Tempo di lettura: tre minuti. Leggibilità ***.
Il libro
Ashoka Mody ha scritto un libro profetico, almeno nelle sue intenzioni. Eurotragedy:a drama in nine acts è il titolo di un’opera monumentale di oltre 500 pagine, edita nel 2018 da Oxford University Press, prezzo di copertina US $ 34,95. Mody è un economista ed ex dirigente del FMI chiaramente contrario all’euro, ma non è questo il punto.
La raccolta di materiale, di documenti di tipo politico, economico e finanche psicologico rende non solo l’euro, ma anche la lettura di questo libro una vera tragedia. Allo stesso tempo nessuno può trascurare una narrazione così accurata e dettagliata.
Egli si concentra sulla creazione della moneta unica, sull’eurozona e sulla BCE, trascurando quasi del tutto l’Unione Europea. E’una scelta di campo riuscitissima, perchè l’attenzione è su un esperimento unico nella storia. Per molti commentatori è un vero salto nel vuoto denso di implicazioni per il presente e il futuro. Noi che oggi usiamo l’euro anche per comprare un giornale dobbiamo sapere da dove ci arriva e perchè.
Per dare una idea dei contenuti, il libro si snoda dal dopoguerra ai nostri giorni con un approccio storiografico di tipo diplomatico. Non è storia dei popoli, ma delle cancellerie europee.
Migliaia sono le note esplicative, messe alla fine del libro per non stordire il lettore. Oltre 80 pagine di bibliografia e una cinquantina di pagine l’indice analitico.E come in tutte le tragedie i personaggi sono tanti, oltre 30, ben più di quelli che comparivano nelle tragedie antiche dei greci.
Manca del tutto il deus ex machina e forse a ragione, perchè il destino dell’euro non ricade sulle spalle di un uomo solo, il Draghi di turno, come si vorrebbe far credere, ma su compromessi continui spesso estenuanti.
L’euro figlio della politica
Dietro l’euro si nascondono i rapporti di forza tra gli Stati di natura politica ed economica. I protagonisti sono dunque uomini di Stato, politici e opinion maker. Vale la pena annotare che i cambi di opinione sull’unione monetaria nel corso degli eventi storici sono stati all’ordine del giorno a seconda della convenienza politica del momento.
Nove atti da riassumere mi sono sembrati troppi. Ho preferito, dal mio punto di vista di semplice lettore, evitare di seguire la rigorosa cronologia del libro. Ho privilegiato, guardando anche al futuro, di usare questa enorme mole di materiale per ricavare tre capitoli fondamentali per la nostra vita sociale ed economica.
Tre atti
La prima parte, questa che state leggendo, è una introduzione ragionata alle questioni dell’euro. Come vedremo, sono questioni di lungo se non lunghissimo periodo.
L’euro è figlio di tanti singoli momenti, spesso anche improvvisati, ma che compongono una storia lunga decenni.
La seconda parte è dedicata a illustrare da dove ci arriva l’euro e perchè. Milioni e milioni di europei hanno rinunciato alle proprie monete nazionali per condividerne una, con svantaggi per alcuni e benefici per altri.
Essa riguarda anche le imperfezioni dell’euro su cui ormai sono in tanti ad essere d’accordo. I sovranisti per recuperare la sovranità persa, gli antieuro che si annidano in organismi internazionali e in ambienti filoamericani, gli euroconvinti per accelerare la costruzione di una Europa Federale con un unico bilancio pubblico e quindi con una unica politica fiscale.
L’ultima parte è dedicata al nostro paese. Esso è l’anello debole di Eurolandia e forse non meritava di entrarvi per le condizioni economiche di partenza. Vi entro’ perche’ l’allora Cancelliere tedesco Helmut Khol senti’ “tutto il peso della storia”.
L’Italia dunque riceve molta attenzione dall’autore e non sempre in termini elogiativi. Se la costruzione dell’euro crollerà molta responsabilità sarà nostra. E’ davvero quel che vogliamo? Siamo certi che tutto deve finire in tragedia, genere letterario poco amato nel nostro paese a differenza del melodramma e della commedia? Di certo, però, non ci salveremo con le riforme finora fatte dello zero virgola o con le manovre finanziarie periodicamente propinate ai cittadini. I problemi della nostra economia sono di ordine strutturale e anche le soluzioni lo devono essere.
Come vedremo, Guido Carli che fu Governatore della Banca d’Italia e Ministro del Tesoro fu l’abile negoziatore in Europa per l’Italia ai tempi di Maastricht nel 1992. Egli era ben consapevole di quale paese rappresentasse e della sfida che avrebbe cambiato il corso della nostra storia. A Maastricht nasce l’unione monetaria europea e si fissano i criteri di convergenza per i paesi che vogliono farvi parte. La caduta del muro di Berlino aveva fatto superare le ultime resistenze a francesi e tedeschi. L’euro era nato.
Entro il 1º gennaio 1999 sarebbe nata la Banca centrale europea (BCE) e il Sistema europeo delle banche centrali (SEBC) che avrebbe coordinato la politica monetaria unica. Due ulteriori tappe hanno riguardato i preparativi. Nella prima le monete nazionali avrebbero continuato a circolare pur se legate irrevocabilmente a tassi fissi con il futuro Euro. Nella seconda le monete nazionali sarebbero state sostituite dalla moneta unica. Per passare alla fase finale ciascun Paese avrebbe dovuto rispettare cinque parametri di convergenza. Li ricordiamo perchè proprio su questi Carli aveva espresso seri dubbi sulla posizione dell’Italia. E spesso le profezie si avverano non subito, ma dopo molti anni. I 5 parametri erano i seguenti:
- Rapporto tra deficit pubblico e PIL non superiore al 3%.
- Rapporto tra debito pubblico e PIL non superiore al 60% (Belgio e Italia furono esentati).
- Tasso d’inflazione non superiore dell’1,5% rispetto a quello dei tre Paesi più virtuosi.
- Tasso d’interesse a lungo termine non superiore al 2% del tasso medio degli stessi tre Paesi.
- Permanenza negli ultimi 2 anni nel Serpente Monetario Europeo senza fluttuazioni della moneta nazionale.
Il seguito alla prossima puntata.
Ottimo il dibattito critico sul tema della moneta unica, fino ad oggi considerato una vera religione con i suoi dogmi ed i suoi eretici. La moneta altro non è che un mero strumento al servizio della politica al fine di raggiungere lo scopo ultimo: il benessere dei popoli. Non scordiamocelo mai, è il benessere dei popoli lo scopo finale, non la moneta unica, ed in base a tale scopo, la sua bontà deve essere valutata. Quindi benvenga qualsiasi dibattito critico volto a misurare la capacità della moneta di creare benessere. Se le risultanze dovessero essere negative, allora si ha il dovere (politico e morale) di interrogarsi seriamente su strumenti alternativi. Ho sempre più la sensazione che il giusto sentiero sia stato imboccato. Benissimo!
Grazie del commento Fabrizio. La discussione su argomenti come questo è stereotipa. Mi auguro che le prossime due puntate sul tema (la seconda è pubblicata oggi su https://www.economiaefinanzaverde.it) possano dare impulso a un confronto più ampio e ragionato.