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In concomitanza con l’uscita dell’atteso film su Pinocchio di Matteo Garrone, con Roberto Benigni in veste di Geppetto, presentiamo il nostro tributo all’eterno burattino, proponendo il filmato del poetico allestimento teatrale per il Comunale di Firenze del compianto artista Luca Alinari e questo testo di Elena Tempestini, ricco di suggestioni e richiami culturali, con una inedita curiosità.
Sono due testimonianze meno note, ma non meno originali e affascinanti a dimostrazione della mai terminata ricerca sui caratteri universali dell’opera letteraria di Carlo Lorenzini, in arte Collodi.
Pinocchio, un Archetipo antico come l’uomo
“Cent’anni, una fama estesa a tutto il pianeta e a tutti gli idiomi, la capacità di sopravvivere indenne ai mutamenti del gusto, delle mode, del linguaggio, del costume senza mai conoscere periodi d’eclisse e di oblio”.
Così scriveva Italo Calvino nel 1981 per il centenario della pubblicazione della prima puntata dell’opera di Carlo Lorenzini sul Giornale dei Bambini.
“C’era una volta un re!” un suono rassicurante per ogni bambino, ma in Pinocchio è: “c’era una volta un pezzo di legno”.
Le favole, i racconti sono modalità relazionali, sia positive quali la condivisione e la solidarietà, sia negative, quali l’indifferenza e la banalità di un male quotidiano che molto spesso scaturisce dalla noia di non saper creare il proprio mondo di fantasia.
Il bambino attraverso le favole impara a discernere il male dal bene. Le crudeltà del Novecento rendono il tema sempre attuale. Nella Unione Sovietica si palesò dopo la denuncia delle pesanti repressioni staliniane.
Il nuovo stato aveva bisogno di dare nuova linfa alla letteratura per bambini. Servivano insegnamenti pedagogici positivi, per traghettare l’infanzia verso un futuro di rinascita e speranza. Fu così che Aleksej Tolstoj, scrisse la “Piccola Chiave d’Oro”, riadattamento russo di un burattino di nome Pinocchio.
Quindi il racconto di Pinocchio è una curiosa “bambinata”?
La favola di Collodi è un racconto da rileggere e comprendere da adulti, è la ricerca del fanciullo che eravamo, l’opportunità di apprezzare la vita con una prospettiva più aperta, più accogliente e meno viziata dai giudizi.
La figura di Geppetto non è da ricercarsi in un vero e proprio padre, nel senso comune del termine che conosciamo, ma in un demiurgo, un essere dotato di capacità creatrice e generatrice, che riesce a realizzare un proprio desiderio.
Un umile falegname che trae da un semplice ciocco di legno un burattino, un automa in grado di camminare e parlare senza però essere dotato di coscienza, e per questo non considerato umano.
Pinocchio è un burattino bambino, ma non è nato da una madre e un padre, bensì è scolpito a immagine e somiglianza di un Archetipo.
Geppetto è un uomo semplice, che conosce e rispetta le regole di vita che gli sono state insegnate, ama l’ordine, e non può comprendere con facilità, quella energia misteriosa e ribelle, il caos che si è generato scolpendo Pinocchio.
Il burattino non conosce la dimensione umana, tanto meno quella degli adulti che vivono di esperienza, egli vive in una dimensione di fantasia, di fanciullezza e inconsapevolezza. È lo stupore e il desiderio di conoscenza di un mondo a lui ignoto, è una frenetica curiosità a muoverlo in continuazione.
Nonostante le ribellioni, nessuno potrà più bloccare un atto creante che si è compiuto, e nessuno potrà imporre una conoscenza di vita dall’esterno, la consapevolezzadovrà nascere dal proprio interno.
Sarà la magica fata turchina a dare a Pinocchio una guida morale, a trasmettergli senza giudicarlo, la possibilità di avere una custodia del cuore che lo aiuterà a formarsi l’anima.
Pinocchio apprenderà l’etica e la morale solo quando si troverà in difficoltà temendo per l’incolumità del suo Creatore/Padre nel ventre della balena.
Solo allora comprenderà che con la volontà, l’amore e avendo lavorato duramente e onestamente, ci sarà la possibilità di divenire essere umano.
La scintilla della comprensione del concetto di provvidenza, intesa come necessità di adeguarsi all’idea di cui è immagine, per divenire reale.
Pinocchio è un Archetipo antico come l’uomo.
I padri filosofi di Pinocchio e una formella in Orsanmichele
Un percorso di antica conoscenza da Platone a Dante, dal Rinascimento all’oggi, dal quale Carlo Lorenzini attinge.
Già Plotino affermava che il mondo deriva da un essere superiore che genera in maniera autonoma “per natura», e non per uno scopo deliberato, un essere simile a sé. Nulla avviene a caso anche “se la ragione è nascosta». Non esiste un destino cieco ma una provvidenza di Dio.
Ma è nell’Arte dei maestri di Pietra e Legname che il linguaggio rimarrà per secoli impresso.
La Corporazione nel 1400 scelse Quattro Santi Coronati come loro protettori. Secondo la leggenda, Claudio, Nicostrato, Sinfronio e Castorio erano scultori romani convertitisi al Cristianesimo.
Quando si rifiutarono di scolpire una statua di Esculapio per l’imperatore Diocleziano, vennero martirizzati e scorticati vivi.
Le statue, scolpite da Nanni di Banco nel 1408, si trovano all’interno di una nicchia di OrsanMichele, in Firenze. I quattro Santi Coronati sono i protettori della categoria di scultori e architetti, come testimonia il rilievo alla base del tabernacolo, dove sono raffigurati alle prese con opere di costruzione, di falegnameria, di calcolo architettonico e di scultura.
Alla sinistra in basso, si osserva la costruzione materiale, mentre nella parte destra un bambino prende forma sotto la sapiente scultura di un falegname.
Forse alzando lo sguardo verso quella formella, Carlo Lorenzini, mentre passeggiava lungo la Via Calzaioli, fu colto da ispirazione per la sua novella.
Gli Archetipi persistono attraverso i millenni anche se mutano forma. Gli Archetipi di situazioni fondamentali per l’essere umano sono in risonanza con tutte le culture e le razze del mondo.
Veicolati nei secoli attraverso i miti, le leggende, le novelle, le fiabe e l’arte. L’abbandono delle ombre e delle paure che incatenano l’uomo a non agire, ad essere un pezzo di legno. Conoscere la propria identità per indagare se stessi, non per un insegnamento imposto, ma attraverso le personali cadute e i propri errori. Un passo avanti e due indietro come nel gioco dell’Oca. E nel cammino della vita.
Riconoscere le influenze precedenti non sminuisce la grandezza degli autori che hanno successivamente scritto grandi opere, ma evidenzia gli antichi segni impressi nella coscienza dell’uomo, gli attivatori universali di energie e potenzialità.
[…] Articolo pubblicato su : https://www.economiaefinanzaverde.it/2019/12/19/pinocchio/ […]