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Perché Urban Forestry non significa solo piantare alberi

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Man mano che le città continuano a espandersi e cambiare dimensioni e forma, la scienza e la politica stanno riconoscendo la necessità di proteggere, ripristinare e progettare gli ecosistemi urbani.

Questa comprensione si basa principalmente sulle potenzialità, finora poco sfruttate, che le infrastrutture verdurbane possono offrire per aumentare la resilienza delle città agli impatti dei cambiamenti climatici, per accrescere il benessere e la qualità della vita, nonché per la conservazione e la gestione della natura urbana e della biodiversità.

Contrariamente alle percezioni comuni, le città sono hotspot” (cioè una significativa riserva) della biodiversità a causa della loro diversa struttura e per le caratteristiche meso– e micro-climatiche. In generale, tutte le forme di biodiversità urbana possono essere oggetto di conservazione e gestione che possono variare dalla preservazione di frammenti naturali e di paesaggi culturali tradizionali a parchi e giardini progettati fino alla natura urbana-industriale (es. della Ruhr).

Mentre i paesaggi culturali naturali e tradizionali sono legalmente protetti in alcuni paesi, i parchi di nuova concezione offrono grandi potenzialità per integrare meglio le funzioni ricreative e la conservazione degli habitat, soprattutto dato che è probabile che la diversità strutturale aumenti anche l’attrattiva per l’uso ricreativo.

La natura urbano-industriale si è dimostrata estremamente diversificata, ma il riconoscimento del pubblico nei suoi confronti rimane ambivalente. A prescindere dalla loro unicità, questi spazi urbani rimangono sotto forte pressione dalle attività di costruzione nel processo di ri-densificazione.

Oltre all’attenzione per la biodiversità urbana, la comunità scientifica internazionale, riguardo ai servizi ecosistemici, ha iniziato ad applicare l’approccio incentrato sull’uomo ormai quasi 20 anni fa. Questo approccio mirava e tuttora mira a mettere in luce i molteplici benefici che gli esseri umani ottengono dagli ecosistemi intatti, evidenziando al tempo stesso il valore e l’economicità rispetto alle soluzioni tecniche convenzionali.

Con il supporto di iniziative internazionali e nazionali, l’arena politica sta iniziando a comprendere e a utilizzare i primi risultati soprattutto nei paesi nordeuropei e negli Stati Uniti e, soprattutto, supporta ulteriori ricerche in settori correlati.

Uno dei settori principali al quale i servizi ecosistemici urbani possono essere collegati è l’adattamento ai cambiamenti climatici. Gli approcci basati sull’ecosistema vengono utilizzati sempre più frequentemente per aumentare la resilienza del tessuto urbano.

Aree alluvionali in prossimità o anche all’interno delle zone urbane o parchi progettati per fungere da aree di laminazione,possono servire da spazi ricreativi, dove gli abitanti delle aree urbane passano il loro tempo libero, ma allo stesso tempo, questi spazi verdi possono aiutare a tamponare inondazioni temporanee o, comunque, consentire una gestione più sostenibile delle acque meteoriche in eccesso, lasciare spazio per la circolazione dell’aria e ridurre gli effetti di isola di calore urbano.

L’intenzione che sta alla base delle soluzioni delle Nature-Based Solutions (NBS- soluzioni basate sulla natura) si fonda sull’intuizione che la pianificazione vecchio stile, tra cui l’impermeabilizzazione del suolo e la distruzione dell’ecosistema, ha aumentato la vulnerabilità delle città ai rischi e le ha rese più vulnerabili agli effetti di eventi che ormai non possono più essere definiti straordinari.

Il benessere e la qualità della vita sono sempre più riconosciuti, almeno a parole, nelle discussioni politiche e scientifiche sulle infrastrutture verdi urbane. Il benessere umano sta diventando sempre più un obiettivo primario dei progetti di sostenibilità urbana e sappiamo bene che gli spazi verdi svolgono un ruolo importante in termini di aumento della qualità della vita.

Oltre ai benefici per la salute personale in termini di benessere, riduzione dello stress e diminuzione della pressione alta, il verde urbano è anche un fattore per migliorare l’attrattiva delle città che competono per specialisti e giovani talenti e ciò è dimostrato dalla crescita economica e sociale di quelle città che in passato hanno puntato sul miglioramento della qualità delle aree verdi e tuttora stanno investendo cifre importanti su progetti di ampio respiro e non su costosi interventi “spot”, buoni solo per intercettare il voto degli elettori, ma dagli effetti praticamente nulli sulla stragrande maggioranza dei cittadini.

Poiché le città sono sistemi socio-ecologici con la più alta densità di popolazione umana che interagiscono con vari tipi di ecosistemi, che vanno dai frammenti naturali ai nuovi ecosistemi urbani in aree relativamente piccole, gli spazi verdi sono cruciali per l’educazione ambientale e per il trasferimento di conoscenza sui processi ecologici.

Nel contesto dei processi di urbanizzazione in corso e dello sviluppo urbano sostenibile, l’obiettivo è perciò quello di catturare, descrivere e trasmettere ai vari gruppi target l’attuale significato, i valori e le potenzialità della biodiversità urbana e dei servizi ecosistemici forniti dalle aree verdi.

Ciò però non può avvenire a livello di singola città o regione, con quell’approccio tipicamente localistico tendente a privilegiare problemi e interessi di aree particolari o di determinati centri, sia sul piano politico ed economico (che spesso sfocia nel Nymbyism, cioè l’opposizione a qualsiasi cambiamento che interferisca nella propria sfera privata).

All’opposto, per cercare percorsi sostenibili, gli sviluppi attuali e i diversi approcci devono essere studiati invece a livello globale. L’obiettivo strategico è un apprezzamento a lungo termine delle potenzialità e una maggiore considerazione degli spazi verdi urbani come soluzioni basate sulla natura nella pianificazione e nello sviluppo della città. Ma prima occorre rispondere ad alcune domande come ad esempio: quali sono i processi predominanti e le questioni più urgenti? Cosa possiamo imparare da esempi virtuosi riguardo allo “sviluppo della città verde”? Qual è il ruolo della natura urbana in questo contesto? Quali servizi e valori offrono gli spazi verdi? Corrispondono alla domanda e alle esigenze degli abitanti? Come deve essere orientato il governo politico a livello nazionale e locale e quali raccomandazioni ha da offrire la scienza? Quanto sono “verdi” le nostre città e come dovrebbero essere “verdi”?

Prima di prendere decisioni politiche sullo sviluppo futuro sarebbe opportuno cercare di porre una risposta a queste domande su delle basi programmatiche di lungo termine, perché l’”Urban Forestry” non è solamente piantare alberi.

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4 COMMENTS

  1. Bla bla bla……..bellissime parole, peccato che la realtà poi sia estirpare a più non posso piante maestose e ripiantare inutili alberini insignificanti, anche nella sua Firenze caro Prof…

  2. Come a Milano!
    Nonostante i proclami di Sala, hanno abbattuto gli alberi del parco Bassini e non hanno ancora messo in pratica tutti i provvedimenti ambientali dichiarati

  3. Gent.me Elettra e Silvia,
    le osservazioni che voi avete posto e che riguardano problemi ambientali relativi a situazioni verificatesi a Firenze ed a Milano possono essere condivisibili. Anzi, per quanto concerne Milano, ove non ne foste a conoscenza, aggiungo la stravaganza ambientale, con offesa alla natura,per la realizzazione davanti al maestoso duomo di Milano, di un giardino, udite udite, composto da palme ed addirittura banani. Ciò premesso le vostre osservazioni tuttavia esulano dallo scopo dell’articolo del Prof. Francesco Ferrini. Il Prof. Ferrini in qualità di profondo conoscitore indica con senso civico come si possano affrontare e superare scientificamente, nei limiti delle possibilità umane, difficoltà legate a emergenze che, purtroppo si stanno verificando nel mondo.
    Non si tratta, credetemi, di banali dissertazioni come è frequente assistere in particolare se usate da politici pseudo-ecologi, ma solo ecologisti, poiché utilizzano l’ecologia per fini che in pratica nulla hanno a che vedere con la vera ecologia che è propria di studiosi, ricercatori insomma di coloro che hanno un serio rapporto diretto con la natura e le sue manifestazioni.
    Prima di esprimersi impropriamente, come ha fatto peraltro poco signorilmente Elettra, citando casi non ignorati dal Professore certamente alieno da proclami “ecologisti”, la prego cortesemente di consultare il sito UNIFI relativo al Professore Ferrini ed ai suoi ai titoli accademici.
    Tanto vi dovevo per vostra opportuna conoscenza.

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