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Anche oggi, dopo avere attraversato l’ingresso che mi porta al mio ordinario giorno di lavoro passo davanti alla specie di “tazebao” dedicati a Persone che sono state vigliaccamente uccise dalla criminalità mafiosa a causa della coerente pratica di una vocazione improntata al perseguimento della Giustizia che lo Stato deve amministrare in nome del Popolo.
Quasi sempre mi approssimo istintivamente alle figure a me più familiari di Giovanni Falcone e di Paolo Borsellino; oggi in particolare, come per farmi scudo dalla marea delle parole che saranno dette e scritte anche a vanvera perché nessuno, per obbligo istituzionale o per spirito di emulazione, può esimersi dalla parata odierna.
Io in questa breve riflessione, dedicata all’ amicizia che ispira a essere migliori, voglio opinare che la commemorazione del tragico destino di Paolo Borsellino in questo funesto giorno debba, finalmente, essere caratterizzata da una forma meramente pragmatica, quindi perpetuata con la quotidiana azione reale, ripartendo dalla primazia dell’ideale della Giustizia al caso concreto nella convivenza umana.
Borsellino insieme al Suo collega Giudice Falcone, amico di una vita, ha fatto parte del pool antimafia per affinare la ricerca della verità per la giustizia e la caratteristica propria del pool è stata il favorire i contatti tra i Giudici e tra i Giudici e l’opinione pubblica, curando, in particolare, il confronto con i giovani attraverso il comportamento esemplare; ciò per rafforzare la capacità di reagire all’unisono contro la criminalità mafiosa e il malaffare. Da tale spunto si deve ripristinare l’avvio dell’ideale stagione di affiatamento tra le diverse anime della società ed emarginare con reale determinazione coloro che la giustizia vorrebbero che fosse il loro personale “redde rationem”.
Altra intuizione magistrale è stata quella di evidenziare il ruolo della donna all’interno delle famiglie mafiose, quali esclusive depositarie dei loro tragici e pesanti segreti che hanno affidato proprio a Paolo Borsellino; basti ricordare Rita Atria e Piera Aiello.
L’ammirazione viene ancora più sublimata nella quotidiana, diuturna testimonianza alla missione giustizia come servizio e non giustizia come potere e pubblica merce, da barattare con ciarlatani e truffatori che offrono moneta sonante (cfr. testo di inneres auge: Franco Battiato) .
Tale è stata la testimonianza vicendevole di due Giudici, amici da una vita, che non si sono lasciati corrompere né intimidire finanche dalle minacce o da azioni disciplinari esercitate dall’Organo di autogoverno della magistratura per le dichiarazioni espresse da Borsellino in occasione della mancata nomina di Falcone quale responsabile del pool antimafia nella successione al Giudice Caponnetto e della estenuante difesa manifestata dallo stesso Falcone nei confronti di Borsellino.
Le parole trite e ritrite sono venute a noia e non bastano più, nella pur doverosa commemorazione.
Giovanni e Paolo
Giovanni e Paolo , nomi che rappresentano e hanno rappresentato storie di uomini che in ogni tempo sono stati verità… giustizia… amore.
Gesù riconosceva Giovanni apostolo del Signore.. .. e Paolo suo discepolo tra i più versatili per incidere le coscienze….
A Giovanni e Paolo, magistrati dei nostri tempi, apostoli della giustizia non gli è stata data la opportunità di diffondere verità è amore.. …..
Quella verità che avrebbe dato esaltazione alla giustizia.. e quell’amore che avrebbero sparso nella nostra società per far comprendere il senso dello stato…. chiamato per costituzione ad assicurare sempre e comunque ai suoi cittadini quello che Giovanni è Paolo volevano assicurare a tutti……
Giustizia.. verità… amore.
Credo che lo stato e i suoi apparati con la loro scomparsa sono rimasti incapaci e privi di elementi qualitativi per assicurare ai suoi cittadini ciò che invano
Viene enunciato ad ogni ricorrenza .. cercando di rendere omaggio a Giovanni e Paolo…..
Ma ciò che viene fatto per dimostrare affetto.. Non può sostituire l’affetto che dimostra come si può essere uomini senza volere essere idoli….
E loro… Giovanni e Paolo volevano essere solamente uomini e mai avevano pensato di diventare idoli usati per inbellettare quelle istituzioni che non hanno fatto niente perché restassero uomini e apostoli di Giustizia , Verità e Amore.
Grazie Giovanni, per aver interpretato a pieno il pensiero e i sentimenti della redazione.
Inneres Auge l’occhio di dentro evocato da Battiato.Mi ha tenuto in equilibrio con la storia drammatica del mio paese. Mai sapute le verita’ di tanti fatti di sangue. Ed e’ gia’ un arretramento verso forme di governo intrise di complicita’. Ma c’e’ dell’altro. E’ un paese dove chi vuole fare la cosa piu’ normale di questo mondo cioe’ il proprio lavoro trova la morte.Magistrati, commissari,giornalisti,medici,avvocati,sindacalisti, forze dell’ordine sono una lunga e triste lista che parlano alla nostra coscienza di cittadini. E ci chiedono se e’ servito il loro sacrificio.Molte volte,invece,ho sentito il piu’tranquillizante sospiro “ma chi te lo fa fare”. E sono anzi siamo ancora vivi.