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La cosa più intelligente che una città può fare? Piantare alberi
Non c’è dubbio che gli alberi possono rendere esteticamente più attraente una città. Ma non è questo il loro maggior pregio. Un numero crescente di ricerche suggerisce che piantare più alberi nelle nostre città, se ben pianificato, realizzato e gestito, potrebbe salvare ogni anno decine di migliaia di vite – in primis assorbendo l’inquinamento e contribuendo a ridurre gli effetti, talvolta esiziali, delle ondate di calore.
In effetti, una campagna di piantagione di alberi ben mirata potrebbe essere uno degli investimenti più intelligenti che una città “calda e inquinata” potrebbe (e dovrebbe) fare. Il che parrebbe una cosa fondamentale, dato che le aree urbanizzate cresceranno sempre di più consumando suolo ed energia in modo bulimico, aggiungendo circa 2 miliardi di persone in questo secolo. Stanno diventando sempre più calde e inquinate, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, dove si concentrerà la maggior crescita.
Purtroppo, molte amministrazioni continuano a pensare agli alberi come a un semplice ornamento, mentre dovremmo iniziare a pensare agli alberi come a una parte cruciale delle nostre città del futuro. Sono una vera e propria infrastruttura di salute pubblica già da diversi anni.
Invece no, perdiamo tempo e sprechiamo energie in inutili confronti, spesso litigiosi, dettati solo da un’ideologia o da uno spirito di appartenenza (purtroppo politica), che etichettano come sbagliato a prescindere qualcosa che è proposto e realizzato da un “altro”, anziché avanzare proposte basate su dati concreti e scientificamente provati.
Gli alberi salvano vite
Invece gli alberi possono salvare vite in due modi:
1) Assorbono l’inquinamento da particolato prodotto dal traffico veicolare, da centrali elettriche e fabbriche. È un lavoro importante, dato che il particolato può avere effetti devastanti sulla nostra salute e si stima che uccida circa 3,2 milioni di persone in tutto il mondo ogni anno. L’effetto specifico varia da città a città, ma si può affermare, con piena certezza, che qualora si scelgano le specie giuste e le si mettano a dimora nel posto giusto, gli alberi migliorano indubbiamente la qualità dell’aria.
2) Possono raffreddare le aree urbane da 0,5 a 2°C nelle giornate più calde (con punte fino a 5°C); il che è vitale durante forti ondate di calore che ormai non possiamo più considerare anomale. Studi hanno rilevato che ogni grado in più porta ad un aumento del 3% o più della mortalità.
Alcuni interessanti lavori hanno sintetizzato i risultati di ricerche a livello mondiale e hanno presentato alcuni scenari globali.
Si stima che una massiccia nuova campagna di piantagione di alberi nelle 245 più grandi città del mondo, quantificabile in una spesa complessiva di $ 3,2 miliardi di dollari (in media 13 milioni di dollari per città), potrebbe salvare tra 11.000 e 36.000 vite all’anno grazie alla riduzione dell’inquinamento. Essa ridurrebbe anche i decessi direttamente causati dalle ondate di calore (tra i 200 e i 700 annui). Il numero salirà presumibilmente mano a mano che il riscaldamento globale manifesterà appieno i suoi effetti.
Effetti economici
Ma non è tutto. Il raffrescamento delle aree urbane determinerebbe una riduzione della richiesta di energia per l’aria condizionata, stimata fra lo 0,9 e il 4,8%., contribuendo a rallentare il riscaldamento prodotto dai condizionatori. Gli alberi hanno anche grande efficacia nell’intercettare e trattenere l’acqua piovana, senza considerare la produzione di ossigeno e il sequestro di CO2
Quindi piantare alberi non è solo conveniente. È un vero e proprio “affare”. Addirittura, rappresenta uno degli investimenti più redditizi che un’Amministrazione possa fare.
Una campagna di piantagione di alberi ben mirata è, solo considerando l’abbattimento degli inquinanti, conveniente quanto altre strategie per ridurre l’inquinamento, come ad esempio sostituire i vecchi mezzi pubblici diesel.
Ciò detto, il calcolo esatto costi-benefici varia tra città e città e sarà comunque necessario impiegare molte strategie per ridurre l’inquinamento. Gli alberi da soli possono fare tanto, ma non sono mai sufficienti.
Campagne ben mirate
C’è però un problema. La campagna per la piantagione di alberi deve essere ben mirata. E, spesso, questo diventa, nel nostro Paese e non solo, un problema complesso.
Gli alberi migliorano la qualità dell’aria nelle immediate vicinanze. La loro efficacia dipende dalle dimensioni e dalle caratteristiche dell’area e anche dal numero. Una ricerca ha tuttavia dimostrato che la sola addizione di 3.5 alberi/ettaro ha ridotto i problemi determinati dall’asma di circa il 25%. Un’altra ha evidenziato miglioramenti anche nella percezione dello status sociale grazie all’aggiunta anche di pochi alberi nei quartieri.
Ciò significa che le città devono capire quali sono i quartieri che possono maggiormente beneficiare maggiormente di nuovi alberi. Non sono soltanto le aree più densamente costruite, ma anche quelle intorno agli ospedali e alle scuole.
Quanto alle specie più efficienti nel catturare gli inquinanti e sequestrare la CO2, non si può generalizzare, come spesso si accade, con classifiche del tipo le “migliori 10 specie che abbattano gli inquinanti” o, peggio ancora, con articoli che ci indicano “le migliori piante mangia smog”.
Ciò che può assicurare buone “performance ambientali” a Milano, può rivelarsi un fallimento a Napoli e viceversa. Ma anche all’interno della stessa città le situazioni possono essere molto diverse da suggerire scelte ad hoc per le diverse situazioni.
I responsabili della scelta devono anche tenere conto della prevalenza di venti dominanti, della spaziatura degli alberi e del loro naturale habitus vegetativo. Dovranno inoltre capire se saranno in grado di gestirli senza eccessivi input energetici. Inoltre, se l’acqua è scarsa, dovranno considerare le varietà che tollerano la siccità. E dovrebbero anche evitare alberi che possono determinare pollinosi.
Alla luce di questi dati, non si capisce come mai la ricerca sia di base che applicata e indipendente nel settore del verde urbano sia sottofinanziata, mentre sarebbe fondamentale fornire maggiori e inconfutabili dati ai nostri decisori politici.
Ciò aiuterebbe affinché anche il nostro Paese compia quella svolta “ambientalista” che ancora fatica a emergere. A questo proposito c’è anche da dire che, in Italia, l’ambientalismo è spesso impropriamente attribuito a una certa parte politica, quando invece la tutela e il miglioramento dell’ambiente devono essere di tutti e per tutti. Il che ingessa il Paese che, anche a rischio di passare per “cassandra”, pagheremo a caro prezzo nel prossimo futuro.
Un approccio concreto
Oltre a quanto osservato, ci sono anche altri ostacoli. Ci può essere un problema di finanziamento dei progetti. Piantare alberi può essere anche facile – ad esempio attraverso leggi locali e nazionali che impongano l’impianto di un certo numero di alberi in nuovi insediamenti urbani. Ma non è facile reperire i fondi per farlo.
Un sistema potrebbe essere quello delle compensazioni ambientali in caso di nuove urbanizzazioni o per la compensazione delle emissioni, principale causa del cambiamento climatico.
Gli economisti concordano tutti su alcuni punti di fondo. Pensano che dobbiamo stabilire un prezzo per le emissioni di anidride carbonica e che questo prezzo prima o poi diventerà molto alto, ma che le conseguenze economiche di questa politica saranno sopportabili.
L’idea di Stern della London School of Economics (2006), che dovremmo amare le generazioni future quanto amiamo noi stessi, forse è eccessiva. Ma è anche vero che gli amministratori pubblici dovrebbero essere più lungimiranti del mercato privato. Sappiamo come limitare le emissioni di gas serra. Abbiamo un’idea dei costi e del fatto che sono sopportabili. Quello che serve adesso è la volontà politica.
Perciò piantiamo alberi, ma facciamolo nel modo giusto. E non solo perché dobbiamo piantarli! E, una volta piantati, dobbiamo gestirli in modo corretto.
Il fatto che gli alberi sono sempre lì per noi, non significa che dobbiamo possiamo abbandonarli a se stessi. Questo richiede personale adeguato, budget operativi più alti, elevata professionalità e risorse per la ricerca.
Per molti governi locali messi a dura prova dai tagli di bilancio si tratterà di evitare politiche poco lungimiranti secondo le quali gli alberi sono visti per lo più come lusso estetico e non come bene fondamentale per la nostra vita.
Per chi volesse aderire all’iniziativa “Gli alberi della pandemia”: https://emiliobertoncini.blogspot.com/2020/04/gli-alberi-della-pandemia_7.html