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Il conte Mascetti si è preso Carige?

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Il conte Mascetti mentre fa la supercazzola al vigile Paolini
Tempo di lettura: 3’. Leggibilità ***.

Abbiamo commentato più volte le tristi vicende avvenute nel mondo Carige, culminate con il commissariamento della banca a inizio di quest’anno. L’evoluzione di questi ultimi giorni ci fa ritornare sull’argomento. Vi è ricchezza di spunti, purtroppo, per farci capire a fondo il nostro paese e i tempi che stiamo vivendo. Tralasciamo gli aspetti di natura tecnica, di cui poco si sa, e che comunque disegnano una situazione di banca decotta e da tempo. Proviamo invece a raccontare come in una rappresentazione da commedia italiana i vari personaggi che si aggirano intorno alla banca, per salvarla ovviamente. In verità, in tanti sono fuggiti: dai depositanti con oltre 100.000 euro, ai fondi locusta, ai campioni nazionali del nostro malandato sistema bancario. Altri invece giocano con malcelato prestigio il ruolo di salvatori della patria. Vediamoli in rapida successione in base alle dichiarazioni che in questi giorni hanno reso pubbliche. La congrega è davvero ricca e ciascuno parla per sè e per quel che rappresenta. Come a dire non ci facciamo mancare proprio nulla.

Per il progetto appena varato rinviamo all’articolo del Sole 24 Ore che illustra gli aspetti, quasi miracolistici, dell’operazione.

Il presidente Maccarone

Costui in modo serafico parla di intervento di sistema e ci si aspetterebbe una paccata di miliardi di euro a supporto della traballante banca genovese. No, invece sono poche centinaia di milioni di euro e il tutto ovviamente si ridimensiona a tappare qualche buco. Niente di risolutivo pare che ci faccia capire. Anche perché non spiega il motivo di tanto interesse del Fondo di Tutela dei Depositi, quando ben altri soggetti molto più ricchi di risorse se la sono data a gambe levate.

L’onorevole Bagnai

Pregevole interrogazione parlamentare che vola alto quasi che non stiamo parlando di crediti deteriorati, migliaia di lavoratori da mandare a casa e centinaia di sportelli da chiudere. Scomoda i principi costituzionali della cooperazione, del terzo settore e delle corrispondenti agevolazioni fiscali di cui gode. Ed allora come è possibile che le BCC trentine osino fare una operazione che di mutualità ha poco? Ed allora o l’operazione non è da fare oppure revochiamo i benefici fiscali a tutto il movimento. Due debolezze che non stanno in piedi, quindi.

Le BCC di Cassa Centrale Banca

Pare che in questi giorni il vertice di CCB abbia spiegato il progetto alle BCC aderenti al Gruppo trentino. Non sappiamo bene cosa si sono detti e soprattutto se vi sono stati atti di dissenso, invero auspicabili. Vi sono BCC del Meridione che pure potrebbero obiettare in proposito sia perché la situazione del movimento non è proprio florida e sia per i cascami nel tempo a venire. In un contesto politico che si infiamma ogni giorno di più sull’autonomia differenziata perché il Sud si vede scippare risorse dalle regioni del Nord, come è possibile che un non esiguo gruppo di BCC del Sud (sono 25 quelle con sede nel Meridione e nel Lazio) corra a salvare una banca del ricco Nord? E non direttamente, ma tramite la CCB-Cassa Centrale Banca spa, a capo del Gruppo Bancario Cooperativo con sede a Trento. Non si era mai visto nella storia, già molto variegata, delle banche italiane.

Il presidente Patuelli

Rilascia una gustosa intervista al Secolo XIX in cui intenerisce il cuore. Si veda su questa piattaforma articolo odierno a commento. Questa volta non è la solita operazione di salvataggio, messa su alla svelta.E’ venuta veramente bene ed abbiamo il placet finalmente della BCE. Tra lo scoramento e il serioso ci promette che non ne faranno più di queste operazioni.Alla domanda molto pertinente del giornalista di cosa fa Malacalza egli risponde che non lo sa. Eppure Carige era una banca sistemica e ora raggranella in modo non ancora sicuro qualche centinaia di milioni dalle più piccole realtà creditizie del nostro paese. Una manciata di lenticchie di cui dovremmo pure essere orgogliosi.

Malacalza, Fracalossi, Banca d’Italia

Sono gli attori al momento muti e silenti. Non avanzano nè indietreggiano eppure sono indispensabili. Devono spiegare – e non sappiamo come – il senso di questa operazione. In sostanza, è tutto subordinato a Malacalza se ci mette i soldi e a Fracalossi se fra qualche tempo decide di comprare a metà prezzo la quota del Fondo.

Tutto questo sembra uno sketch dell’indimenticabile Conte Mascetti di Amici miei che in pochi colpi ben assestati si mangiò due patrimoni: il suo e quello della moglie. Abbiamo anche letto che l’operazione e’ (so)spinta da Bankitalia. Per esperienza, spesso è millantato credito, per fortuna. Ma se fosse vero, con i precedenti della nostra Vigilanza, ci sarebbe da fare scongiuri!

La considerazione amara che ci sentiamo di fare è che dopo quel che è accaduto c’è ancora chi crede che gli asini possano volare. Non cambieremo mai e chi è ai vertici delle istituzioni, per quanto ovvio, non si sposterà di un centimetro. Incoraggiante!

 

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