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Puntuali sono arrivati gli arresti alla Popolare di Bari.
Tra i più clamorosi, spiccano “i domiciliari” per l’ex presidente Marco Jacobini e per il figlio Gianluca, ex numero due dell’istituto pugliese. Ormai la questione bancaria, nelle sue varie manifestazioni, è una questione nazionale, oltre che molto seria. Eccone il puntuale resoconto del Corriere.it di ieri.
Vediamo perché.
La vigilanza della Banca d’Italia non riesce a prevenire le crisi che durano molto tempo, inasprendo ovviamente il deterioramento economico e patrimoniale delle banche fallite. E’ un fatto ormai acquisito e che pare anche ineluttabile. Non risulta che vi siano in programma riforme della vigilanza o reprimende nei confronti di chi ha avuto la responsabilità dell’esercizio della medesima.
Altro punto acquisito ed ugualmente nefasto è che in caso di liquidazione/risoluzione di banche il risparmiatore, azionista o obbligazionista perde parecchio del suo originario investimento. Se è anche un onesto contribuente subirà anche l’onere del costo del salvataggio. In termini più concreti e generali paga sempre Pantalone con buona pace degli adepti (finti) del libero mercato.
In modo drammatico, si pone il problema di chi governa le banche. I comportamenti delinquenziali degli esponenti sono molto simili tra di loro e possiamo sintetizzarli nello sviamento degli affari aziendali a favore proprio o della corte di faccendieri e amici di cui si circondano.
Infine, l’aspetto più preoccupante è che ci stiamo abituando a queste situazioni e neanche ci facciamo più caso. Non vi è capacità di reazione, soprattutto nelle più alte cariche dello Stato, nel chiedere conto dell’operato delle Autorità di settore. Si perché ormai non è solo un problema di adeguatezza di chi controlla, ma di rilevanza costituzionale, stanti gli enormi danni causati alla nostra democrazia non soltanto economica.
Gruppi di potere che per decenni devastano le economie dei territori in cui operano, senza che nessuno sia in grado di fermarli. Una nuova mafia che ha imparato molto bene a gestire i soldi altrui senza neanche il bisogno di sparare. Per nulla sprovveduta, tiene anche molto all’etica della famiglia. Come da intercettazioni, la moglie ricorda all’ultradecennale Presidente di non fare distinzioni tra i due figlioli, stesso prestigio e soprattutto stesso lauto stipendio. Come a ricordarci che i figli so’ piezz ‘e core.
Si legge sui provvedimenti della Procura della preoccupante serialità nel programmare e compiere reati degli inquisiti, falsificando documentazione di primario interesse del mercato.
C’è tuttavia un’altra espressione terribile nella piece teatrale in replica da anni sul palcoscenico barese ed è “l’accondiscendenza della Banca d’Italia”. Sarebbe l’espressione del Gip di Bari che, invece di seguire il Pm nell’ipotesi di ostacolo alla attività di vigilanza, la usa a seguito dell’intervento di salvataggio della Tercas da parte della Popolare di Bari. La quale, sollecitata dalla Banca d’Italia secondo le testimonianze di alcuni dirigenti, si sostituì al prestito di sostegno della liquidità per un miliardo concesso dalla Banca d’Italia medesima.
Insomma per chi voglia capirci di più la questione si complica di molto.
La domanda più che legittima, dato lo stillicidio delle crisi bancarie con le quali continuiamo ad avere a che fare da anni, è se esse siano davvero finite. Qualche dubbio viene leggendo la lista compilata dalla BCE sul fabbisogno di capitale di alcune delle banche più importanti relativamente al requisito di capitale richiesto per il cosiddetto secondo pilastro.
Noi crediamo che il risparmiatore italiano debba leggere attentamente quel numero (più alto è, maggiore sono i rischi propri che una banca deve coprire) per decidere dove impiegare con oculatezza le proprie risorse.
Dopo tutto la vigilanza europea nella sua selettività nominativa serve proprio a questo.