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Ad un certo punto gli ho chiesto: “Maestro, mi fa una foto?” Prima mi ha guardato interdetto, poi mi ha detto: “E perchè dovrei farti una foto?” Quindi ha capito ciò che intendevo e mi ha assecondato. Persona splendida!
E così mi sono montato la testa e anch’io ho fotografato lui e le sue foto.
Ferdinando Scianna (Bagheria, 4 luglio 1943) è uno dei maggiori fotografi e fotoreporter contemporanei. È stato il primo italiano a far parte (1982) dell’agenzia fotografica internazionale Magnum Photos. Il suo successo è attribuito alla capacità di creare un immaginario inedito, che unisce ogni genere fotografico al reportage.
Alla capacità di documentare attraverso le immagini, Scianna associa quella di evocare temi legati alla letteratura, al viaggio, alla memoria. Commentando i suoi scatti, ha detto: «Per me la fotografia è inventare, nel senso assolutamente etimologico del termine, che vuol dire trovare. E’ un esercizio del leggere, non dello scrivere».
L’evento alla Galleria d’arte moderna di Palermo ha avuto risonanza nazionale. L’inaugurazione è stata accompagnata dalla lectio magistralis tenuta dal maestro al Dipartimento Culture e Società dell’Università di Palermo e dall’intervista rilasciata al Teatro di Santa Cecilia a Denis Curti, curatore della mostra.
Nell’intervento all’Università, Scianna ha voluto mostrarsi nel personaggio del “grande vecchio”. Ha ricordato ai presenti di essere bonariamente quel nonno che racconta tante storie che affascinano tutti i nipotini.
Nell’intervista di Curti ha, invece, sviluppato temi di taglio più giornalistico, ampliando i ricordi di affermati colleghi che ha avuto modo di frequentare. Primo fra tutti Henry Cartier Bresson, suo maestro, mentore e grande amico.
Invece che tentare un riassunto per quanto minimo, preferisco fare rinvio ai filmati che ho avuto l’opportunità di approntare: https://youtu.be/LHytSbBrmMQ e https://youtu.be/2761vsqQafY.
Mi piace invece soffermarmi sulla figura umana di Scianna, che ha visibilmente suscitato ammirazione e affetto negli intervenuti.
La serenità dello sguardo e l’accondiscendenza a ogni domanda hanno dimostrato la normalità di approccio agli altri del vero maestro. Presumo che le manifestazioni di simpatia e di apprezzamento gli abbiano procurato nell’intimo molto piacere, riportandolo a immergersi nel suo contesto natio.
In chiusura, Scianna ha rivolto belle espressioni di riconoscenza a un suo vecchio professore (1), nonno di una spettatrice che sedeva in prima fila. È stato un limpido esempio del lascito di ogni buon insegnamento nella vita di tutti gli alunni, per talentuosi e di successo che siano.
Ascoltare Scianna è istruttivo non solo per chi è un appassionato della fotografia, ma anche per l’instacabile anedottica, che, pur esposta con divertente ironia, induce chiunque a riflettere.
Molte sue apparenti dissacrazioni costituiscono efficaci spunti, in quanto, “disossano” le enfatizzazioni di molti miti. La semplicità apparente dei suoi discorsi nasconde una profonda cultura, non limitata alla sola arte fotografica.
Quanto all’antologica, allestita in maniera magistrale per quanto in uno spazio forse troppo angusto, ho ribattuto ad alcune critiche con riguardo a certi asseriti difetti espositivi.
Io ho interpretato l’addensarsi di tante immagini come il desiderio di offrire ai visitatori la possibilità di entrare nella mente di Ferdinando, piena di visioni, ricordi, racconti in una continua sequenza di collegamenti e rimandi. Ho percepito tutto ciò come le “sue sinapsi”! Concentrandosi su ogni singola foto, si poteva agevolmente percepire estetica, periodi creativi, mode, tendenze, tecniche della sua arte.
Ricordo di aver incontrato un ritmo simile proprio nell’antologica di Cartier Bresson all’Ara Pacis di Roma di qualche anno fa. Il mio coinvolgimento fu tale che, nel vedere le immagini a colori proiettate in un visore, riuscivo a trasformarle nella mente in immagini in bianco e nero, leggendone i tratti, le linee, i tagli.
Lo sforzo che si chiede all’osservatore non è solo quello di lasciarsi andare alle emozioni, ma anche di adeguarsi al linguaggio dell’artista, che è frutto di scelte spesso molto articolate. Quelle di Scianna rappresentano le contraddizioni e le complessità dei nostri tempi con abilità e sensibilità estreme.
La mostra resterà aperta fino al 28 luglio.
Buona luce a tutti!
(1) Il nonno in questione era il Professor Cavaliere Domenico Enrile, Preside. La foto era stata scattata da Pietro Piraino Papoff, compagno di classe ed amico di Scianna.