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Infrastrutture verdi e equità sociale

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Il verde urbano e la società di domani

Le infrastrutture verdi stanno ricevendo crescente attenzione internazionale come mezzo per migliorare le prestazioni ambientali e la vivibilità delle città. Ciò avviene grazie all’ampia gamma di servizi ecosistemici che il verde urbano può fornire.

Tra questi, è bene ribadirlo, troviamo vari benefici. Tanto per citarne alcuni, si hanno: modulazione delle temperature ambientali, riduzione del deflusso delle acque piovane, intercettazione dell’inquinamento da particolato, sequestro del carbonio, attenuazione dell’inquinamento acustico e promozione della diversità biologica.

Questi servizi ecosistemici sono stati anche collegati al più ridotto consumo di energia, al miglioramento della salute pubblica, a una maggiore produttività economica, al miglioramento dei rapporti sociali, alla riduzione della criminalità e al generale aumento della percezione dei luoghi.

È perciò importante avere strategie di crescita che includano la presenza del verde nei nuovi progetti (vedi ad es. City Life a Milano). Questi devono essere pensati non solo per adattare le nuove urbanizzazioni agli impatti del cambiamento climatico, ma anche con riguardo agli effetti sulla società futura che, lo sottolineo, si costruisce adesso.

Le infrastrutture verdi possono potenzialmente limitare alcune delle conseguenze non previste della densificazione urbana.

Effetti del verde sulla densificazione urbana

Nello specifico, l’aumento delle densità residenziali spesso significa meno vegetazione, copertura delle superfici (soil sealing o impermeabilizzazione) e temperature più elevate (a causa del traffico veicolare, del condizionamento degli edifici e dell’assorbimento e riemissione di calore da parte loro e delle pavimentazioni). Questi effetti colpiscono, con più frequenza, le fasce sociali cosiddette “più deboli”.

Questi elementi si combinano per aumentare la frequenza e l’intensità delle ondate di calore, esacerbando la vulnerabilità dei cittadini, con conseguenze deleterie per la salute umana e il benessere.

Tuttavia, il raffreddamento ottenibile con la realizzazione di adeguate infrastrutture verdi è incoraggiante. Le evidenze scientifiche suggeriscono che l’aumento della copertura della chioma degli alberi fino al 5% può ridurre le temperature diurne fino a 2/3 °C.

Alcuni studi riportano che parcheggi densamente verdi possono raggiungere un raffreddamento in-situ fino a 7 °C. Pareti e tetti verdi possono determinare un raffreddamento fino a 8 °C. E spazi verdi anche di poche migliaia di metri quadrati sono in grado di ridurre le temperature di diversi gradi.

Tale raffreddamento può tradursi in una riduzione dei consumenergetici, soprattutto nelle città con climi più caldi, con risparmi monetari quantificabile in miliardi di euro. Alcuni autori, ad esempio, hanno calcolato che la domanda di elettricità nelle città aumenta del 2-4% per ogni grado in più di temperatura.

Inoltre, laumento del verde urbano può ridurre la mortalità durante le ondate di calore.

I ricercatori hanno riportato conseguenze sulla salute in diverse città anche con climi diversi. Interessanti appaiono i dati di una ricerca che ha evidenziato che, anche in una città relativamente fresca come Londra, per ogni grado di aumento oltre i 21,5 °C, si sia registrato un aumento della mortalità associata fino al 3% tra giovani e anziani.

Questa colpisce, come evidenziato, i ceti sociali che hanno minor accesso ai servizi e ai benefici del verde. Conseguentemente, affinché essi siano distribuiti equamente, è fondamentale pianificare le nuove aree urbane tenendo nel dovuto conto anche questo aspetto.

Giustizia ambientale

Esiste una lunga letteratura sulla giustizia ambientale.  Essa documenta come le comunità emarginate e vulnerabili (quali gruppi etno-razziali e lavoratori a basso reddito) siano esposte in modo sproporzionato a maggiori danni ambientali (discariche, fabbriche inquinanti e siti contaminati). Esse hanno anche un accesso ridotto ai benefici ambientali, compresi quelli prodotti dalle aree verdi.

Ciononostante il concetto di giustizia climatica è stato utilizzato per tracciare le dinamiche spaziali globali nella distribuzione di beni e danni ambientali solo in tempi relativamente recenti.

Nel contesto urbano, l’ineguale distribuzione delle aree verdi può esacerbare la vulnerabilità dei residenti già svantaggiati.

Purtroppo, il concetto di “equità sociale” non è sempre (per non dire raramente) preso in considerazione nell’attuazione nelle politiche pianificatorie. Esse dovrebbero essere volte alla più sistematica creazione di infrastrutture verdi progettate per combattere gli impatti dei cambiamenti climatici negli ambienti costruiti.

Non è, invece, del tutto compreso e, di conseguenza, messo in pratica, come queste politiche possono modellare le esperienze vissute di popolazioni socio-economicamente svantaggiate anche su scala di quartiere.

E non è giusto che sia così. Perciò, anche se in ritardo, dobbiamo, come già detto in un precedente articolo, studiare e pianificare i complessi rapporti natura-città-uomo.

Se il sogno dello sviluppo “ad infinitum” è impensabile, deve esserlo, invece, quello di uno sviluppo equo e sostenibile

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