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Uno vale uno anche nella fine del governo Conte

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Scomodammo Furore di John Steinbeck in un articolo di un anno fa per descrivere lo stato della politica e dell’economia italiana.  Uno vale uno, ci dicemmo perché questo avevamo inteso. Di fronte al risultato delle elezioni politiche del marzo 2018 e allo stato della nostra economia ci siamo ritrovati un nuovo governo privo delle necessarie competenze per far fronte ai malanni della nostra società. Anche ieri nelle comunicazioni del Presidente Conte e nel successivo dibattito la regola aurea è stata: Uno vale uno.

E’ andata in onda la piena deresponsabilizzazione dei protagonisti della nostra vita politica e sociale. Nessun politico si è intestato la attuale crisi. Abbondano invece le chiamate di responsabilità individuali e le accuse rivolte a chi ha determinato l’interruzione del governo giallo verde. Le comunicazioni di Conte sono state presentate come una novità, ma nulla hanno aggiunto a quello che già era accaduto.

Conte accusa Salvini, Salvini respinge al mittente e accusa a sua volta i 5 Stelle per un presunto inciucio con il PD. Il PD poi parla con due, tre voci poiche’ Zingaretti, attuale Segretario, non puo’ entrare in Parlamento, essendo Governatore della Regione Lazio. Un ottimo viatico per l’unita’ del Partito.

Tutti contro tutti, come è nella migliore tradizione politica nel nostro paese. Difficile uscirne. Si invocava, una volta, la mancanza di un sistema elettorale maggioritario in grado di dare una maggioranza politica chiara dopo il voto.

Ora non se ne parla più. In fondo, siamo condannati ai governi di coalizione, che partono con le migliori intenzioni e poi inevitabilmente finiscono in liti da comari. In tale contesto è difficile che possano emergere leader politici, statisti in grado di guidare il nostro Paese in Italia e nella UE. Ove necessario, ci rivolgiamo a figure istituzionali che suppliscono a queste carenze senza minimamente preoccuparsi della circostanza che nessuno le ha mai votate.

Un paese di nominati, per la maggior parte. Questa considerazione non sembri inopportuna. Molti commentatori sui giornali avanzano il sospetto che nella formazione del nuovo governo vi sia la questione della elezione del nuovo Presidente della Repubblica nel 2022. E’ poi corretto parlare del prossimo Presidente con Mattarella saldamente in carica e al quale tutti si rivolgono come l’unico in grado di togliere da oggi le castagne dal fuoco ?

Il buon gusto non è merce comune ai nostri giorni. Vero o falso che sia è ipotesi inquietante. Si fa il nome di Mario Draghi, fra qualche giorno disoccupato di lusso.

Se ne parla per osannarlo e per giubilarlo anzi tempo? Ancora una volta prevale la regola dell’uno vale uno, solo un pò rivista. In un unico soggetto preferiamo concentrare poteri salvifici e riconoscimenti prestigiosi, come se non ne avessimo altri. Uno vale uno e per sempre. Che tristezza per la democrazia.

Ogni 2 giugno vi è la ricorrenza della festa della Repubblica con i rituali auguri delle più alte cariche dello Stato agli Italiani. È un augurio che dura poco. Gli Italiani non meriterebbero forse qualcosa di meglio in questa fase così difficile e complicata della nostra vita economica e sociale? Ce lo auguriamo di cuore, soprattutto se la novità in arrivo sarà il ticket Renzi-Draghi. Scusateci, ma pensavamo di aver gia’ dato.

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