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La recensione.
La recensione è strumento critico molto utile perché, attraverso un commento-riassunto, ci aiuta a capire subito se un libro, una rappresentazione teatrale, un film, una canzone può incontrare i nostri interessi, inducendoci ad avvicinare l’opera.
La recensione può ovviamente assumere la direzione opposta, cioè quella di scoraggiare nel lettore ogni desiderio di approfondimento.
La recente recensione su Firstonline di Ernesto Auci al libro “La ragione e il buon senso” di Salvatore Rossi e Ferruccio De Bortoli ci ha prodotto questo secondo effetto, vale a dire non ci ha suscitato la benché minima curiosità di leggerlo (e di acquistarlo).
Vediamo brevemente perché.
Una conversazione in punta di responsabilità
Lasciati siffatti incarichi (il secondo si è però riconvertito rapidamente alla industria telefonica, diventando Presidente di Telecom), essi si propongono di trarre dalle loro esperienze la spiegazione di chi sono gli italiani (definiti poco inclini al merito, alla concorrenza ed altro), dicendoci poco o nulla delle loro dirette responsabilità di classe dirigente nelle vicende del Paese.
Moderate ammissioni
Alcune ammissioni di questi due saggi e anziani signori appaiono tuttavia quasi un paradosso.
Per tutte, quella del dottor Rossi che, relativamente alle critiche di inadeguatezza rivolte alla vigilanza per le crisi bancarie, ammette che “la vigilanza ha badato soprattutto alla stabilità delle aziende di credito e molto meno alla tutela della correttezza dei rapporti con i depositanti e con i clienti. Con il risultato che questa mancata vigilanza di tutela, ha poi comportato anche una maggiore instabilità nelle banche specie quelle piccole e quelle popolari”.
Ora, a ben vedere è un’osservazione non da poco, se si considera che, al pari della stabilità delle banche, la tutela del consumatore è un obbligo normativo della Banca d’Italia. Riconoscere di non aver dato sufficiente importanza a questo secondo obiettivo è come ammettere di non aver pienamente rispettato la legge, senza peraltro nulla dire delle ragioni di questa improvvida sottovalutazione.
Inoltre, riconoscere di non aver saputo gestire al meglio la relazione tra stabilità finanziaria e protezione dei risparmiatori getta una luce non proprio radiosa sulle competenze della istituzione dal medesimo per tanto tempo diretta.
Sulla relazione tra stabilità e correttezza, è infatti utile ricordare quanto scritto dalla stessa Banca d’Italia (e presumibilmente dallo stesso ex Direttore Generale) nell’opuscolo La Banca d’Italia. Funzioni e Obiettivi (ultima edizione del 2019).
“La trasparenza delle condizioni contrattuali e la correttezza dei rapporti con la clientela con riguardo ai prodotti bancari e ai servizi di pagamento è, dal 2010, inclusa tra le finalità affidate dal TUB alla Banca d’Italia. La vigilanza ha lo scopo di garantire che gli intermediari stabiliscano relazioni corrette e trasparenti con la clientela, affinché questa possa compiere scelte consapevoli, concorrendo a prevenire i conflitti, mitigando i rischi legali e di reputazione degli intermediari, accrescendo la fiducia generale nel sistema.
Le finalità previste dalla legge corrispondono all’esigenza di proteggere il risparmiatore che, nella relazione con l’intermediario, costituisce la parte più debole in quanto dispone di minori informazioni e di minore potere contrattuale: l’attività di supervisione, promuovendo condotte corrette e trasparenti da parte degli intermediari, intende quindi limitarne la capacità di sfruttare la propria situazione di vantaggio a danno dei clienti.
In questo campo la Banca d’Italia contribuisce alla definizione delle regole, svolge attività di controllo, esercita nei confronti di singoli intermediari e dell’intero sistema un’azione correttiva e di indirizzo verso comportamenti rispettosi della disciplina e attenti alle esigenze della clientela. I controlli, anche in questo caso sia a distanza sia ispettivi, sono integrati dagli incontri con le associazioni dei consumatori, dalla collaborazione con altre autorità, dagli esposti della clientela.”
Nel periodo in cui Rossi è stato al vertice di Banca d’Italia, le crisi bancarie sono state precedute per anni da esposti alle autorità da parte della clientela che lamentava comportamenti non conformi alle regole sulla trasparenza e alle più comuni prassi bancarie.
Quelli diretti all’Arbitro Bancario Finanziario sono passati dai 7/8 mila del biennio 2011/12 a quasi 60.000 del 2017/18, con una progressione davvero impressionante.
Non ci sembra che negli anni del suo mandato, il dr. Rossi abbia prestato particolare attenzione alle critiche che venivano rivolte alla Banca d’Italia, circa la necessità di un’azione più proattiva nella prevenzione e nella soluzione delle crisi.
Nè risulta che egli abbia rinunciato a ricandidarsi come DG a causa di una intervenuta resipiscenza sulla adeguatezza a svolgere il ruolo di vigilante del sistema.
L’Italia ha visto pressochè scomparire la categoria della banca locale cui era affidata la vitalità produttiva del paese e ha subito crisi bancarie durate anni, prima della loro definitiva esplosione. La storia distruttiva della Banca Popolare di Bari, che riempie le cronache di questi giorni, è l’ultima in ordine di tempo, ponendo il tema del perché non sia stata allontanata una classe dirigente bancaria che ha continuato per anni a commettere pesanti irregolarità.
Quale è la domanda da farsi
La domanda da farsi è se oggi il paese abbia un sistema bancario adeguato alle esigenze di finanziamento dell’economia, in grado di assecondare il bisogno di ammodernamento. I suoi ritardi sono purtroppo strutturali in comparti come quello dei servizi di pagamento digitali, anch’essi sotto la sorveglianza della banca centrale.
Ci saremmo aspettati dalle conversazioni che hanno partorito il libro un confronto su questi temi. Almeno dalla recensione, non ci sembra che di essi vi sia invece traccia.
Veniamo pertanto al recensore del volume. Se da un lato, in materia di ritardi competitivi della nostra industria, Auci ricorda opportunamente come il Corriere di De Bortoli, nella contrapposizione tra Marchionne e i sindacati di alcuni anni fa, fosse schierato con questi ultimi e non con chi sosteneva le ragioni del cambiamento, egli non sembra fare altrettanto con le argomentazioni di Rossi sulla vigilanza delle banche italiane.
Quando si attribuisce agli italiani la responsabilità di essere “restii ad affrontare il cambiamento” e si sostiene che “il futuro non contiene solo minacce, ma anche promesse” non si fa che assegnare a dei luoghi comuni la loro definitiva consacrazione.
Forse la più recente e drammatica storia economica d’Italia meriterebbe di essere raccontata un po’ meglio.
Il nostro è un paese in cui si celebrano con pedante dignità dai saccenti cattedratici le Gride Manzoniane. Siamo fermi lì, non riusciamo a distaccarci. Ecco un eccellente esempio tratto dal Capitolo 1 dei Promessi Sposi.
“Nell’anno seguente, il 12 aprile, scorgendo il detto signore, che questa Città è tuttavia piena di detti bravi… tornati a vivere come prima vivevano, non punto mutato il costume loro, né scemato il numero, dà fuori un’altra grida, ancor più vigorosa e notabile.“
Ho avuto modo di conoscere quell’ambiente. Appena assunto un caro collega mi spronava a concludere il corso di laurea perché, diceva lui, qui anche i tavolini se laureati fanno carriera. Costatai col tempo che in parte era vero, ma non conseguii la laurea lo stesso.
Nell’ambiente ho avuto modo di conoscere alte intelligenze e profonde mediocrità. Di regola le prime erano molto generose e assai formative, egoiste, squallide e rancorose invece le seconde. Le prime sapevano riconoscere e tendevano a valorizzare le eccellenze secondo una sana meritocrazia, i secondi penalizzavano a più non posso chi potesse arrecare loro anche una minima ombra o che potesse evidenziare i loro evidenti limiti e difetti.
Per non parlare della sindrome di onnipotenza che induceva spesso all’autocelebrazione i mediocri con conseguenze nefaste sulla gestione delle cose.
Ecco, quest’articolo mi riporta alle mie tante esperienze, ricche di belle figure e anche affollata di squalidi personaggi. Potremmo tranquillamente dire: “Nihil novum sub sole” ovvero “nulla di nuovo sotto il sole”.
NOTIZIE FRESCHE DI OGGI DAL FOREX OVE IL DR.VISCO CONTRADDICE APERTAMENTE IL DR.ROSSI. MASSIMA È L’ATTENZIONE PER LA TUTELA DELLA CLIENTELA E NON DA OGGI.IL GOVERNATORE SALE IN CATTEDRA E CI FA SAPERE CHE LUNGI DALL’OCCUPARSI SOLO DI STABILITÀ DEGLI INTERMEDIARI:
“Dal 2014 un Servizio della Banca d’Italia si occupa della tutela della clientela, con l’obiettivo di rafforzare l’azione di analisi e di intervento sugli intermediari vigilati in materia di trasparenza e correttezza dei comportamenti, usura, riciclaggio, contrasto al finanziamento del terrorismo, e di intensificare le iniziative volte ad accrescere l’educazione finanziaria dei cittadini che in questi anni hanno raggiunto oltre 600.000 studenti. Con il contributo delle Filiali abbiamo migliorato la gestione degli esposti, oltre 10.000 solo nello scorso anno. Il lavoro di supporto svolto dalle segreterie tecniche dei sette collegi dell’Arbitro bancario finanziario ha consentito di esaminare più di 27.000 ricorsi nel 2019, dei quali circa 15.000 si sono conclusi con pronunce a favore dei clienti. L’importanza che la Banca attribuisce a questi compiti è massima. Siamo determinati a dedicarvi tutte le risorse necessarie; continueremo a potenziare queste attività anche rivedendo, a partire dai prossimi mesi, la struttura organizzativa dell’Istituto.”
Cari amici buona domenica. Apprendo che le iniziative di educazione finanziaria di Bankitalia hanno raggiunto 600.000 studenti. Astonishing, amazing direbbe un lord inglese. Scommetto che voi con il vostro sito ne raggiungete molti di più. Ma cosa è una gara a chi educa di più il popolo becero,ignorante eppure riottoso a imparare perchè dopo tanti anni sempre ultimi siamo in queste materie. Un caro saluto e alla prossima tanto non mancherà occasione. Davide M. De Crescenzi