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Ma i mali che spaventano l’Italia sono altri

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Ambrogio Lorenzetti, La Tirannide, Siena Palazzo Pubblico

Tempo di lettura tre minuti.

In questo periodo, ogni anno in vista del DEF e della legge di bilancio parte una gara singolare. Chi centra, come nel nobile sport delle freccette, il numero esatto del deficit. Vocazione che non risparmia illustri commentatori del calibro di Prodi, Fubini e da quest’anno anche del telegenico Cottarelli. E’ un continuo fare e disfare manovre, con dotte critiche o affidavit al governo di turno. Quest’anno lo sport è ancora più avvincente perché le mediazioni tra visioni tanto contrastanti non trovano per ora campo di applicazione. Domina l’incertezza sulle cifre molto piu’ dell’euroscettiscimo del governo del cambiamento e ci dilettiamo con il gioco delle tre carte.

La questione dei numeri (ogni Governo ha il suo rapporto ottimale deficit/pil, il numero magico che spiega ogni cosa e giustifica sempre il suo operato) è tuttavia risibile, se paragonata alle voragini dei problemi che affliggono la nostra economia e la nostra societa’. Elenchiamoli in disordine: evasione fiscale, corruzione, malaffare, un mare di contanti stipati nei forzieri e nelle cassette di sicurezza delle banche, inefficienze della Pubblica Amministrazione.

Fino a pochi anni fa i numeri di questi fenomeni erano poco conosciuti al grande pubblico, mentre oggi lo sono al punto che compaiono nelle statistiche pubbliche della BCE e degli allegati al DEF e così via.

Solo che non se ne parla e i primi a non parlarne sono proprio gli illustri commentatori prima citati che fanno tendenza e, come si dice, ci danno la linea per interpretare, per capire.

Relazione evasione MEF settembre 2017

Un dato su tutti tratto dalla tabella contenuta nella Relazione della Commissione Giannini del 2017 sul bilancio dello Stato italiano, qui riprodotta. L’evasione fiscale calcolata negli ultimi anni e’ stata pari alla cifra record di 107 miliardi. Non e’, badate bene, un dato cumulato, ma una media annuale. Cio’ significa che in 10 anni se recuperassimo tutto l’evaso avremmo un rapporto debito/pil al 60%. Pulito, specchiato, conforme ai nostri desiderata e a quelli dell´Europa. E a nessuno verrebbe in mente di sanzionare i nostri comportamenti e a noi di discutere del tormentone dell´uscita dall´Euro. E invece l´evasione fiscale è la nostra tirannide, il mostro famelico, strabico e cornuto (come nella terribile raffigurazione di Ambrogio Lorenzetti, messa in copertina), al quale ci siamo rassegnati a soggiacere e che ci costringe a calcoli sempre più astrusi.

Quindi fa un po’ sorridere sentire i tanti policy e opinion maker dibattere su come trovare i soldi per la flat tax o per il reddito di cittadinanza quando non si pagano le tasse: si ricorre al debito su cui ovviamente si pagano gli interessi e la giustizia che si vorrebbe introdurre riposa su un´ingiustizia diventata insormontabile e quindi connaturata. Una foresta inaccessibile, la madre di tutte le iniquità alla quale non facciamo più caso.

Recuperare il gettito fiscale prima che alla Commissione Europea dovrebbe far piacere a tutti noi. Del risanamento di questi mali nei prossimi tre anni poco invece si dice. Si andrà avanti anno per anno, alla ricerca del mitico Vello d´oro sotto forma di aggiustamenti continui che sappiamo tutti che non risolveranno i nostri problemi e che, alla fine, scontenteranno tutti. In questo non c´è molta differenza tra i governi, seppur di diversa origine politica, che si succedono con rinnovata baldanza.

Agli editorialisti in cerca di credibilita’ sui numeri dovremmo chiedere d´ora in poi di sottoporsi alla macchina della verita’.

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