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Fenomenologia del Bancomat nella manovra di bilancio 2020

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Tempo di lettura: 4 minuti. Leggibilità **.

L’apparecchio Bancomat in Italia suscita desideri inconfessabili, pur nella sua semplicità e funzionalità. Le policy dei governi e delle Autorità in materia, in primis Bankitalia, passano dalla acquiescenza e rassegnazione allo status quo a furori regolamentari e dirigistici. Oggi prevale la seconda attitudine, purtroppo con scarsi risultati. Una prova è la selva di POS, oltre 3 milioni che hanno invaso il paese dopo che da qualche anno sono stati resi obbligatori. Ormai siamo una leggenda nel mondo. Tanti POS per poche operazioni, le più basse tra i paesi censiti dagli organismi internazionali.

Il problema è diventato metafisico e ci porta diritto al rapporto che gli italiani hanno con il denaro, rapporto impregnato di morale cattolica e comunista. Absit iniuria verbis, nessuno me ne voglia, ma e’ cosi’.

Lo spirito del POS prima si manifesta in tutta la sua irruenza infestando (o abbellendo) tutta Italia e poi passa alla sublimazione dell’assoluto. Vediamo parche’, dunque, il POS non e’ da noi una semplice macchinetta per semplificarci la vita, ma molto, molto di piu’.

Per i cattolici, è più facile che un cammello passi per la cruna dell’ago che un ricco giunga in Paradiso. Per i comunisti, la morale è che pecunia olet. Gli altri partiti, movimenti sovranisti e populisti, si sono accodati, secondo le proprie convenienze elettorali, all’una o all’altra categoria di pensiero.

Il denaro e in specie il denaro elettronico è visto con sospetto perchè tiene traccia delle nostre operazioni e quindi della nostra vita. Chi legge un conto corrente o un estratto conto di una carta di pagamento si impossessa un pò della nostra vita. Capisce come viviamo, quali spese affrontiamo, le nostre inclinazioni, i nostri vizi insomma il tenore morale e materiale della nostra vita. In conclusione, noi preferiamo non far sapere come spendiamo i nostri soldi e quindi il contante diventa la massima espressione della nostra ricchezza monetaria e finanziaria.

Su questo modo di pensare, si innescano i tentativi, meglio le foglie di fico, regolamentari che, in specie negli ultimi anni di ristrettezza economica, tentano di far emergere come spendiamo i nostri soldi. Non basta, perché l’eterogenesi dei fini di questi tentativi, spesso maldestri, assume forme variegate.

Gli obiettivi si moltiplicano e da una semplice strisciata di una carta sul POS sotto casa deriva a cascata di tutto. Maggiore funzionalità per le famiglie quando vanno fare la spesa, controllo di chi ricicla o finanzia il terrorismo, riduzione dell’evasione fiscale, lotta alla corruzione e alle mafie. Un pò troppo, in verità per una misera strisciata di carta.

E quindi ogni misura che va a toccare POS e contanti è allo stesso tempo una guerra a ogni male e una terribile boutade. A leggere i giornali di questi giorni, nel governo giallorosso si è rischiata la crisi proprio su questi provvedimenti, classati nel decreto legge della manovra finanziaria tra le misure di lotta all’evasione fiscale.

Veramente siamo così ipocriti da pensare che con un aumento delle transazioni elettroniche risolviamo tutti i nostri problemi? Problemi che sono di natura strutturale, venendo da lontano della nostra storia. Per raggiungere il numero di operazioni assolute e pro-capite di altri paesi, statisticamente parlando, ci vorranno anni, probabilmente decenni!

E quindi a che serve questa parodia che va in onda ogni anno? Ad alimentare il teatrino della politica e a lasciare tutto come prima. In Unione Europea nessuno ci chiederà, a meno di una pesante crisi finanziaria come quella greca che impose interventi draconiani anche sui pagamenti, di attuare una inversione di tendenza.

Le banche italiane, da parte loro, si auto assolveranno, dicendo che l’attaccamento degli italiani al contante è un fatto culturale, difficile da estirpare. Poi, demograficamente parlando, si tira in ballo anche l’elevata quota di anziani che si pone come ostacolo naturale all’uso delle carte.

Le autorità daranno man forte con programmi di educazione finanziaria per addestrare gli italiani a questa virtuosa attitudine, partendo dal convincimento che da soli non ci riusciamo.E il mese di ottobre è il mese dedicato a queste rappresentazioni molto fantasiose, in verità.

Queste brevi considerazioni mi sono venute in mente leggendo le norme del decreto di accompagnamento della manovra di bilancio, approvato salvo intese il 16 ottobre, dopo una notte insonne di tutto il CDM. Provo a riepilogarle: sono sostanzialmente quattro.

Le limitazioni ai pagamenti in contanti in Italia risalgono a quando ancora circolava la lira e sono cambiate almeno sette volte negli ultimi vent’anni. La cosa fa un pò sorridere, dato che nessuno ci ha mai spiegato fino in fondo a che cosa servissero. Con la manovra il limite passerà dai 3.000 di oggi ai 2.000 del 2020/2021 per poi assestarsi ai 1.000 euro nel 2022. Anche le innocenti evasioni sono ricomprese: ad esempio, le donazioni  tra parenti e familiari. Ma come faranno a controllarle? Il limite al contante è quello più variabile ed inspiegabile della storia finanziaria del Paese. Senza che da questa ipertrofia normativa siano mai scaturiti risultati di sorta!

Eliminando gli incisi, che fanno riferimento alla normativa, le altre principali misure sono le seguenti.

Al fine di incentivare l’utilizzo di strumenti di pagamento elettronici da parte dei consumatori (e anche degli esercenti), con provvedimento del Direttore dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli, d’intesa con il Direttore dell’Agenzia delle entrate, sono istituiti premi speciali, per un ammontare complessivo annuo non superiore a 70 milioni di euro, da attribuire mediante estrazioni esclusivamente ai soggetti che effettuano transazioni attraverso strumenti che consentano il pagamento elettronico. Così il POS diventa anche macchinetta ludica e la sua metamorfosi è completa.

L’esercente che al momento dell’acquisto rifiuti di acquisire il codice fiscale del contribuente o non trasmetta all’Agenzia delle entrate i dati della singola cessione o prestazione è punito con una sanzione amministrativa da euro 500 a euro 2.000. 

Nei casi di mancata accettazione di un pagamento effettuato con carta di debito o di credito, da parte di un soggetto obbligato si applica nei confronti del medesimo una sanzione amministrativa di importo pari a 30 Euro, aumentata del 4 per cento del valore della transazione per la quale sia stata rifiutata l’accettazione del pagamento con mezzi elettronici. Saranno le Prefetture a ricevere i rapporti di vari soggetti pubblici che accerteranno le violazioni in parola. Il caos burocratico ci attende.

Un sintetico ed unico commento a queste misure è che probabilmente si riveleranno inutili, perchè frammentate e prive di strategia. Possiamo dunque stare tranquilli anche per i prossimi anni, che poco cambierà.

Intanto mi rileggo l’incipit dei Promessi Sposi. Quello delle grida manzoniane, per intendersi, e mi addormento sereno.

 

 

 

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