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6, 7 E 8 NOVEMBRE 2019
IL SALONE DEI PAGAMENTI
È il più importante appuntamento italiano sull’innovazione e i pagamenti.
È l’evento dove presentare soluzioni, servizi e prodotti per pagamenti sicuri, trasparenti e semplici.
È uno spazio di idee per essere Protagonisti del nuovo mondo.
L’edizione 2018 ha registrato 10.000 presenze, sessioni plenarie al completo e un grande pubblico partecipativo in tutte le 90 conferenze delle tre giornate con 400 relatori e oltre 100 partner fra aziende, startup, media.
LA PARTECIPAZIONE È GRATUITA, IL PROGRAMMA È ONLINE
Questa è l’homepage del Salone dei pagamenti, che si apre domani. A scanso di equivoci chiariamo che nessun collaboratore di Economia&FinanzaVerde vi parteciperà. Avremmo potuto. In fondo, una partecipazione, una relazione non si nega a nessuno. I numeri della passata edizione parlano chiaro: ben 400 relatori e 10.000 presenze. Da un certo punto di vista un successo, eppure facendo qualche semplice calcolo troviamo che in media un relatore è stato ascoltato da 25 bene o malcapitati. Un po’ poco per decretare l’exploit dell’iniziativa.
Forse i contenuti non sono davvero esaltanti. E perché stupircene? Si parla di pagamenti elettronici in tutte le salse in un paese che è l’ultimo al mondo da sempre. Dall’evento sembra invece che siamo i primi al mondo e che facciamo addirittura tendenza.
Quest’anno, a volte la sorte tira scherzi maldestri, l’evento capita dopo che per tutta l’estate il mondo politico, associazioni di categoria, opinionisti e così via hanno impastato proposte a go-go per superare la marea di contante in cui il Paese quotidianamente naufraga.
Una vera valanga di suggerimenti si è abbattuta sull’italiano medio, ritenuto finanziariamente ignorante, evasore fiscale da sempre e incallito possessore dello sterco del diavolo sottoforma di banconote. Un quadro nitido che la classe dirigente ha dipinto del nostro Bel Paese, con un coacervo di interventi, da cui è difficile ricavare la logica. Gettando il cuore oltre l’ostacolo, auguriamoci che il Parlamento, cui è lasciata l’ultima parola, sappia fare chiarezza, con appropriati emendamenti.
Il governo ha finora prodotto nuove regole, che riassumiamo ricorrendo al riquadro comparso nel bell’articolo inchiesta di Antonio Passanese sul Corriere Fiorentino del 1^ novembre scorso dal titolo evocativo: No Bancomat, solo contanti.
Con malcelata ironia, il giornalista ha inserito il riquadro nel racconto della strabiliante situazione di Firenze. Il Polo Museale Fiorentino, indicato come il più grande al mondo e guidato da manager esperti nella valorizzazione e nella divulgazione delle arti, non adotta POS per il pagamento dei biglietti di ingresso e per tutti gli altri servizi offerti.
I turisti italiani ed esteri debbono prelevare il contante alle innumerevoli macchinette strategicamente sparse nel centro cittadino, mettendosi poi disciplinatamente in fila per godere dei tanti capolavori universali. Quasi uno schiaffo a una città che da anni ospita la Leopolda, baricentro di innovazioni cultural politiche destinate all’intero paese e che molti indicano addirittura come prima smart city d’Italia.
Da una estemporanea ricerca a Venezia, altra vetrina nazionale di livello planetario, emerge che i POS, invece, ci sono per entrare in Biennale e a Palazzo Ducale, ma sono assenti sui vaporetti che trasportano milioni di turisti l’anno lungo il Canal Grande.
Ma Milano è sempre Milano! E quindi, in grande spolvero, si prepara a celebrare, come avviene da alcuni anni, l’elogio della nostra modesta industria dei pagamenti, con il Salone citato in premessa. Tutto quello che è digitale, tecnologico, innovativo vi trova spazio e viene anche venduto. Almeno così si pensa e si spera.
Tempo pochi mesi molte novità saranno accantonate, perché improduttive di risultati concreti. E si preparerà la prossima mostra, con migliaia di partecipanti e centinaia di presentazioni, sponsorizzazioni, propagandazioni di tutte le invenzioni possibili. Venghino, venghino, siori, ad ammirare le nostre meraviglie nei pagamenti!
Uno spazio importante sarà dedicato anche alle startup tecnologiche italiane e internazionali, grazie anche alla collaborazione con Fintech District: durante tutta la durata della manifestazione avranno la possibilità di presentarsi al pubblico e di entrare in contatto con potenziali partner e investitori. Cosicché il paese possa mostrarsi non solo come produttore, ma anche come mercato internazionale di eccellenze.
Gli onori di casa spetteranno ad Antonio Patuelli, presidente dell’Abi organizzatore del Salone e tra gli interventi della sessione plenaria d’apertura sono previsti quelli di Alessandra Perrazzelli, neo vicedirettore generale della Banca d’Italia e di Federico Faggin, che ha conquistato fama in Silicon Valley inventando il microchip e la tecnologia touchscreen. Così ci sentiremo anche appagati nel nostro orgoglio nazionale di popolo innovatore. Un popolo di santi, navigatori, poeti e inventori. Il quale popolo, purtroppo, di tutte le sue grandi invenzioni non ha mai saputo trarre alcun vantaggio da primazia industriale.
L’elenco è lungo e non è il caso di riproporlo qui.
In definitiva, come ne La Fiera delle Vanità di William Makepeace Thackeray la corsa verso qualcosa di grande è vana e, per contrasto, fa emergere tutta l’arretratezza del paese e di chi dovrebbe promuovere l’offerta di servizi bancari innovativi, anche con adeguate politiche industriali, delle quali siamo privi.
Il povero consumatore, così vilipeso e deriso perché ignorante, in fondo ci fa una bella figura a vedere quanta autorefenzialità e supponenza promanano da banche e autorità. Ci pensiamo noi, sembrano dire gonfiando il petto con le loro reboanti celebrazioni, a renderti moderno e al passo coi tempi. Tanto tu da solo non ci riusciresti mai. Sei ignorante e devi essere educato al finanziariamente nuovo. In verità, indicano una strada che nessuno intende percorrere. Passata la fiera, gabbato il consumatore?
Chiuse le porte del Salone fra qualche giorno, i pagamenti elettronici diventeranno peanuts, noccioline, ma meglio ancora, all’italiana e senza offesa, lupini, da mettere prima in ammollo e poi sotto salamoia fino al prossimo anno.
Quanto a noi, il pensiero va alla bellissima canzone di Francesco Guccini, Cyrano, l’immaginifico anti eroe che si compiace del piacere di dispiacere, affinché non ci si dimentichi dei rischi di certa vuota retorica.
Buongiorno cari amici. Vi seguo sempre con interesse. La storiella dei lupini qui al Sud ha un che di presa in giro che si attaglia perfettamente alle nostre banche. Prendetevi meno sul serio, please. Ma non è questo il punto. Stupisce la partecipazione dell’Avv. Perrazzelli della Banca d’Italia. Sembra che Lei abbia preso in carico tutte le funzioni istituzionali di Bankitalia, le tante (forse troppe) vigilanze e ora anche i pagamenti. Se non ricordo male lo scorso anno al Salone, vi partecipò un funzionario e non un membro del Direttorio. Che significa? Ho letto il CV della Perrazzelli ed è molto qualificato, ma nulla avrebbe lasciato presagire competenze in materia di controlli bancari e mercati dei pagamenti. Forse nel Direttorio hanno deciso di mandare lei perchè la meno anziana. Mah! Speriamo per tutti noi che non finisca…a lupini in faccia.
Caro De Crescenzi hai ragione da vendere. Per quanto ne so a Palazzo Koch si dedicano soprattutto agli studi, su tutto e tutti. Pensa che di recente a un convegno Visco ha affermato che da uno studio homemade è emerso che il 20 per cento dei siti produttivi in Italia è situato in aree a rischio idrogeologico. Questa è la nuova frontiera di Bankitalia: la natura e il clima. Un ingegnere idraulico, mio amico da una vita, che si è occupato di queste cose in uno dei punti più compromessi del pianeta (la laguna di Venezia) mi ha chiesto che volesse dire il Governatore. E ha concluso che lui ha capito che scende la pioggia e cala la solvibilità delle imprese. E così ?
Cari lettori, grazie per i commenti. Vi consiglio di (non) leggere la relazione dell’Avv. Perrazzelli al Salone. E’ una rassegna di norme, di fintech, di generici impegni delle Autorità. Tutto questo dopo che da 20 anni esiste in Bankitalia la sorveglianza sul sistema dei pagamenti. Per fortuna non ha ripetuto la legenda metropolitana che l’arretratezza nei pagamenti e’ colpa del consumatore, finanziariamente ignorante.Questo è quello che passa il convento. Meriteremmo ben altro. L’idea che mi sono fatto è che un cambiamento radicale richiede la costituzione di una Autorità unica di tutela del consumatore e la sottrazione di poteri a chi ha queste funzioni. Vi dico pure che è inutile farsi troppe illusioni, difficile cambiare in Italia. La posta in gioco è molto alta, il Palazzo non molla facilmente. Un amico che insegna alla Bocconi mi ha spiegato che per sopravvivere è necessario un approccio minimalista, di spacchettamento di quel che sentiamo, ci dicono, ci consigliano bombardandoci quotidianiamente. Dovremmo prendere solo quel che ci pare utile per noi.
Molti amici e lettori mi hanno chiesto lumi sul riquadro dell’articolo che sintetizza molto bene gli interventi sulle carte inseriti in manovra di bilancio. E quindi anche io mi chiedo se i 400 e passa relatori al Salone lo abbiano illustrato. In sostanza, quando paghiamo con una carta presso un commerciante con un fatturato max di 400.000 (se non cambia tale limite) si genera un credito di imposta per 1/3 delle commissioni che egli sopporta. In un anno quindi, ed ipotizzando una commissione del 2%, su 400.000 euro si crea un credito di imposta di 8.000 euro che indirettamente è a carico dei contribuenti. Nel senso che noi paghiamo le tasse e lo Stato provvede poi a restituirle. Ed allora quando utilizziamo le carte ricordiamoci che, oltre ai tanti balzelli che subiamo, ci facciamo carico anche dei ristorni al mondo del commercio. Altro balzello per noi che potremmo definire una spending review (una tosatura direbbero al mio paese) au reverse.