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Il recente articolo su questa piattaforma sul rapporto non certo sinergico tra il nostro sistema scolastico e quello imprenditoriale e, in particolare, sul binomio conoscenze/competenze, connotato da luci e ombre, mi induce di nuovo a far ricorso a canzoni che possono essere d’aiuto per trattare in modo “più leggero” tematiche di educazione economico-finanziaria e, più in generale, di “education”.
Fra i paesi del G20 l’Italia occupa il penultimo posto in materia di competenze finanziarie, subito dietro l’Argentina. Ciò è alquanto emblematico visto che il Paese sudamericano non può essere citato come esempio di virtù finanziaria.
Nella sua storia di circa due secoli ha dichiarato default una decina di volte; chi non ricorda, in particolare, il caso dei titoli argentini, cd. “tango Bond”, che hanno fatto piangere tanti risparmiatori nel mondo, compreso quelli italiani?
Ma gli argentini, stando a uno studio dell’OCSE di qualche tempo fa, ci superano anche come capacità futura di sfornare laureati nelle materie scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche e di fornire competenze che sempre più saranno richieste nel mondo del lavoro di domani. Esse sono necessarie in ogni Paese per fronteggiare le sfide globali (va precisato, in verità, che non parliamo dei primi posti della classifica, che sono occupati invece da nazioni come la Cina e l’India).
A proposito di tango argentino e di competenze specifiche, qualche indicazione al riguardo può essere rintracciata nel testo di una delle canzoni di tango più conosciute: “A media luz” (un’espressione che potremmo tradurre “in penombra”), scritta quasi un secolo orsono a Montevideo, ma riferita alla città di Buenos Aires.
Il suo testo (oltre ad avere un contenuto sorprendentemente sensuale soprattutto per l’epoca) include riferimenti “pubblicitari” (richiama note marche di arredamenti e oggetti per interni di quel periodo) e numerici (“Corrientes 348... Juncas 12,24”). Questi numeri, oltre ad essere simbolici, non sono casuali, ma presentano combinazioni di tipo matematico.
Tutto ciò dà conto, in un brano rivolto al pubblico del tempo, di sensibilità (e di competenze) commerciali e di marketing, nonché matematiche; forse già facevano parte del bagaglio di conoscenze in via di diffusione in quell’area del mondo?
Il titolo, invero, sembra richiamare anche profeticamente la situazione economica dell’ Argentina odierna, che comunque ha tante ombre.
In ogni caso, nello stesso anno di “A media luz” (1925), in Italia usciva “Lacreme napulitane” … e anche il titolo di questo brano appare ancor più evocativo con riferimento questa volta al patrio suolo, forse in previsione degli effetti della crisi del ‘29 o addirittura dell’andamento economico stagnante odierno, con la perdita di speranza di intravedere una “luce” verso la via di uscita!
Inoltre, sempre per rimanere nell’ambito dei brani musicali “più o meno illuminanti”, di forte valenza premonitrice è la versione italiana di un’ altra famosissima canzone di mezzo secolo fa, questa volta europea e di stampo pop-rock, “A whiter shade of pale” (ancora una volta un’ombra sia pure pallida), intitolata proprio “Senza luce”.
Ma non vorremmo essere ripetitivi e soprattutto eccessivamente pessimisti. Sarebbe, per l’appunto, un’altra storia…
P.S. Chi fosse a conoscenza del significato simbolico e matematico dei numeri citati nel testo di “A media Luz” può comunicarcelo; chi non lo fosse, se interessato, può chiederci informazioni al riguardo.
Come sempre l’opera dell’uomo si lega a cose e accadimenti e spesso si manifesta, negli aspetti piu’ sublimi, con l’arte nel suo complesso! Luca riesce con la sua narrazione a ingrigare e sorprenderci sempre!