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Radio Londra era un insieme di programmi radiofonici trasmessi, a partire 1938, dalla BBC e indirizzati alle popolazioni europee continentali.Con lo scoppio delle ostilità, nel 1939, Radio Londra aumentò le trasmissioni in italiano fino ad arrivare a 4 ore nel 1943.
La fortuna delle trasmissioni di Radio Londra derivò dal fatto che il Ministro della Guerra britannico Leslie Hore-Belisha del governo di Neville Chamberlain, anziché gestire in proprio le trasmissioni di propaganda, le aveva affidate ad un ente autonomo, la BBC, già allora fiera per il proprio stile giornalistico indipendente, secondo il quale le notizie venivano separate dai commenti.
Così ci si sente, oggi 31 maggio, a via Nazionale. Come a Radio Londra negli anni quaranta. Una radio Londra revamped che trasmette notizie pure, assolute, incontestabili. Un esempio? Nell’articolo di oggi il Corriere della Sera ha anticipato con toni enfatici quanto scontati il contenuto delle Considerazioni Finali (in seguito C.F.) che il dr. Visco ci ha letto in mattinata.
In linea con quanto enunciato l’anno scorso e negli anni precedenti. Quindi, la rampogna a chi realmente è indirizzata? E se è una predica inutile, come Luigi Einaudi definiva certi sermoni decenni or sono, a che cosa serve?
Due cose ci hanno sempre colpito perché le ritroviamo ogni volta scritte, rimarcate e lette con tono accorato. Vi spieghiamo noi quello che è accaduto e, come nel sermone domenicale, non vi può essere altro da fare che ascoltare in silenzio.
Più o meno con la stessa grave intonazione si annuncia che è stato fatto dall’Istituto tutto il possibile. L’accenno del Corsera alle ultime crisi bancarie, ultime (speriamo!), di una lunga e terribile serie, è emblematico. Si tratta di crisi circoscritte, si dice, e con un pò d’acqua al posto giusto si spegne l’incendio. Certo dopo le venti e più crisi bancarie degli ultimi anni parlare di crisi circoscritte sembra quasi un ossimoro. Ma nemmeno di questo nelle Considerazioni Finali vi è cenno. Così pesano ancor meno nella considerazione del mondo.
Quest’anno si è condita la comunicazione istituzionale con una buona dose di metafisica economica. Come dovremmo essere e come invece siamo.
L’elenco, come sempre, è lunghissimo e si tratta di fattori tutti strutturali: crescita stagnante, debito pubblico alto, bassa produttività, invecchiamento demografico, fiscalità, reddito di cittadinanza, tecnologia, istruzione, disuguaglianze sociali, migrazioni, pensioni, arretratezza del Sud, etc. Questioni irreversibili con misure ordinarie da quando si sono manifestate e avviluppate nel nostro tessuto sociale ed economico.
Ed in verità, oltre ad essere sotto gli occhi di tutti, esse ormai vanno a minare le fondamenta stesse del nostro vivere quotidiano. Si infrangono, cioè, sulle linee di tendenza delle economie moderne, per quel che si può vedere, ricacciandoci indietro. Una economia che genera così tanti e tali svantaggi va contro i principi stessi di responsabilità, sostenibilità e protezione delle fasce più deboli.
E allora? Come sempre, bisogna dirlo, non ci resta che prenderne atto ancora una volta e rileggere avidamente i documenti consigliati nell’incipit delle C.F. del Signor Governatore, ove possiamo verificare che la sua istituzione ha fatto tutto il possibile nell’interesse della collettività. Si coglie forse un motivo di cruccio nella lunga elencazione dei compiti “ampi, vari e molteplici” svolti dall’Istituto che egli governa, come a dire che la collettività non sembra apprezzare come dovrebbe lo sforzo profuso a suo favore.
Eppure Radio Uno nel trasmettere la diretta delle C.F. ha intervallato le asettiche parole con la vivida, se non turbolenta invettiva di tanti risparmiatori che nelle crisi bancarie ci hanno rimesso un pò di soldi. A Venezia, come a Genova e come ancora capita a Bari. Una piccola novità che il clamore di un solo giorno per le notizie di Radio Koch seppellirà ben presto nelle teche degli archivi Rai, che pure, non è la BBC.
La canonica data di oggi fa da apripista a tutte le esternazioni periodiche delle altre Autorità di protezione e di tutela, quali corpi intermedi tra i cittadini e lo Stato, le quali con eguale saggezza e competenza ci spiegheranno che se tutto va male in fondo non è loro responsabilità. Infatti, in questo mondo anch’esso vario, ampio e molteplice c’è posto per tutto, fuorché per una parola di autocritica.
Cari amici trovo conferma che l’economia e’ davvero una scienza triste. Si dice di tutto e il contrario di tutto. Trovo anche noioso sentire le stesse cose come in un sermone domenicale.Facciamo tanto per i cittadini, per il paese e nessuno apprezza. Forse non vi capiscono perchè si aspettano ben altro dalla Banca d’Italia. Amen.
La Banca d’Italia è un “Istituto di diritto pubblico”. Nella medesima coesistono ancor oggi: un assetto interno formalmente privatistico, una funzione affidatale sostanzialmente pubblica, lo svolgimento di alcune attività d’impresa.
Con l’irrompere sulla scena della BCE, si è prodotta una progressiva mutazione delle funzioni della stessa, specie in materia di vigilanza.
Atteso che le attività svolte dalla Banca d’Italia avvengono nell’interesse economico generale e che uno dei principali ruoli svolti è quello di supporto all’azione di governo in materie riguardanti la politica economica del paese, nelle rituali “Considerazioni Finali di fine maggio” – per i suoi profili istituzionali – dovrebbero essere più rilevanti, le parti riguardanti la disamina degli accadimenti legati all’influenza e alla collaborazione resa alle Istituzioni.
Per quanto ovvio, quindi, eventuali parti delle “C.F.” che evidenzino esclusivamente critiche, bocciature, specifici giudizi di merito o avalli, quasi ponendosi come organo estraneo alle realtà sociali ed economiche contingenti di cui si è anche – seppur marginalmente – corresponsabili, appare abbastanza discutibile, se non proprio ….. gratuito.