Il cielo stellato nell’intradosso della cupola interna della Sacrestia Vecchia, nella Basilica di San Lorenzo a Firenze rappresenta il cielo sopra Firenze, come l’istantanea di una polaroid, con la quale Giuliano d’Arrigo detto Pesello (Firenze 1367-1446) fissa la collocazione delle stelle sopra la città in un giorno preciso, il 4 luglio 1442, unendole con i segni dello Zodiaco.
Non si tratta di una rappresentazione convenzionale di una parte della volta celeste. È una raffigurazione del cielo di quel giorno secondo il vecchio calendario giuliano, la cui data corrisponde al 13-14 luglio del nostro calendario gregoriano, introdotto nel 1582.
La precisione del rilievo astronomico viene ascritta al lavoro di un grande studioso del tempo, Paolo dal Pozzo Toscanelli (1397-1482) che introdusse nuove ed essenziali nozioni di astronomia, grazie alle sue profonde conoscenze della matematica.
Intanto, da un luogo lontano, viaggiatori …
In Cina c’è un luogo chiamato “Il primo passo sotto il cielo”, la “vecchia testa del drago”, il “Finisterrae d’Oriente”, è il punto in cui la Grande Muraglia Cinese incontra il mare del Golfo di Bohai. La città si chiama Shanhaiguan e ha una posizione strategica tra le montagne e il mare. Essa ha anche una impensabile relazione con Firenze. Andiamo però per gradi.
Ricostruire in modo attendibile la storia non è mai cosa semplice, ma tramite Rabbam Sauma, un monaco cristiano mongolo, ambasciatore della Chiesa d’Oriente in Europa, ci è pervenuta una relazione ufficiale sul suo viaggio di ritorno da Pechino a Roma dei primi decenni del 1300.
Nel 1338 Benedetto XII aveva inoltre ricevuto alcuni rappresentanti cinesi ad Avignone, dove il Papato si era trasferito da Roma.
Alcuni decenni più tardi, nel 1371 (in Cina regnava la dinastia Ming), vi è notizia di una missione cinese di ambasciatori e diplomatici che si svolse tra le città conosciute in lingua cinese come Lumi (Roma) e Fulin (Firenze).
Nel 1500 il geografo e teologo Giovanni Lorenzo D’Anania, autore del “L’Universale fabrica del Mondo, ovvero Cosmografia”, racconta del suo incontro di alcuni anni prima a Napoli con un cinese e della presenza di mercanti e viaggiatori cinesi nella città portoghese di Lisbona.
Insomma nei secoli 14^ e 15^ i contatti della Cina con l’Europa e soprattutto con l’Italia, per quanto straordinari e quindi meritevoli di cronaca, erano alquanto frequenti.
Come ci vedevano allora i cinesi
Viaggiatori orientali tra Roma e Firenze ci hanno anche lasciato le loro osservazioni, secondo una realistica, ma anche divertente prospettiva.
“A differenza che in Cina le loro case sono di mattoni, la gente fa il vino con l’uva, gli strumenti musicali includono clarinetto, violino e tamburo. Il re locale veste di rosso e di giallo e avvolge il capo in sete dorate. Ogni anno a marzo il Papa va al tempio seduto su una portantina rossa trasportata da religiosi e circondato da ministri vestiti in colore verde e porpora, a cavallo.
I piccoli reati sono puniti con decine di frustrate. I crimini più gravi fino a duecento frustate. Per i reati capitali la pena di morte, di solito per annegamento. Gli Stati pontifici sono piuttosto pacifici. Le dispute minori si risolvono con guerre di parole o lo scambio di messaggi diplomatici. Per conflitti seri però sono pronti a scendere in guerra.
Coniano monete d’argento e oro, ma senza il buco che noi usiamo per legarle con la corda per contarle. Sulla moneta è impressa l’effigie del re con il suo nome e il titolo. La terra di Fulin commercia in oro, argento, perle, vestiti, cavalli, olive e uva”.
Paolo, Cristoforo e l’Osservatorio di Arcetri
La lettera, secondo lo storico cinese Wang Tai Peng, docente di Storia all’Università di Vancouver, apre eccitanti interazioni intellettuali tra la Firenze rinascimentale e la Cina dei Ming.
Nella Biblioteca Colombiana di Siviglia sono conservati i carteggi di Cristoforo Colombo e tra questi c’è la lettera che l’astronomo fiorentino Paolo Dal Pozzo Toscanelli inviò al grande navigatore, riferendogli di una lunga conversazione avuta con un ambasciatore cinese. Egli era stato ricevuto nel 1439 da Papa Eugenio IV in Santa Maria Novella, a Firenze, durante il Concilio per il tentativo, fallito, di ricomposizione dello scisma tra le chiese d’Oriente e Occidente.
Per due anni, durante il Concilio, 800 intellettuali orientali si ritrovarono a Firenze. Come scrisse il grande umanista e filosofo Marsilio Ficino, Cosimo de’ Medici si convinse della necessità di un ritorno agli antichi valori spirituali e politici allargando l’orizzonte della conoscenza all’Oriente, e considerando la Cina “un modello per noi latini non solo per le sue grandi ricchezze, ma anche per i suoi eruditi scienziati, filosofi e astronomi”.
Saranno proprio i cinesi, con le loro conoscenze cartografiche e il calendario delle fasi lunari più accurato, a ispirare i disegni di Paolo dal Pozzo Toscanelli per la realizzazione dell’affresco rappresentante un cielo stellato nella volta della Cappella della Sagrestia Vecchia nella Basilica di San Lorenzo.
L’affresco fu studiato a lungo dal professor Giuseppe Forti, direttore dell’Osservatorio di Arcetri. Più di recente dallo stesso osservatorio astronomico lo scienziato e astrofisico Fabrizio Massi ha avanzato l’ipotesi che esso rappresenti il cielo di Firenze così come ricostruito da Shanhaiguan, cioè da quella lontanissima città cinese in estremo Oriente e arrivato a Paolo Dal Pozzo, che lo passò al pittore incaricato della volta di San Lorenzo.
Il mistero non è ancora svelato, ma addirittura è come se fosse doppio. Lo stesso affresco si trova infatti anche all’interno della Cappella dei Pazzi in Santa Croce.
Misteri cinesi o globalizzazione ante litteram? O forse in Cielo sono scritte di noi più storie di quante ne conosciamo sulla Terra, e molto di ciò che vogliamo leggere come nuovo è già accaduto in passato.