Home Europa Eurotragedy in 3 atti – atto secondo

Eurotragedy in 3 atti – atto secondo

1664
0

Nasce l’euro

Dal 1 gennaio 1999 undici paesi avevano stabilito tra loro cambi irrevocabili delle rispettive monete e l’euro quale moneta scritturale.Erano così stati stabiliti i presupposti per la politica monetaria comune sotto l’egida della Banca Centrale Europea. Dal febbraio  2002 circolano le banconote e le monete in euro.

L’euro è la prova più tangibile dell’integrazione europea: viene utilizzato ogni giorno da circa 340 milioni di persone, il che lo rende la seconda moneta più usata al mondo. I suoi vantaggi sono evidenti a chiunque faccia viaggi all’estero o acquisti online su siti di un altro paese dell’UE. Attualmente l’euro (€) è la moneta ufficiale di 19 dei 28 paesi membri dell’UE che insieme costituiscono l’area dell’euro, ufficialmente detta zona euro. Essi sono:Austria, Belgio, Cipro, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Portogallo, Slovacchia, Slovenia e Spagna.

Una moneta è espressione e simbolo di un Paese e di una Nazione che condivide una lingua e una cultura comune. I cittadini si identificano in essa prima ancora di utilizzarla negli scambi quotidiani e nelle obbligazioni del commercio. In Europa nel corso della storia la moneta ha rappresentato la lotta per l’indipendenza di una nazione, per la libertà ritrovata dopo anni di dominio straniero e di tirannia.

Qualche domanda sull’euro

Per l’euro non è avvenuto niente di tutto questo. Ed allora da dove ci arriva? Perchè è unico nella storia umana?

Ci arriva quando iniziava a svanire la brutalità della seconda guerra mondiale e gli Stati europei capirono che potevano continuare a combattersi sui tavoli delle conferenze, anzichè sui sanguinosi campi di battaglia. Valori liberali, ricerca di pace duratura, cooperazione tra nazioni per condividere una vasta serie di decisioni politiche ed economiche: questo era il nuovo manifesto politico e culturale dopo le barbarie. L’Europa aspirava anzi anelava al benessere e alla libertà dei popoli.

Si disse che l’unione politica sarebbe seguita alla moneta unica. Ciò che molti credevano essere un limite diventava addirittura una virtù.

Mody riprende queste spiegazioni e traccia una traiettoria di natura essenzialmente politica che ha inizio nel 1969. All’Aja ove i leader europei parlano per la prima volta di una singola moneta che avrebbe favorito il commercio e i viaggi. Un’unica politica monetaria affidata a una futura banca centrale europea avrebbe eliminato il rischio che singoli paesi ne avrebbero approfittato per i propri interessi. Inflazione e crescita economica sarebbero stati invece nelle mani delle politiche fiscali dei singoli Stati. Il quadro nella sua essenzialità era gia’ completo e alla  fine è quello che sarà realizzato.

La perdita di controllo delle singole economie nel framework appena delineato è elementare. Se un paese cade in recessione economica il governo non ha la possibilità di recuperare competitività attraverso la svalutazione della moneta nazionale. In una situazione di crisi, non esistono inoltre trasferimenti compensativi da parte dei paesi più ricchi.

Quindi, secondo l’impostazione di Mody, l’euro ha una vita molto più lunga di quel che poi è stata, oltre ad essere un esperimento unico nella storia. Come tale è stato sicuramente un salto nel buio. Eppure i motivi sono estremamente seri.

Un progetto incompiuto

Le ragioni, infatti, erano tutte politiche. E diventa, per questo, difficile solo immaginare di ritornare alla moneta nazionale.

Ragioni politiche che hanno interessato soprattutto due nazioni: Francia e Germania.

Fin da quando nasce in modo concreto la possibilità di una moneta unica, emerge l’opera del Presidente francese Pompidou diretta a riportare la Francia, afflitta da frequenti svalutazioni del franco, a ricoprire un ruolo di pari dignità con la Germania. Questa strategia sarà seguita quasi alla lettera da tutti gli altri Presidenti francesi negli anni a venire. Vari invece sono stati i tentennamenti della potenza tedesca. Quando applaudiva all’idea, la circondava di tante condizioni per i paesi più deboli nella speranza che nulla potesse accadere.

Al centro dell’eurozona vi sono dunque ragioni politiche e quindi con questa metrica va intesa la nascita dell’euro.  Si introducono principi come armonizzazione, stabilità, unione, coordinamento che tutti dichiarano di rispettare solo perchè tutti sanno di poterli interpretare con certi gradi di libertà. Sono virtù che dovrebbero portarci agli Stati Federali Europei, la cui realizzazione è spostata sempre più avanti nel tempo.

L’esperimento e il successo dell’euro sono quindi affidati a norme che riflettono ragioni essenzialmente politiche. In questa arena molto incerta dominano francesi e tedeschi. In essa, l’arte del compromesso è decisiva e la fa da padrone.

L’ossimoro si fa evidente quando si inizia a giocare con l’unione politica. Tutti la sognano, ma alcuni Paesi del Nord Europa non vogliono condividere le loro entrate fiscali con gli altri.

I guai che stiamo sperimentando oggi derivano anche da questa mancanza di chiarezza iniziale e dai giochi politici che le èlite del continente hanno praticato a uso di politica interna. L’euro quindi non è una moneta scelta dal popolo e soprattutto non è una moneta che può andare bene a tutti.

Nonostante questi vizi di fondo l’euro e’ giunto fino ad oggi. E’ chiaro che, come tutto quello che è umano,  non abbia portato benefici a tutti. Perché l’Euro era stata pensata come una moneta per paesi forti. Se paesi deboli come l’Italia stanno soffrendo questo dipende dalla mancanza di riforme strutturali e non dalla rigidità delle norme europee. Almeno così la pensa la maggior parte delle cancellerie europee.

Vedremo nel terzo atto dell’Eurotragedy che anche questa affermazione ben presto diventa un mantra o un altro ossimoro che sara’ sempre più spesso sulla bocca dei nostri politici e di quelli europei.

Difficile uscirne e difficile sviluppare politiche economiche che non siano quelle dello zerovirgola. (Continua)

 

 

Previous articleUn benessere che appaga
Next articleStonewall. Cinquanta anni dopo

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here