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E qualcosa rimane…

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Tempo di lettura: un minuto. Tempo di visualizzazione: tre minuti e mezzo.

La musica come linguaggio universale, paletti indelebili nell’album dei ricordi, pagine del diario di oggi, che annota emozioni di ieri. Parto dal presupposto che le regole siano sempre frutto di mediazioni e compromessi, quindi, non è mai un sacrilegio cercare di cambiare criteri consolidati. Per me vale anche in fotografia, per la quale le sperimentazioni sono l’essenza stessa.

Documentarsi e acquisire conoscenze è utile e necessario. Provare a scardinare modalità affermate può risultare più che stimolante. Purche’ non si trasformi in velleitario protagonismo.

L’ esempio che ripropongo, realizzato alcuni anni fa, è frutto di un bel testo scritto da un mio carissimo amico che, nel darmelo, conoscendo la mia curiosità per cose nuove, mi disse: “vedi un po’ tu come utilizzarlo”.

Quando mi capitano questi casi, mi metto a rimurginare sulla soluzione, che possa in primo luogo divertirmi e possibilmente attirare gli altri. Mi decisi così a montare una sequenza di immagini casuali che avevo sottomano, facendo scorrere il testo in basso sullo schermo ed infarcendo il tutto con un fantastico brano di De Gregori.

Al mio amico piacque. Si aspettava forse qualche cervellotica diavoleria e rimase sorpreso per quello che avevo realizzato.

Postato lo show su You Tube, superò presto le mille visualizzazioni, trascinato dal brano musicale che lo taggava.

Ma, proposto ai miei amici fotografi: apriti cielo! Ognuno si mise a smontare quella mia sperimentazione.

Eppure premettevo, quasi per scusarmi, le difficoltà di trovare miscele giuste di immagini, testo e musica. Ma sostenevo che era una strada da percorrere anche al nostro livello di appassionati dilettanti.

La critica principale era che la visione delle foto veniva distratta dallo scorrere del testo e viceversa. Invece era proprio la confusione che mi attirava, dove parole, immagini e musica si fondevano in un tutto indistinto. Che proprio se provavi a tenerle distinte, inseguendole separatamente, non ottenevi lo scopo.

Non vi annoio con altre chiacchiere ed ecco il link a questa mia provocazione. Giudicate voi. In fondo è bello quel che piace e, come disse un grande comico, “a me mi piace”.

Che ciò che rimane tra le pagine chiare siano poi malinconia e tristezza, due sentimenti teneri e profondi dei quali ci stiamo dimenticando e dove non è male talvolta riapprodare, non mi trova affatto contrario.

Buona luce a tutti!

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