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Luca Alinari: visita a un museo minuscolo

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Beato Angelico, Annunciazione. Museo di San Giovanni Valdarno (Arezzo)

Tempo di lettura un minuto.

Minuscolo e deserto. Ma con un capolavoro dentro.
Un capolavoro ed altri due o tre esempi affascinanti di pittura quattrocentesca. Fermiamoci all’Annunciazione del Beato Angelico.
Personalmente la ritengo la più bella, la più inquietante delle Annunciazioni del Nostro. Sì, perché si configura come un capolavoro con dentro un enigma: un perché ed un percome che non si risolve. Che ci lascia secchi sulla soglia di una quantità di interpretazioni e di intrighi.
È per via di quei marmi policromi.
In un generale contesto di definizione assoluta, (le due figure, la fuga della camera della Vergine, lo scorcio esterno vagamente prospettico), in questo contesto delineato e nitido, il pavimento e parti delle pareti in marmo policromo, non sono né nitide, né delineate.
Perché non possono esserlo? Perché si distende un’anarchica tessitura di colori in libertà?
Ecco: è realismo ottico? Oppure c’è, anche, la complicità di una vibrazione soggettiva?
Certo non sono i marmi di Andrea del Castagno. Sembra qualcosa di non compiuto. Lo è? Oppure si tratta di una compiutezza più ricca?
Il compiuto che implica il non compiuto?
Nella calura, sul marciapiede, vorremmo afferrare l’ombra del pittore. Potrebbe anche risponderci. Potrebbe aiutarci.
Certe volte i pittori lo fanno.

 

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