Volevo riprendere un’immagine che fosse la sintesi dell’opera fotografica di Franco Zecchin, esposta nella personale dal titolo Continente Sicilia, aperta presso il cantiere della Zisa fino al 16 giugno, per iniziativa di Letizia Battaglia.
Così ho puntato l’obiettivo su un particolare di una delle foto più drammatiche. E l’ho messa in capo a questo breve pezzo. È il volto della figlia di una vittima di mafia che si riflette rovesciato nella pozza del sangue di suo padre.
Non so se riuscirò a dare un pugno nello stomaco di chi la guarderà, ma sappia che è proprio questa la mia intenzione. Mollargli un pugno fotografico.
La foto-pugno, che spiazza, che fa barcollare, che quando ti riprendi, ti si è conficcata nella mente per sempre. La foto simbolo di una tragedia continua, individuale e collettiva. Di un popolo che dei suoi mali non si libera.
Franco è la fotografia fatta dramma, con scatti unici, che sanno ben mescolare – documentandola – la realtà vista e vissuta nell’isola durante la lunga attività svolta per il giornale L’Ora.
È etica e estetica dell’immagine. Forma d’arte civile. Educativa. Sublime. Vi riesce non solo fissando scene di mafia, ma anche peculiarità nascenti o morenti in una Sicilia, che la memoria ha, in tutto o in parte, rimosso.
Documentazioni da vedere e rivedere, che inducono a soffermarsi sui dettagli, per riscoprire identità dei personaggi, per costatare il perdurare di antiche abitudini e la definitiva dissoluzione di altre.
Non mancano anche scatti che immortalano eventi che lasciano percepire l’ironia che ha sempre caratterizzato la Sicilia di provincia.
Visionare la mostra è come leggere le pagine di un diario, del ventennio siciliano che va dal 1975 al 1994. Un diario dove sono annotate, oltre a tante tragedie, anche testimonianze di partecipazioni e di proteste di una “società civile” oppressa, ma assetata di giustizia.
Palermo, da qualche tempo, offre ai suoi abitanti l’opportunità di poter visitare una serie di eventi di particolare spessore culturale. La mostra di Zecchin è una di queste imperdibili occasioni, come ha scritto sul suo profilo FB l’amica Enza Bertuglia:
“Oggi pomeriggio sono andata ai Cantieri culturali alla Zisa a vedere la mostra fotografica di Franco Zecchin, al Centro internazionale di fotografia. Che dire? sono rimasta totalmente presa da quelle immagini cariche di una forza comunicativa impressionante. Più di 90 foto b/n e non una banale, non una superflua, non una scontata su una Sicilia messa a nudo lungo un arco di oltre un ventennio, dagli anni ’70 agli anni ’90. E’ raro potere vedere una mostra con tante foto che coniugano in modo perfetto tecnica di ripresa e forza espressiva, tecnica di stampa e toni in equilibrio con l’immagine … Se mai ce ne fosse stato bisogno, mi sono convinta ancora di più che le corde più profonde del sentire vibrano con il b/n!”
Buona luce a tutti!
Franco Zecchin nasce a Milano nel 1953, si trasferisce a Palermo nel 1975, dove diventa fotografo professionista. Nel 1977, con Letizia Battaglia, crea il primo centro culturale per la fotografia situato nel Sud Italia e nel 1980 è fra i fondatori del Centro Siciliano di Documentazione “Giuseppe Impastato”. Nel 1988 diviene membro dell’Agenzia Magnum e sue foto fanno parte della collezione dell’International Museum of Photography di Rochester, del MOMA di New York e della Maison Europèenne de la Photographie di Parigi. Oggi vive in Francia.