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Temporale estivo in Banca d’Italia

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Con uno stringato comunicato di poche righe la Banca d’Italia informa di un importante avvicendamento tra due alti dirigenti della vigilanza creditizia. Lo riportiamo volentieri.

Il Governatore, sentito il Direttorio, ha attribuito a Carmelo Barbagallo l’incarico, con decorrenza 1° luglio 2019, di Funzionario generale per l’alta consulenza al Direttorio in materia di vigilanza bancaria e finanziaria e nei rapporti con il Single Supervisory Mechanism (SSM) e ha nominato Paolo Angelini Capo del Dipartimento Vigilanza Bancaria e finanziaria.

Per sapere chi sono i due alti dirigenti è possibile consultare un breve profilo riportato sul sito web dell’Istituto. Senza entrare minimamente in valutazioni di merito, sorprende che in poche parole si liquidi un tale provvedimento.

Si tratta pur sempre del responsabile della vigilanza bancaria e finanziaria in Italia. Non è questione di poco conto. Nessuna parola sui motivi delle due nomine. Soltanto una clausola di salvaguardia (sentito il Direttorio).

Ieri poi 22 giugno apprendiamo dalla stampa che il dr. Visco ha esternato a Venezia su vari temi: capitale umano, euro, debito pubblico, LIBRA, Bundesbank.

Non una parola sulle banche e sulle motivazioni della scelta appena fatta quanto ai responsabili della vigilanza creditizia. Ancora più sorprendente non trovare commenti sulla stampa di tali questioni, dopo tutto quel che è successo in tema di crisi bancarie, commissioni d’inchiesta varie e polemiche. La sola notizia deve essere elemento esaustivo in se’! Non ha bisogno di altre spiegazioni.

Chi è dell’ambiente capisce e il cittadino si accontenti dantescamente del quia!  “State contente umane genti al quia!, scriveva il Poeta.

Il quod non spetta. Il quod spetta alle élite. Non dovrebbe essere questo un tema da educazione finanziaria del cittadino/risparmiatore, di cui tanto si parla? Viene da chiedersi.

Vorremmo essere smentiti, ma forse il tema del risparmio non interessa più a nessuno e lentamente tutto sta tornando come prima. L’invocazione delle riforme del sistema, di una maggiore trasparenza, insomma di darsi finalmente una ripulita erano solo delle pie e buone intenzioni.

Eppure ancora oggi non mancano voci di denuncia di una situazione senza precedenti riferita alle conseguenze dei tanti crediti deteriorati smaltiti dalle banche a società specializzate.

Dal sito ANSA di oggi 23 giugno leggiamo:

Con la massiccia svendita degli Npl (sofferenze e crediti deteriorati) da parte delle banche tra il 2015 e il 2018 cresce il rischio di usura per le imprese e le famiglie. La denuncia arriva dal segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni sottolineando tra il 2015 e il 2018 sono finiti sul mercato del recupero crediti circa 123 miliardi. Il fenomeno complessivo riguardava nel 2015 360 miliardi di crediti deteriorati per 1,2 milioni di soggetti (famiglie e imprese) coinvolti. Tra il 2015 e il 2018 gli Npl delle banche sono scesi, anche grazie alle pressioni delle autorità europee sulla pulizia dei bilanci, di circa 170 miliardi con 123 miliardi di questi finita nel mercato del recupero crediti. “Si tratta – ha spiegato Sileoni – di clienti bancari “ceduti”, con le loro rate scadute, dagli istituti bancari a società specializzate nel recupero crediti che operano frequentemente con modalità spregiudicate.

A chi chiedere conto di questa drammatica situazione?

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