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Il mese dell’Educazione Finanziaria
Oggi, primo Ottobre, si apre il mese votato all’educazione finanziaria. Tali e tante sono le iniziative che il rischio della confusione e della scarsa efficacia è notevole.
Leggiamo sul sito del MEF la scansione del programma autunnale.
“Sono circa 500 gli appuntamenti in programma in tutte le regioni d’Italia in occasione del Mese dell’Educazione Finanziaria: seminari, lezioni, giochi, laboratori e spettacoli gratuiti. L’obiettivo è offrire occasioni per informarsi, discutere e capire come gestire e programmare le risorse finanziarie personali e familiari, approfondendo i temi del risparmio, degli investimenti, delle assicurazioni e della previdenza. Tra le novità di questa edizione, c’è la presenza di numerosi appuntamenti dedicati alla previdenza, promossi soprattutto dalle Casse degli ordini professionali e dai fondi pensione.”
Non scordiamoci il passato
Noi abbiamo deciso di fare un’operazione semplice e diretta, ricordando uno degli scandali finanziari di maggiore portata avvenuto in Italia, affinché non si perda la memoria di una dolorosa lezione.
Ce ne da’ l’opportunità la visione de Il Crac Parmalat, recente produzione TV FremantleMedia Italia per A+E Networks Italia. Alessandro Garramone è il curatore, mentre il regista è Giampaolo Marconato. Gli autori sono Alessandro Falcone e Gian Piero Palombini.
Il documentario è andato in onda martedì 24 settembre alle 22.00 su Crime+Investigation (in esclusiva su Sky al canale 119) ed è ora disponibile sui nomali canali dell’emittente.
L’irresistibile ascesa di una famiglia
Il 27 dicembre del 2003 Calisto Tanzi, entrò nel carcere milanese di San Vittore nel pieno di un clamore mediatico mai visto prima, che toccava politici e banchieri. Un gruppo da 7 miliardi di euro di fatturato non c’era più, volatilizzatosi in una spirale di imbrogli e di debiti. Uno dei maggiori fallimenti bancari in Europa con un buco di 14 miliardi di euro.
E’ la storia di uno scandalo finanziario, ma anche di imprenditoria familiare, quella dei Tanzi, che partendo da Collecchio vogliono a tutti i costi affermarsi nella vicina Parma, prima che nell’intero mondo.
La capitale dell’antico Ducato dei Borbone e di Maria Luigia d’Austria, uno dei fari culturali d’Europa, li attira come un’ossessione, perché è li che si conta davvero. Proprio come nel dopoguerra hanno fatto le famiglie dei Salvarani e dei Barilla.
Una storia dunque di una delle più profonde ed operose province italiane, intrisa di capitalismo familiare tra sagre, sport, consigli di amministrazione, colpi di scena e accumulazione di ricchezze. In questi giorni sono andati all’asta i quadri di artisti di fama mondiale della galleria della famiglia, ultimo e triste esito di smanie culturali un po’ posticce.
Prima sono i salumi, poi il latte con geniali innovazioni di prodotto dovute al immaginifico pubblicitario Domenico Barili e allo slancio e al coraggio dei Tanzi a fare la fortuna dell’imprenditore emiliano.
La bulimia della finanza
Lo speciale ripercorre le tappe più importanti della crescita dell’azienda. All’inizio dell’ascesa è l’utilizzo di un nuovo materiale per conservare il latte con un involucro leggero e comodo, il tetrapack. Per la campagna pubblicitaria centinaia di confezioni di latte vengono lanciate da un aereo lungo le spiagge della Versilia, mentre alcuni furgoni li distribuiscono sul lungomare. La gente lascia il bagnasciuga ed accorre alla novità.
Parmalat poi scopre il metodo UHT, che consente la lunga conservazione del latte, e cambia ancora una volta le abitudini dei consumatori. In cinque anni raggiunge con mille furgoncini tutta Italia e nel 1973 fattura già diversi miliardi di lire. Il grande salto si compie con l’ingresso nel mondo dello sport. Il latte Parmalat diventa il latte dei campioni dello sci, della Formula 1 e del grande calcio con il Parma che vince diverse Coppe internazionali. La Parmalat finanziaria, holding di controllo del gruppo, è intanto quotata in Borsa, avendo superato tutti gli esami previsti e i successivi controlli di Consob.
Tecniche sofisticate…
Sul latte pesava tutto questo, inimmaginabile nella solida ed operosa provincia emiliana. Qualcuno, allo scoppio della crisi, commentò con pesante ironia che “il c.. per tutto quell’impero se lo erano fatte le povere mucche, che quindi andavano risarcite prima di altri”.
In questo mondo glamour e fragile non ci poteva essere lieto fine. Finirà miseramente quando un prestito obbligazionario di appena 200 milioni di euro non viene rimborsato, nonostante Tanzi millanti di avere 4 miliardi di disponibilità presso una banca estera. Emergono subito dopo speculazioni finanziarie e operazioni condotte con spregiudicatezza e violazioni nel trasferimento di capitali all’estero e altre dispersioni del patrimonio Parmalat, difficili a credere, per miliardi di euro.
Quel che succede dopo vede il commissario Enrico Bondi, che aveva già gestito con mano ferma verso le banche la crisi di Montedison del 1993, vendere i pezzi migliori e risanare la società, anche promuovendo cause coraggiose nei confronti delle banche che in vari modi si erano indebitamente avvantaggiate della precaria situazione del loro cliente.
La contabilità aziendale era del tutto inattendibile con una voce del piano dei conti intitolata Rett.Putt che stava per Rettifica Puttanate, una sorta di calderone del dare e dell’avere che consentiva di manipolare i conti. E poi si dice delle architetture complesse della finanza!
Il risparmiatore ha sempre torto
Oggi la Parmalat, di molto ridimensionata, è nelle mani della francese Lactalis.
Quando capita un disastro del genere assistiamo anche alla fuga dalle responsabilità delle tante autorità di controllo. La difesa messa in atto dall’allora Governatore della Banca d’Italia, Antonio Fazio, emerge in una drammatica audizione parlamentare. Dice che non erano tanto le banche italiane, ma molte banche estere a concedere prestiti e quindi a fidarsi in modo quasi incondizionato del gruppo Tanzi. Le operazioni a rischio erano dunque fuori della portata delle Autorità nazionali.
Il ruolo delle banche italiane era stato però quello di collocare tra i piccoli risparmiatori inconsapevoli titoli Parmalat, fino a pochi giorni prima dell’esplosione finale. Le perdite per costoro furono importanti, perché nello stesso periodo avemmo anche il caso Cirio, pomodori e finanza, per molti versi analogo al caso latte e finanza di Parmalat.
Nel documentario, il dissesto di Parmalat è presentato mediante le immagini televisive dell’epoca. Insieme ad altri fatti e misfatti di questa triste storia nostrana, il crac dovrebbe aiutare a comprendere la parte oscura del capitalismo, che permette a un gruppo di famiglia di partire da un piccolo paese per dominare il mondo fino al naufragio finale. Casi del genere gli italiani dovrebbero ricordarli sempre per imparare a muoversi nel difficile mondo della collocazione dei prodotti del risparmio, anche davanti a nomi di imprese e di banche che sembrano del tutto serie e affidabili.
Ci furono condanne più o meno esemplari dei responsabili e la triste fine di una saga familiare. Ma il danno era fatto. A buoi scappati, non rimase che promuovere una nuova legge sul risparmio (2005), introducendo modalità più rispettose della buona fede altrui nella vendita di prodotti finanziari.
La lezione mai appresa
Purtroppo solo una decina di anni dopo abbiamo avuto a che fare con pesanti fallimenti bancari, che hanno riproposto il tema della vendita ingannevole di prodotti finanziari ad alto rischio, questa volta tramite i famigerati titoli a fonte dei “prestiti baciati” da parte delle Popolari venete.
Scommettiamo che se, a distanza di soli tre anni da quel più recente scandalo, facessimo un’indagine demoscopica su quelle truffe, la percentuale maggiore delle risposte degli intervistati sarebbe “non so, non ricordo”?
Ciò dimostra quanto sia difficile usare la memoria per evitare guai, anche se a volte il modo di come dimentichiamo il passato sembra davvero incomprensibile!
Tornando alla vicenda Parmalat, a tutti resta il dubbio del perché nessuno riuscì a sollevare prima il cartellino rosso del pericolo che si andava addensando su uno dei maggiori gruppi alimentari, lasciando alla finanza la possibilità di prosciugare fino all’ultima goccia le cisterne del latte conosciute in tutto il mondo.
Poche evocazioni possono dare come questa tanta adrenalina e voglia di capire le vicende che portarono a quel clamoroso fallimento. Ogni tanto esse vanno, come meritoriamente ha fatto la trasmissione di Sky, riportate alla luce, per non allentare la tensione del risparmiatore e richiamare alle loro responsabilità le Autorità di controllo.
Queste sono le lezioni di Educazione Finanziaria che prediligiamo!
Potete dare il vostro prezioso contributo di riflessioni ed esperienze, partecipando da oggi alla seconda edizione del Concorso sull’Educazione Finanziaria proposto da Economia&FinanzaVerde.