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Scrivere di un fotografo che nasce e si afferma come giornalista costituisce un azzardo. Ma voglio correre questo rischio perché in alcuni casi vale la pena osare.
Dotato di naturale e raffinata ironia, sempre affabile, Nino Giaramidaro mostra un occhio particolarmente attento a personaggi ed eventi, riuscendo a classificare, caratterizzandole, le umanità che ha modo di incrociare.
Dialogare con Nino presuppone una dilatazione infinita del tempo, svariando la conversazione in argomenti che, pur partendo dalla fotografia, si sviluppano in aneddoti avvincenti, mai banali.
Bastano minimi accenni per perdersi in discipline diverse, in cronache e fatti di ieri e di oggi.
Ci si ritrova per un caffè e il tavolino resta occupato per ore. Meno male che basta una piccola ordinazione e che non hanno ancora inventato le “consumazioni a tempo”.
Con altri illustri suoi coetanei, costituisce un serbatoio di cultura cittadina; negli incontri non disdegna però di aggregare anche curiosi ed appassionati.
Partecipare a convivi insieme a loro diventa occasione per scoprire personalità curiose, come il signor Patricolo, che visse relegato nell’ombra del famoso Studio Cappellani. Un personaggio di un libro (lo Scrivano Bartelby di Melville o di un più recente Camilleri) o di un film, come Umberto D. di Vittorio De Sica.
Un aneddoto che Nino ama raccontare è la sua esperienza del terremoto del Belice del 1968, la ferita profonda e mai rimarginata della più recente storia siciliana. A un certo punto, viaggiando con la sua Cinquecento tra le tortuose strade tra Montevago e Gibellina, non riuscì più a governare il veicolo ed ebbe l’impressione di avere bucato. Fermò la macchina e scese: si accorse che la terra stava tremando, senza accennare a smettere.
Quindi, non aveva forato una ruota, bensì stava direttamente vivendo gli effetti, ondulatori o sussultori che fossero, del terribile terremoto. Di quella esperienza resta una foto che immortala il “mosso” di quei momenti senza fine. La prima foto sul terremoto diffusa dai giornali fu proprio la sua, pubblicata l’indomani sulla prima pagina de L’Ora. Ecco il ricordo che del sisma Nino fa oggi, nella ricorrenza del cinquantenario.
Fu la sua “testata d’inizio” come giornalista, lavorando poi al fianco di colleghi assai noti, come Mauro De Mauro, Salvo Licata e Letizia Battaglia.
Recentemente ha anche proposto a Palermo una bellissima mostra fotografica sull’evento. Presente alla inaugurazione, ho avuto il coraggio (o l’incoscienza) di ribaltare i ruoli, azzardando a scrivere di lui e del terremoto nel mio blog. L’apprezzamento ricevuto ha fatto sì che la mostra avesse un seguito e fosse ripetuta in altre località siciliane.
L’occasione di conoscerlo nacque da una telefonata per un concorso fotografico da me organizzato. Volle incontrarmi e mi dedicò anche in seguito spazi di visibilità nella cronaca culturale cittadina del Giornale di Sicilia, presso il quale si era trasferito. Nel tempo mi ha invitato a tavole rotonde e presentazioni, regalandomi anche una sagace prefazione all’unico libro che ho realizzato col mio amico Michele: Un’immagine, un racconto.
Lasciai sempre che fosse lui a prendere l’iniziativa, cosa che ha contribuito a creare un rapporto empatico, trasparente e di reciproca stima. La collaborazione alla rivista web Dialoghi Mediterranei lo vede oggi attivo nella ricerca di nuovi fotografi che sappiano rappresentare storie originali della nostra Sicilia e non solo.
Fra i racconti pubblicati in questo spazio spicca la poetica “Mazara forever. Dieci anni nella memoria”, dove i tanti personaggi del tempo della sua infanzia, sapientemente ritratti, rivivono nella piacevole narrazione. Ma è da leggere anche “Con tanto di barba. Da Sparta ad oggi”, piccolo gioiello del saper raccontare mescolando sapienza e ironia.
La sua passione per le macchine fotografiche è continua; quando lo incontri, ti esibisce un cimelio appena acquistato su uno dei tanti canali di “ecommerce”. Dichiarata la sua avversione al computer, dovuta alle tante giornate che lo hanno visto in passato “inchiodato al giornale”, davanti al “maledetto marchingegno”.
A questo problema sopperisce la sua Enza, a cui va un sentito ringraziamento per molte notizie inserite in questo articolo, la quale, diversamente da lui, trova interesse e divertimento nel leggere di tutto, navigando su internet.
Nino, serbatoio di ricordi, è lui stesso un “personaggio” di cui tutti dicono un gran bene, che trova sempre spunti per curiosare e divertirsi, come dimostrano i suoi numerosi libri di fotografia e per essere responsabile della Galleria visuale della Libreria del Mare di Palermo.
Non si decide però ad annodare i tanti fili in uno scritto, per regalarci una delle storie che custodisce nell’album dei ricordi. Sollecitato al riguardo, ti dice comunque che sì, ci sta pensando. Ma intanto rimanda. E forse non lo farà mai.
Buona luce a tutti!