abituati a nuotare e a galleggiare, gridano tutti insieme “affogo”.