Tempo di lettura: 2’. Leggibilità **.
Il Presidente dell’Abi Patuelli nell’intervista rilasciata oggi al Secolo XIX^ sulla vicenda Carige usa toni rassicuranti sotto vari profili.
Proviamo ad esaminarli uno ad uno.
Egli dichiara auspicabilmente che il “convitato di pietra” del salvataggio dello sfascio bancario genovese, la famiglia Malacalza, socio di maggioranza relativa, accetterà finalmente di profondere le centinaia di milioni di sua spettanza. Ma ammette di non avere certezze di ciò che avverrà all’assemblea di settembre.
Assicura inoltre, riconoscendo che negli altri disastri bancari sono stati commessi errori, che questa volta il piano è perfetto (non sarà a fondo perduto, cioè a carico dello stato). E garantisce che siamo al termine della triste storia bancaria degli ultimi anni. Salvo il dubbio espresso a mezza voce a chiusura dell’intervista: “speriamo che sia l’ultimo”.
Parlando del Fondo di garanzia (cioè dei soldi richiesti volontariamente al sistema bancario) si dichiara certo che dopo l’ultimo necessario sacrificio, rientrerà di quanto speso, perché la macchina genovese riprenderà a funzionare a pieno regime.
Anche le migliaia di piccoli azionisti potranno ritornare ad avere una quotazione certa dei propri titoli, da tempo sospesi in borsa. Ma egli non porta dati a dimostrazione delle sue affermazioni.
Tocca anche il tasto BCE e Bancaditalia, chiamate ad autorizzare il salvataggio. Della cosa, per correttezza istituzionale, però non sa né può dire nulla di preciso, salvo che ci sarebbe il placet. Le Autorità per ora non esternano.
Anche i sindacati avranno poco da recriminare, si auspica, perché le uscite di un paio di migliaia di dipendenti da Carige saranno finanziate dai fondi di sistema. Quindi non ci saranno licenziamenti.
Da ultimo prende in considerazione l’intervento salvifico di Cassa Centrale Banca, secondo gruppo bancario cooperativo del Paese. Esso è stato in via di massima illustrato ieri in un trafiletto de Il Sole il quale, invero poco criticamente, fa propri i numeri del progetto trentino. Le cui intenzioni suonano come promesse più che come certezze di immissione di fondi.
D’altro canto ieri CCB ha convocato una riunione con le ottanta BCC aderenti, di cui molte insediate al Sud, cui avrà tra l’altro spiegato la convenienza di dirottare anche i loro soldi a favore dell’economia genovese, da tempo assai poco florida.
Vedremo come si comporteranno le Bcc meridionali, che sui social magnificano le loro virtuose politiche di radicamento al territorio, chiamate d’improvviso al salvataggio di una banca del nord. Sarebbe un fatto storico, mai avvenuto prima. Una sorta di avventura garibaldina au reverse, dal Volturno a Quarto. Al momento degli esiti della riunione cooperativa nulla si sa.
Insomma il Presidente Patuelli disegna una trama con personaggi e interpreti, un po’ come Pirandello nel suo dramma teatrale più famoso, certo che tutti i fili saranno alla fine allacciati a beneficio di tutti. Chi vorrà invece un più leggero riferimento cinematografico legga Il Conte Mascetti si è preso Carige, sempre su questa piattaforma.
Abbiamo trovato una spiegazione alle nostre perplessità. Sta nella comunicazione, cioè nel genere giornalistico dell’intervista e nella ingenuità dell’intervistatore. Affidare a poche e semplici domande la complessità della situazione ha dei rischi.
Chapeau! quindi al Presidente dell’industria bancaria italiana Patuelli che si e’ speso tanto generosamente per chiarirci, con le sue risposte, tutti i dubbi. O, al contrario, per rafforzarceli tutti. Chi vivrà, vedrà.