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Al terzo piano del quattrocentesco Palazzo Aiutamicristo di Palermo, è visitabile gratuitamente fino al 31 marzo 2019 “La condizione umana, una mostra per i 40 anni della Legge Basaglia”. La mostra è curata da Helga Marsala.
Come tutti sanno, è la famosa Legge 180 del 1978, che abolì i manicomi. Fu promossa dal medico psichiatra Franco Basaglia originario di Venezia, che gli ha già dedicato una bella esposizione. Ne abbiamo ricordato la figura su questa piattaforma immaginando un dialogo surreale con un altro medico occupato nella cura della malattia mentale, che fu anche un grande scrittore: Mario Tobino. Ora è Palermo che celebra quella legge di civiltà.
La mostra espone tante bellissime fotografie che documentano soggetti e scorci degli ex ospedali psichiatrici italiani, prima della loro chiusura. Sono immagini forti, coinvolgenti e umane, su una materia ancor oggi assai controversa. Le posizioni sul tema non sono unanimi. Riaffiorano negli ultimi tempi nostalgie per un passato, che era terribile per il malato mentale in Italia.
Gli artisti presenti con loro opere sono: Letizia Battaglia, Gianni Berengo Gardin, Massimiliano Carboni & Claudia De Michelis, Bruno Caruso, Fare Ala, Carla Cerati, Luciano D’Alessandro, Christian Fogarolli, Stefano Graziani, Eva Koťátková, Uliano Lucas, Federico Lupo, Domenico Mangano & Marieke van Rooy, Enzo Umbaca, Franco Zecchin. Il massimo della fotografia italiana.
Gli spazi
L’allestimento, scientemente realizzato nella struttura fatiscente dei locali adibiti fino a tempi recenti a struttura scolastica, arricchisce le suggestioni dell’operazione espositiva. I vasti e squallidi stanzoni, l’incuria degli ambienti, i distacchi d’intonaco, le tracce di scritte e disegni graffiati sui muri ben si prestano infatti a richiamare i luoghi delle condizioni di internamento dei malati di mente.
Qui siamo in un edificio destinato un tempo ad altro scopo, ma le frasi e le grafiche strampalate degli studenti potrebbero essere attribuite senza difficoltà alle manifestazioni di saggezza dei “pazzi”.
Opere pittoriche e disegni, come in particolare quelli di Bruno Caruso, non costituiscono orpelli manieristici, ma arricchiscono la costruzione della mostra, con rappresentazioni terribili, grottesche, infernali.
In un angolo sono esposte copie di pagine del giornale L’Ora, con annesse fotografie realizzate da noti fotografi palermitani Battaglia, Petix e Zecchin.
Alle splendide foto di coloro che si sono cimentati a fotografare i “matti” nei tanti manicomi italiani, si associa la proposizione di filmati d’epoca e di molteplici prodotti editoriali.
Chi conosce il tema avrà modo di costatare la ricchezza e la completezza del materiale documentale proposto.
I volti
Le immagini più sconvolgenti restano però i volti delle persone, con i segni del loro annientamento, con la disperazione ora muta ora urlata. Con la sofferenza trasmessa dagli strumenti di contenzione. Vi si legge la condizione irreversibile e senza speranza della condanna all’isolamento sociale, senza finalità, che non sia quella della esclusione. Per essere meglio curati, si diceva. Per essere schermati alla vista dei normali, per non turbare le loro coscienze. Più probabilmente.
Cattura anche la suggestione che si respira lungo il percorso della mostra. I visitatori dispersi, quasi smarriti si aggirano per i vasti saloni, con l’aria di fantasmi spauriti e increduli di fronte a tanta drammaticità.
Per ulteriori approfondimenti e dettagli si rimanda all’articolo sulla mostra pubblicato su www.blogsicilia.
Buona luce a tutti!
© Essec