Home Mediterraneo Pocahontas contro Trump

Pocahontas contro Trump

1552
0
Tempo di lettura: otto minuti. Test leggibilità **.
Un capitalismo sociale di mercato?

Elizabeth Warren, la combattiva senatrice del Massachusetts, potrebbe essere il prossimo candidato democratico alla presidenza degli Stati Uniti se lo spostamento a sinistra della base democratica continuerà ai ritmi attuali.

La base elettorale più giovane del partito è ormai in gran parte su posizioni neo-socialiste ben rappresentate da Bernie Sanders che, per ragioni di età (avrà 79 anni nel 2020), potrebbe passare la mano alla prossima tornata delle primarie democratiche. Potrebbe però far avere alla Warren il suo endorsement.

La senatrice è spesso oggetto dello scherno di Trump che le si riferisce con il nomignolo di Pocahontas, l’eroina mito delle origini dell’America, aggiungendo a mezza voce “the bad version”.

La Warren si è infatti volontariamente sottoposta a un test genetico per verificare la sua ascendenza nativa americana, da lei da tempo dichiarata, ma messa in discussione dai suoi avversari.

In effetti il test sembrerebbe far risalire le origini della Warren tra la sesta e la decima generazione nella genealogia della famiglia. Una vicenda che prova quando si sia indurito, guastato e personalizzato il dibattito politico nella più grande democrazia del mondo.

Alcune recenti uscite della Warren sul capitalismo hanno però meravigliato l’opinione pubblica. Dopo le sue dichiarazioni e un suo articolo sul “Wall Street Journal” molti si sono domandati se non stia correndo troppo in soccorso del capitalismo o se abbia annacquato i progetti per condurlo a forte contenimento.

Forse c’è anche la ricerca di voti moderati. In realtà la Warren non combatte il capitalismo in sé, ma un certo tipo di capitalismo, cioè il blocco monopolistico-azionario, rappresentato da Wall Street e dalle grandi corporation monopolistiche.

Un capitalismo che non è l’unica forma che la storia ci ha consegnato. Il modello renano, per esempio, non dispiacerebbe alla senatrice del Massachusetts che vede nella cogestione delle imprese una possibile soluzione alle storture del sistema acuitesi dopo la grande recessione e l’avvento delle grandi organizzazioni su Internet.

La Giovanna d’Arco del capitalismo?

Mentre gran parte dell’azione della sinistra americana negli ultimi mesi si è sviluppata all’insegna di un rinnovato entusiasmo per il socialismo, la senatrice Elizabeth Warren si è attestata su una posizione differente.

Elizabeth Warren rffigurata dal cartoonist del “New Yorker.”

Nelle sue riflessioni ci sono due proposte forti per la riforma del mondo del business.

Una è quella contenuta la proposta di legge, denominata Accountable Capitalism Act, che imporrebbe alle maggiori società di riservare ai rappresentanti dei dipendenti il 40 per cento dei seggi nel consiglio di amministrazione. La proposta intende essere un antidoto alla pratica dello shortism delle più grandi imprese e alla discrezionalità con cui gli amministratori delegati prendono decisioni che arricchiscono loro e gli azionisti a spese dei lavoratori e dell’azienda.

La seconda delle sue proposte è ciò che la Warren chiama l’Anti-Corruption e Public Integrity Act, un disegno di legge che mira a rimuovere la dilagante corruzione a Washington.

La Warren ha sferrato un attacco frontale al lobbismo, chiedendo il divieto a vita per i civil servant federali (incluso il presidente, i membri del Congresso e i segretari di gabinetto) di trasformarsi in venditori di influenze stipendiati dalle corporation.

La sua argomentazione è che il lobbismo mina il funzionamento dei mercati, consentendo alle corporation di esercitare un controllo estensivo sulla legislazione e di utilizzare il governo per abbattere i concorrenti.

Franklin Foer direttore di “The Atlantic” ha discusso con la Warren le sue recenti prese di posizione e ne è uscita un’intervista, pubblicata sul periodico di Boston, di cui riportiamo di seguito i passi principali. Ne esce un quadro interessante, anche per le nostre condizioni.

I mercati producono valore

Franklin Foer: I banchieri d’investimento, che hanno bambole voodoo che ti personificano, potrebbero essere un po’ sorpresi dalla tua recente dichiarazione di essere “capitalista fino all’osso”. Cosa intendevi?

Elizabeth Warren: Credo nei mercati e nei benefici che possono produrre quando funzionano bene. I mercati regolati possono produrre un enorme valore. Gran parte del lavoro che ho svolto — dal Consumer Financial Protection Bureau alla mia legge sugli apparecchi acustici — ha l’obiettivo di far funzionare i mercati per le persone, non per una manciata di azionisti che ne spremono tutto il valore. Credo nella concorrenza.

Foer: A quale scopo?

Warren: I mercati creano ricchezza. Okay? Torniamo un attimo ai principi basilari del mercato. Quando insegnavo diritto commerciale, il primo giorno di lezione mi toglievo l’orologio e proponevo alla classe di acquistarlo. Suggerivo un prezzo di $ 20. Quindi chiedevo agli studenti: qual è per voi il valore di questo orologio? Gran parte della classe rispondeva $ 20. Ma questa non era la risposta giusta. Tutto ciò che sappiamo è che l’acquirente è disposto a scambiare una banconota da $ 20 con l’orologio. È invece esattamente l’inverso. È il venditore che preferisce avere la banconota da $ 20 che l’orologio. Ora, la maggior parte della gente pensa che il beneficio dei mercati sia questo: mi prendo la banconota da 20 $, ottimo, che valuto di maggior valore dell’orologio, mentre tu prendi l’orologio che hai stimato più della banconota da $ 20. Guarda che qui c’è un enorme valore in eccesso. Forse volevi quell’orologio perché completava la tua favolosa collezione di orologi o perché avevi un disperato bisogno di un orologio o perché era così sexy che saresti stato disposto a pagare anche centinaia di dollari. Tu hai ottenuto il valore che cercavi, e io, avevo veramente bisogno di quei $ 20. Ecco come i mercati creano valore.

Foer: Nella tua descrizione dell’orologio e della banconota, i mercati funzionano bene.

Le regole sono indispensabili

Warren: Certo che funzionano. Il problema sorge quando le regole non sono applicate, quando i mercati non sono campi da gioco neutri e tutta quella ricchezza viene convogliata in una direzione. Ad esempio, fino al crollo finanziario, c’erano molti mediatori ipotecari che vendevano mutui.
Wow! Sono diventati supericchi. Le famiglie pensavano di comprare un prodotto che potevano permettersi e di cui capivano le condizioni. Però molti di loro hanno perso tutto. Questo era un mercato che chiaramente non stava funzionando. La prima cosa che ha fatto l’Ufficio per la protezione finanziaria dei consumatori (Consumer Financial Protection Bureau), dopo il suo insediamento, è stato quelle di introdurre nuove regole in merito ai mutui. Non perché volesse controllare il mercato dei mutui, ma perché il mercato potesse funzionare. Guardiamo alle regole. Queste fondamentalmente dicono che puoi competere, ma devi essere molto chiaro sulle cose sulle quali stai gareggiando. Le informazioni devono essere chiaramente collocate sui documenti e tutte nella stessa posizione, così le persone possono mettere i moduli uno accanto all’altro e vedere cosa c’è di diverso.

Foer: Spesso, sembra che tu non stia davvero criticando il comportamento dei mercati, ma descrivendo azioni di furto e frode.

Warren: Esattamente. Il furto non è il capitalismo. Giusto?

Foer: C’è stato un momento in cui il capitalismo in America ha funzionato?

Warren: Ci sono momenti in cui alcune parti dei mercati hanno funzionato meglio. Guardiamola in questo modo. Nel periodo 1935-1980 c’è stata molta più enfasi sul potere dei lavoratori e dei sindacati. L’adesione ai sindacati stava aumentando. C’era una regolamentazione più forte dei mercati, una maggiore applicazione delle leggi antitrust. La Securities and Exchange Commission era appena stata creata ed era come un poliziotto di quartiere. Il Glass-Steagall veniva applicato severamente, la FDIC era entrata in vigore (ente governativo di controllo della solvibilità delle banche e di tutela dei risparmiatori). E se si guarda bene, il PIL, in America, è salito del 90% dal 1935 al 1980 e il 90% della popolazione ha ottenuto il 70% di tutta la nuova ricchezza.

La tragedia degli anni ottanta

Foer: Cosa dici della natura umana? Abbiamo questa innata inclinazione allo scambio e al commercio. Eppure, il mercato fa emergere anche un’innata tendenza all’avarizia e all’avidità.

Warren: La metterei in modo diverso. C’è sempre qualcuno che vorrà controllare le cose. La questione è quella di avere buone regole e un poliziotto efficace per far rispettarle.

È qui che la ruota ha iniziato a perdere pezzi a partire dagli anni ’80. Si tratta di una questione politica. Non è un problema di mercato.

Ci sono stati anni di regole non perfette, ma ben applicate che hanno funzionato abbastanza bene. Poi sono arrivati gli anni ’80 con il lobbismo di ricchi ben collegati ai politici e le regole hanno iniziato a cambiare, iniziando a pendere verso i ricchi e i potenti. Solo un po’ di più. La loro applicazione è diventata sempre più debole. Ricordi la narrazione che iniziò negli anni ’80 sulla deregolamentazione e i vantaggi che avrebbe portato all’America? Capisco che nessuno vuole rispettare i regolamenti stupidi. Ma la deregulation è diventata una parola in codice per “licenziare i poliziotti”. Non i poliziotti di Main Street, i poliziotti di Wall Street.

Foer: Gli anni ’80 sembrano essere il momento della tua personale trasformazione politica. Giusto?

Warren: Sì. Non voglio però esagerare, perché la verità è che non ero molto attiva politicamente. Ero sensibile e interessata alle idee economiche e a quello che stava succedendo alle famiglie dei lavoratori. Questa è stata la motivazione che mi ha spinto verso la politica sin dalla prima volta, diventando attivista dei consumatori

Foer: Ma ha cambiato la tua analisi del capitalismo?

La carta della governance

Foer: Quando pensi di poter implementare le nuove strutture previste dal tuo Accountable Capitalism Act, volte a creare un nuovo assetto federale per il controllo delle società ?

Warren: Si tratta di prendere la struttura attuale e farla funzionare meglio. Ogni azienda in America è registrata da qualche parte.

Le grandi banche del paese sono registrate a livello federale. La carta della governance è il luogo in cui risiedono le regole. Per decenni ci sono state restrizioni su quello che le aziende possono fare e indicazioni su cosa devono fare. Trimestrali, riunioni annuali degli azionisti ecc. Quello che propongo è di modificare tali regole per le società plurimiliardarie.

Il PIL continua a salire, la produttività a crescere, ma i lavoratori rimangono indietro e il divario è diventato enorme. L’84 percento della ricchezza nel mercato azionario va al 10 percento della popolazione. La metà degli americani non possiede alcuna quota azionaria e non partecipa alla distribuzione della ricchezza. Nemmeno un’azione. Nemmeno in un piano pensionistico. Una parte enorme del valore creato dalle società viene indirizzata verso gli azionisti. C’è stato un tempo in America in cui la ricchezza era condivisa tra coloro che avevano contribuito a produrla. I lavoratori e gli investitori. Questo non succede più oggi.

Foer: In quello che dici si vede l’influenza del lavoro di Louis Brandeis sulle cause sociali dell’economia. Brandeis aveva una visione di come l’economia potesse essere strutturata diversamente quando venivano applicate le regole. Ha favorito il piccolo commercio. Nella tua visione, chi viene favorito? Ci sono forze sul mercato che ritieni siano state ingiustamente imbrigliate che vuoi vedere liberate dalle catene?

La concorrenza

Warren: Sì. Perfetto. La concorrenza è la soluzione. Amo la competizione. Voglio vedere avviare una start-up per chiunque abbia una buona idea, dandogli la possibilità di entrare nel mercato e provare. Questo è ciò che è più mi interessa. In questo momento ci sono così tante persone che contestano le mie riforme e altre che affermano di essere a favore del business. Loro non lo sono in realtà. Sono pro-monopolio. Sono pro-concentrazione, sono per qualcosa che schiaccia la concorrenza. È qui che la politica e l’economia interagiscono. Una volta che un’impresa sale di scala tende a utilizzare queste risorse per influenzare il governo, per tagliare le gambe ai concorrenti così che nessun altro si possa arrampicare nella scala sociale. Voglio assicurarmi di avere una serie di regole che consentano a chiunque abbia un’idea valida e competitiva di entrare nel gioco.

Foer: Quale pensi che sia lo stato del capitalismo americano?

Warren: Mi preoccupo sia per il capitalismo che per la democrazia. Una volta tutti credevano che le persone che lavorano duramente e giocano secondo le regole abbiano la possibilità di costruire una vita in sicurezza e che i loro figli staranno meglio di loro. Oggi quel sogno si scontra con una realtà molto dura: il mondo funziona meglio per un numero sempre più piccolo di persone.

Foer: Al momento, a sinistra, si parla molto di socialismo, che sembra un po’ lontano da quello che tu dici del capitalismo.

Warren: Ripeto. Adoro la concorrenza che deriva da un mercato che ha regole decenti. Adoro la legislazione che incoraggia chiunque abbia una buona idea a cimentarsi in una propria attività.

Foer: Quando Franklin Roosevelt parlava della crisi del capitalismo, vedeva emergere alternative che non gli piacevano e ne fece argomento per parlare al paese, per dire “Guardate, abbiamo bisogno di queste riforme per salvare il sistema, al fine di evitare che accada qualcosa di pericoloso, qualcosa che va in un’altra direzione “.

Warren: Okay. Tu porti la discussione a diecimila metri di altezza, il che è fantastico, ma la mia argomentazione è molto più concreta. Dobbiamo fare in modo che il capitalismo funzioni per le famiglie e dobbiamo fare in modo che la democrazia funzioni per le famiglie. Non è questione di alternative, sto solo dicendo che le famiglie vivono in questa precisa economia. Un mercato azionario in crescita non è utile per la metà degli americani che non possiedono una sola quota di azioni. L’aumento della produttività, che non si traduce in aumenti salariali per le persone che effettivamente svolgono il lavoro, non sta creando un futuro migliore. I costi che salgono alle stelle per l’istruzione, l’assistenza sanitaria e l’alloggio immiseriscono le famiglie che stanno lottando con salari bassi.

Foer: Trovo interessante che tu abbia usato frequentemente la parola democrazia in connessione con tutto questo.

Warren: Ecco di cosa si tratta. O hai un’idea e vuoi entrare nel mercato e allora hai bisogno di un mercato competitivo, oppure sei un dipendente e vuoi essere in grado di negoziare la tua prestazione, vuoi avere un po’ di potere contrattuale per ottenere una quota del valore che produci. Questa è partecipazione, ma è anche costruzione della democrazia. Quando Big Pharma arriva a Washington e ottiene una legge che dice che il governo federale non può negoziare i prezzi dei farmaci, allora la democrazia non funziona per le famiglie. Quando le grandi compagnie [del carbone] possono ottenere una nuova regolamentazione dall’EPA, che aumenterà il pulviscolo nell’aria e innescherà oltre 100.000 morti premature, allora la democrazia non funziona più per il popolo americano. Quindi hai ragione. Tutto ciò su cui sto lavorando è dare agli individui l’opportunità, la libertà di partecipare a questa economia e alla governance di questo paese.

Previous articleL’Europa e l’ipocrisia dei paradisi fiscali
Next articleCredibilità, competenza e sfide della comunicazione scientifica

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here