Davide scaccia Golia
Da recenti articoli di stampa apprendiamo delle difficoltà delle due principali banche tedesche e di una loro possibile fusione.
Queste informazioni seguono la notizia, forse ancora più interessante, dell’estromissione della seconda e storica banca teutonica (Commerzbank) dal principale indice azionario di Francoforte il Dax a beneficio di una società “fintech” di pagamenti digitali. Golia sconfitto da Davide?
Già alla fine del secolo scorso (quando l’euro era ancora una moneta “virtuale”), un vero e proprio “mantra” tendeva a perpetuare la tesi per cui le tecnologie on line avrebbero indotto le banche a superare nel volgere di brevissimo tempo il modello di business tradizionale, considerata l’imminente e illimitata possibilità di usufruire dei servizi di pagamento e finanziari sul web.
Una conseguenza rilevante sarebbe stata il miglioramento del grado di efficienza dei sistemi informativi e il forte e progressivo snellimento delle reti di filiali (e consulenti finanziari).
La storia successiva è nota: le strategie di crescita operativa degli istituti bancari, contrariamente a quanto preconizzato, si sono basate più sulla presenza fisica e che su quella “digitale”.
Anche oggi, ad esempio, Commerzbank scrive sul proprio sito, con una punta di malcelato orgoglio, che “ha una delle reti di filiali più capillari tra le banche private tedesche” (per completezza di informazione ci sarebbe da rammentare che l’intermediario ha costi di funzionamento che incidono per l’80 per cento sui ricavi).
In alcuni paesi del sud Europa c’è stata addirittura una “corsa agli sportelli” da parte delle banche, che ne hanno incrementato il numero, financo dopo lo scoppio della crisi finanziaria.
Solo da pochi anni è stato avviato un più deciso processo di ridimensionamento delle reti distributive, che però appare ispirato soprattutto a logiche difensive piuttosto che innovative.
Storia e Scienza
I cambiamenti tecnologici, pure all’ordine del giorno da tempo, non sembrano aver finora influito molto sulla propensione all’innovazione degli istituti bancari.
Si può provare a trarre da tali vicende un paio insegnamenti, non certamente nuovi, ma utili da ricordare, chiedendo aiuto alla ricerca storica e alla biologia evolutiva, in particolare, alle tesi di Jared Diamond (autore del noto libro “Armi, Acciaio e Malattie”, 2014, Einaudi Editore che spiega le ragioni del difforme sviluppo che ha connotato le diverse aree geografiche del mondo) e di Charles Darwin, lo scienziato ottocentesco dell’Origine della specie.
Diamond, per far comprendere l’impatto sulle vicende storiche delle differenziazioni tecnologiche e culturali tra le civiltà, descrive casi emblematici; ad esempio, sono illustrate le cause per cui il conquistador spagnolo Francisco Pizarro con soli 168 soldati e una dozzina di archibugi riuscì, in pochi giorni, a sconfiggere il monarca Inca Atahualpaa capo di un potente impero di milioni di sudditi e difeso da un esercito di ben 80 mila guerrieri.
Una delle ragioni della repentina sconfitta di Atahualpa, oltre alla diversa disponibilità di tecnologia bellica, fu la mancanza di strumenti che consentissero al monarca Inca di acquisire e interpretare correttamente le informazioni sull’avversario, apparentemente debole giacché costituito da un drappello di pochi uomini, ma fortemente determinato.
Due insegnamenti e un dubbio
Insegnamento n. 1:
in caso di cambiamenti provenienti dal mondo esterno, le strategie fondate su modelli tradizionali, per quanto collaudati, non sono sufficienti a garantire la sopravvivenza, nemmeno nel brevissimo periodo, se non si possiedono gli strumenti per comprendere i pericoli e le opportunità che possono nascere dagli elementi innovativi dell’ambiente in cui si opera.
Un’altra delle opinioni riportate nel libro di Diamond è che i grossi mammiferi africani ed euroasiatici sopravvivono ancora oggi perché sono vissuti per lungo tempo a contatto con gli uomini ed hanno imparato gradualmente ad averne timore. La “mega fauna” è, invece, sparita in regioni come le Americhe o l’Australia, dove l’uomo è arrivato più tardi. Lo sterminio di tali specie animali è dovuto, secondo Diamond, alla più recente presenza umana, dalla quale essi non hanno fatto in tempo a imparare a difendersi.
Insegnamento n. 2:
“too big to fail” o “too big to survive”? Probabilmente non è vera ne’ l’una ne’ l’altra proposizione. E’ infatti sufficiente ricordare l’ammonimento di Darwin:“it is not the strongest species that survive, nor the most intelligent, but the ones most responsive to change…”.
Ogni riferimento alla notizia, accolta invero freddamente dal mercato, delle nozze di Commerzbank con Unicredit è puramente casuale. A proposito, Unicredit sul proprio sito dichiara di avere circa 10.000 filiali, di cui 4.000 in Italia!
Invero, non si capisce UniCredit che se ne fa di Commerzbank. Come si evidenzia nell’articolo una rete filiali di entrambi da epoca jurassica. Poi l’accrocco di far fondere HVB di Monaco con Commerzbank poichè i tedeschi non desiderano una acquisizione diretta da parte della banca italiana per la quantità di titoli di Stato che UniCredit ha in portafoglio. L’aspetto di mercato è il più inquietante. Ciò che stupisce è che la presenza di UniCredit è dispersa in tante nazioni, grazie alle policy del tempo che fu, volute da Profumo. Ora anzichè rafforzarsi in Italia, dove ha poco più del 10 per cento del mercato, va a fare shopping in Germania. Ma a noi Italiani e soprattutto alle imprese che ne viene ? Saremo contenti perchè abbiamo creato un campione nazionale ma non da noi bensì in terra teutonica ?Non è un bell’inizio per le banche italiane nel mercato delle fusioni in Europa prossimo da venire.