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L’Assemblea dell’OSCE.
Nei giorni scorsi si è riunita a Lussemburgo l’Assemblea parlamentare dell’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) per la 28ª sessione annuale sul tema “Advancing Sustainable Development to Promote Security: The Role of Parliaments“.
In tale sede è stato adottata la Dichiarazione di Lussemburgo, contenente raccomandazioni alle 57 nazioni dell’Organizzazione e all’OSCE nei settori della politica, della sicurezza, dell’economia, dell’ambiente, dei diritti umani e delle questioni umanitarie.
I Parlamenti svolgono un ruolo chiave nel realizzare gli obiettivi prefissati dall’Agenda 2030 mediante una legislazione preventiva contro la corruzione, promuovendo la ratifica universale dell’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici e assicurando che gli obiettivi dell’accordo di riduzione di CO2 siano rispettati, modernizzando il quadro giuridico per facilitare i progressi tecnologici per mitigare il riscaldamento globale, armonizzare le leggi per la migrazione e promuovere l’integrazione dei migranti.
L’Assemblea parlamentare dell’OSCE ha un ruolo nello sviluppo di risposte legislative e nella promozione della cooperazione regionale basata sui principi dell’OSCE. Questi principi sono delineati nel documento di fondazione dell’OSCE, l’Atto finale di Helsinki del 1975, che riconosceva che “gli sforzi per sviluppare la cooperazione nei settori del commercio, dell’industria, della scienza e della tecnologia, dell’ambiente e di altre aree di attività economica contribuiscono al rafforzamento della pace e della sicurezza in Europa e nel mondo nel suo insieme”.
Il conflitto, i cambiamenti climatici e la corruzione sono tra le sfide più radicate che contribuiscono ad aumentare l’insicurezza, il numero crescente di persone che soffrono la fame e gli sfollamenti forzati, le minacce senza precedenti alla biodiversità, le migrazioni di massa e l’instabilità politica.
La necessità di un approccio globale
Tali problematiche hanno impatti sfaccettati e pertanto non possono essere affrontati in modo isolato; ma l’unico modo per affrontarli efficacemente è un approccio olistico e globale per la loro portata internazionale e natura interconnessa. L’obiettivo dell’OSCE è quello di far collaborare i Parlamenti al fine di frenare la corruzione, promuovere il buon governo e proteggere l’ambiente econseguire uno sviluppo sostenibile e promuovere la sicurezza.
L’Italia era presente a Lussemburgo con alcuni nostri rappresentanti parlamentari, tra cui l’on. Mauro Del Barba, presidente di Assobenefit nonché estensore e primo firmatario della normativa delle società benefit di cui l’Italia è stato il primo Paese in Europa a dotarsi di questo strumento normativo nel settore.
L’on. Del Barba, in quanto parlamentare membro della delegazione italiana presso OSCE PA, ha partecipato al General Committee on Economic Affairs, Science, Technology and Environment, nei cui lavori ha proposto due importanti emendamenti alla Draft Resolution di competenza del Comitato.
Legislazioni specifiche per le società benefit
Il primo riguardante la raccomandazione ad adottare legislazioni specifiche per la costituzione di società benefit
Emendamento 23
« Calls on the parliaments and governments of OSCE partecipating States to take action, including through the adoption of new legislation, to encourage and facilitate corporate behaviour that is responsible, sunstainable and transparent vis-à-vis citizens, communities, land and the environment, social and cultural assets and activities, associations and other stakeholders, notably by promoting laws to set up and foster companies that pursue, alongside profits, one or several goals with social or environmental benefits »
Il secondo finalizzato a promuovere la misurazione d’impatto per le imprese operanti nei settori dell’ambiente, del sociale e in ambito pubblico e la creazione e l’uso di metriche correlate ai Sustainable Development Goal.
Emendamento 24
« Calls on the parliaments and governments of OSCE partecipating StateS to promote impact assessments for companies operating in the environment, social and Governement sectors and to foster the creation and widespread use of fit-for-purpose metrics correlated to the SDGs. »
I due emendamenti sono stati approvati e in tal modo si permetterà di coinvolgere i Parlamenti e i Governi dei 57 Stati membri sulla visione di un nuovo modello d’impresa quale efficace strumento per garantire un radicale cambiamento della cultura imprenditoriale, nonché sugli strumenti attuativi, di coordinamento internazionale e di semplificazione burocratica per il perseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile.
La parola d’ordine: coordinamento
Perché per ottenere un risultato positivo, secondo Del Barba, è necessario coinvolgere i Parlamenti nell’attuazione degli obiettivi di Agenda2030 in modo coordinato.
E proprio i due emendamenti si focalizzano su “uno degli aspetti con cui si può attuare Agenda 2030 portandola nella società civile, in particolar modo lavorando su quello che è il cuore, il motore della società civile, ovvero le imprese”.
Negli ultimi anni ormai è evidente il malcontento popolare in tutto il mondo. Per affrontare seriamente questo malcontento e creare le condizioni per la pace e la prosperità a lungo termine, occorre affrontare i bisogni essenziali della popolazione e perseguire uno sviluppo veramente sostenibile.
Fondamentale è che le imprese ripensino i loro approcci alla generazione di valore e puntare sulla crescita economica, mantenendo e consolidando la competitività su tre elementi virtuosi educazione-ricerca-innovazione in un’ottica di inclusione sociale, tutela dell’ambiente e stabilità istituzionale.
Le pmi per la sostenibilità
Le PMI ricoprono un ruolo centrale ai fini dell’effettivo raggiungimento dei Sustainable Development Goals (link al mio articolo Le imprese e la finanza sposano il concetto dello sviluppo sostenibile) delle Nazioni Unite per il 2030, in quanto driver principale dello sviluppo economico.
A tutte le imprese, di qualunque dimensione, settore e localizzazione geografica, è richiesto un approccio fortemente proattivo allo sviluppo sostenibile per i prossimi undici anni, attraverso lo sviluppo di nuovi modelli di business responsabile, gli investimenti, l’innovazione, il potenziamento tecnologico e l’azione in partnership.
Alcuni studi dimostrano che le aziende socialmente responsabili sono quelle che fanno profitti più stabili nel tempo, distribuiscono più dividendi ed escono prima dalle crisi: la finanza etica, oltre ad essere buona, conviene.
È ormai riconosciuto che i consumatori sono sempre più orientati a tutelare l’ambiente e salvaguardare il proprio benessere, quello degli individui coinvolti nella produzione e distribuzione, e pertanto sono disposti a pagare un prezzo maggiore per i brand responsabili nei confronti dell’ambiente e del sociale.
Secondo uno studio condotto dall’Osservatorio Sostenibilità a cura della Società Italiana Comunicazione, realizzato in collaborazione con Format Research, 6 imprese su 10 decidono di in investire in sostenibilità perché ciò porta ad un aumento della brand reputation (58,3%), ad un efficientamento dei processi interni (57,3%), contenimento dei costi (49,3%) e, anche, ad un aumento delle vendite (39,2%).
La sostenibilità per lo sviluppo
La sostenibilità va considerata come driver dello sviluppo economico e fattore di competitività.
Dalla ricerca emerge che la sostenibilità: è efficace a livello commerciale (per l’81,7% dei soggetti), è un vantaggio competitivo (76,7%), e contribuisce a migliorare la reputazione di un’azienda (87,2%).
Ma vi è un limite che ne frena la crescita: la maggior parte delle imprese non ha una dotazione specifica per il bilancio di sostenibilità e solo l’11% prevede una politica di comunicazione verso l’esterno delle proprie performance nell’ambito della sostenibilità nonostante la comunicazione sia una delle leve strategiche per dare impulso ai processi di sostenibilità (Fonte: Ilsole24ore).
Molte imprese italiane, in particolare le PMI e soprattutto nel Nord, sono molto attente ai propri impatti ambientali, al benessere dei propri dipendenti, ai legami con i territori di riferimento.
Alcune già attraverso i piani di Welfare Aziendali, si pongono obiettivi di impatto ambientale positivo nei loro progetti, prodotti e processi. Ad esempio con il riciclo e il riuso di singoli componenti alla fine della vita di un prodotto, ricorso a materie prime derivanti da riciclo o risparmio di materie prime non rinnovabili; o ancora mediante riconoscimenti di benefit o bonus ai propri dipendenti che migliorino la loro vita, offrendo assicurazioni mediche, previdenza integrativa, sostegno alla maternità, servizi per finalità di educazione, istruzione, assistenza sanitaria e sociale.
Ma questo impegno che assumono non è esternalizzato né si prevedono bilanci ad hoc con i quali le imprese comunicano le loro attività. È necessario porre l’accento sulla comunicazione di questo fenomeno con l’obiettivo di mostrare il processo di responsabilizzazione aziendale all’esterno, da cui scaturiscano anche vantaggi di immagine e reputazione.
Comunicare gli impegni
Una modalità con cui è possibile comunicare all’esterno il proprio impegno verso una economia sostenibile può essere quella di scegliere di dotarsi di uno status giuridico riconoscendo nel proprio statuto il duplice scopo di massimizzare il profitto e di beneficio comune, ovvero assumendo la qualifica giuridica di Società Benefit.
Si assumono formalmente l’obbligo di raggiungere lo scopo di beneficio comune operando in modo responsabile, trasparente e sostenibile verso tutti gli stakeholder Soci, dipendenti, fornitori, cittadini e altre categorie di portatori di interesse possano essere impattate dall’attività aziendale. E potranno comunicare all’esterno questo loro innovativo modo di fare impresa inserendo nella denominazione o ragione sociale la qualifica di Società Benefit.
In questo modo si diventa più appetibili nei confronti, non solo dei consumatori ormai sempre più attenti alle società socialmente responsabilità, ma anche agli occhi di chi vuole investire i propri risparmi e le proprie disponibilità monetarie puntando sulle società ad impatto sociale e ambientale che possono garantire buoni rendimenti nel prossimo futuro.