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Chi benefit comincia, è a metà dell’opera

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Cambiamo l’impresa per un nuovo modello di sviluppo economico sostenibile”.

È stato il tema della prima giornata nazionale delle società benefit, che si è svolta a Firenze il 29 novembre scorso, organizzata da Assobenefit, l’associazione nazionale delle società benefit nata proprio un anno fa per promuovere lo sviluppo del modello benefit e di riunire le realtà esistenti.

Il suo presidente Mauro Del Barba ha aperto i lavori sottolineando come sia fondamentale per le imprese che hanno scelto di diventare società benefit essere rappresentate ed essere ascoltate dalla politica e dai governanti, al fine di poter cambiare lo stato delle cose e far transitare il modello economico tradizionale verso un modello di sviluppo più sostenibile per tutti.

Inoltre, ha evidenziato come oggi la priorità dell’associazione e delle società benefit sia quella di farsi conoscere e riconoscere dai propri clienti e dalle altre imprese con l’obiettivo di cambiare il modo di fare impresa per essere non solo più sostenibili, ma anche competitivi nel mondo.

La giornata suddivisa in due sessioni è stata molto intensa di interventi interessanti. Nella sessione della mattina si è dato spazio alla motivazione che ha spinto alla creazione di questo nuovo modello di competizione “per il mondo”, dando la parola ad illustri relatori tra cui il prof. Stefano Zamagni, il responsabile Direzione Impact Intesa San Paolo Marco Morganti e il commissario Consob Paolo Ciocca.

A seguire, per approfondire e riflettere sulla costruzione di partnership sono intervenuti: il primo partner in Italia di Assobenefit, BLab Italia con Marcello Palazzi ed Eric Ezechieli, il presidente di Esela Roberto Randazzo e Roberto Burdese, Ceo di Slow Food. Si è dato spazio e parola alle società benefit che usano il business come forza positiva e soprattutto alle donne imprenditrici a capo di società benefit, che hanno rimarcato come la società benefit sia generatrice di benessere per l’impresa e per la collettività.

La sessione pomeridiana è stata più tecnica, concentrandosi su tematiche di criticità, questioni aperte, nuove opportunità e spunti di riflessione a cura di alcuni componenti del comitato scientifico, il cui ruolo è quello di approfondire e migliorare l’evoluzione legislativa delle società benefit.

Di rilievo nella prima parte della sessione della mattina, dopo i ringraziamenti, il Presidente Del Barba ha lasciato la parola al prof. Stefano Zamagni, il più autorevole esponente dell’economia Civile, per una lectio magistralis sulla responsabilità: il vecchio concetto di responsabilità basato sull’imputabilità, che lo fa dipendere dalla capacità di rispondere delle proprie azioni, oggi non è più adeguato.

Per essere responsabili è necessario recuperare una nozione di responsabilità fondata sul concetto del farsi carico, prendersi cura di altri, avere a cuore il bene comune; dal latino res-pondus il concetto è anche quello di portare il peso delle cose, delle scelte effettuate.

Non solamente si risponde “a” ma anche “di”: “mi carico sulle spalle il peso delle cose e cerco di porre rimedio”. L’interpretazione tradizionale di responsabilità la identifica con il dare conto, rendere ragione (accountability) di ciò che si fa ed essere tenuto a “pagare” per le conseguenze negative che ne derivano; concezione che non si identifica con il significato di essere responsabili.

Dal punto di vista dell’impresa, per la responsabilità sociale si fa riferimento alla responsabilità come imputabilità, per la responsabilità civile dell’impresa occorre riferirsi alla nozione forte di responsabilità, quella del prendersi cura.

Laddove l’impresa socialmente responsabile si pone l’obiettivo di rendere democratica la propria governance, attraverso lo stakeholder management nel quale è il capo d’impresa a cercare di comporre gli interessi delle diverse classi di stakeholder, l’impresa civilmente responsabile si conferisce l’obiettivo ulteriore di contribuire, con altri soggetti, ad un modello di stakeholder democracy in cui sono gli stessi portatori di interesse che partecipano al processo decisionale.

Individuare le forme organizzative in cui questo può avvenire è, oggi, la grande sfida che l’impresa civile deve saper raccogliere e che le società benefit stanno affrontando.

Sempre secondo il prof. Zamagni, la qualifica giuridica di società benefit incontra difficoltà di riconoscimento, dal punto di vista non solo giuridico ma anche economico, che si possono superare adottando un approccio forward-looking per comprendere il modello di economia di mercato al quale ci si vuole ispirare e che si vuole realizzare e in cui la società benefit possa trovare terreno fertile.

Per semplificare, tre sono i modelli di economia principali: neoliberista, neo-statalista e di economia civile. La società benefit non può collocarsi nelle prime due, essendo entità di rottura perché in entrambi i modelli bipolari, Stato-Mercato, non può essere riconosciuto il carattere dell’innovazione sociale della società benefit.

La società benefit può operare solo in un mercato di economia civile, perché modello di ordine sociale tripolare caratterizzato da Stato-Mercato-Comunità. La società benefit nel proprio DNA e modo di agire si caratterizza per la nozione “rafforzata di responsabilità del prendersi cura”, e non solo evita con il suo comportamento di creare esternalità negative, ma si prende cura del contesto in cui opera e del bene comune.

L’auspicio del prof. Zamagni è che in futuro sempre più imprenditori siano più lungimiranti e virtuosi da scegliere liberamente come modello di impresa quello benefit per traghettare l’economia verso un modello di impresa responsabile civilmente.

A seguire sono stati affrontati temi incentrati sul fattore di competitività per il nostro Paese in questo periodo storico delicato, in cui le criticità sociali e ambientali emergenti rendono sempre più necessaria la ricerca di un’impresa più responsabile e un modello economico di sviluppo più sostenibile.

In particolare, questa ricerca è fondamentale e richiesta dal mercato finanziario così come è stato sottolineato dal Responsabile Direzione Impact Intesa San Paolo Marco Morganti, secondo il quale anche la banca deve cambiare il proprio approccio di concedere credito basandolo sui principi della solidarietà e della sussidiarietà per sviluppare una nuova economia più attenta ai principi etici e per una nuova regolamentazione dell’attività finanziaria.

Essere società benefit, e quindi impresa virtuosa, potrebbe facilitare la sua capacità di rientrare nel modello di rating di una banca orientata verso i principi etici e solidaristici, anche in presenza di fragilità reddituale e patrimoniale.

Tutto, però, dipenderà dalla trasformazione che gli istituti bancari faranno nel prossimo futuro sposando i valori d’ispirazione etico e sociale e potendo, in tal caso, essere soggetti di accelerazione per la transizione dell’economia tradizionale verso un modello di sviluppo più sostenibile.

Si potrebbe avere un’accelerazione esponenziale e applicare così dei criteri premiali per le imprese virtuose come le società benefit in ambito di rating bancario.

Inoltre, nell’ambito bancario le società benefit possono anche attrattive per gli investitori che vogliano investire nelle stesse. In futuro sono auspicabili nuove forme miste di finanziamento in cui sarà fondamentale il valore di fiducia creato tra società benefit e soggetti privati (quali che siano clienti, dipendenti, fornitori) potendo in questo modo agevolare la concessione di un prestito.

Si pensi, ad esempio, ad un crowdlending combinato con un prestito bancario, ossia la possibilità di ottenere un finanziamento per realizzare un beneficio comune; il costo del credito per la società potrebbe essere coperto da una raccolta fondi da privati e dalla comunità, a condizioni più vantaggiose rispetto a quelle offerte dalla banca.

In tal modo, da un lato la banca dà una garanzia sul capitale ai finanziatori esterni, dall’altro consente alla comunità di poter finanziare a tasso zero un progetto in cui crede senza alcun rischio.

L’intervento del commissario Consob si è focalizzato sull’importanza per le aziende di adottare i criteri ESG (Enviromental, Social, Governance) e di come il mercato finanziario italiano ed europeo ponga attenzione a queste aziende.

La ricerca dei fattori di natura ambientale, sociale e di governance sta assumendo un ruolo sempre più rilevante nel processo di investimento.

La società civile chiede alle aziende, pubbliche e private, di servire uno scopo sociale. Per prosperare nel tempo, ogni azienda non solo deve produrre risultati economico-finanziari, ma deve anche dimostrare di creare impatti positivi sulla società civile. Le imprese devono essere vantaggiose per tutti i portatori di interesse (azionisti, dipendenti, clienti e comunità in cui operano).

La società benefit naturalmente è incline a adottare i criteri ESG e dando attenzione a questi fattori può essere più resiliente, rafforzando la sua capacità competitiva sul mercato e quindi producendo utili.

Per il presidente Del Barba, la società benefit nasce anteponendo alla massimizzazione dei profitti al bene comune e in più producendo utili.

Assobenefit, ha spiegato Del Barba, “crede che la forza di queste esperienze possa ambire a cambiare le regole del gioco e a diffondere i valori e il modello di queste società che sono l’impresa del futuro: duplice scopo (di lucro ma anche di sostenibilità e innovazione sociale), valutazione dell’impatto (la performance finanziaria non è l’unica metrica) e una nuova governance”.

La prima giornata nazionale si chiude con il lancio della nuova campagna di comunicazione associativa per il 2020 con il claim “Chi benefit comincia” e con l’auspicio che sempre più imprese scelgano di diventare Benefit al fine di perseguire un beneficio comune.

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