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Mi fa piacere rispondere al secondo articolo sui pagamenti elettronici dal titolo Caro amico, ti sbagli, ove con provocazione si capovolgono le classifiche internazionali e l’Italia riesce a battere tutti i paesi. Raggiunge il primo posto come Eldorado dei pagamenti in contanti, portandosi appresso i problemi della corruzione e della evasione fiscale.
Troppo semplice. Perchè un’analisi più approfondita dei dati della BCE esposta nel primo articolo Rapporto BCE e tonfo dell’Italia dimostra tutt’altro. Cioè che è possibile dotarsi di un’industria moderna dei servizi di pagamento per famiglie e imprese. Abbattere il contante e quel che ci sta intorno si può.
Impariamo il greco
La Grecia era il fanalino di coda dei pagamenti non in contante fino a pochi anni fa con 23 operazioni pro capite nel 2013. Al penultimo posto trovavamo la Bulgaria con 35, mentre l’Italia era terz’ultima con 74 operazioni. Questa era la coda della graduatoria riferita ai 28 paesi dell’Unione Europea. Ultimi degli ultimi, in un gruppo da retrocessione in serie B.
Ora è vero che la Grecia non è paragonabile all’Italia non fosse che per la circostanza di aver attraversato un lungo periodo di controlli macroeconomici da parte della Troika, tra cui i vincoli all’uscita di capitali dal paese. Tuttavia, ha varato interventi incisivi nel settore dei pagamenti che le hanno consentito in pochi anni di superare la Bulgaria e di agganciare il nostro paese. Le 23 operazioni pro capite si sono quintuplicate a fine 2017, diventando 100 e raggiungendo l’Italia che nel periodo è cresciuta di un misero 33 per cento.
Anche rispetto ai paesi di Eurolandia la performance dei Greci è ragguardevole. Nel 2013 le operazioni procapite di un cittadino greco erano il 10 per cento di quelle di un cittadino dei paesi dell’euro. Nel 2017 erano salite a ben il 41 per cento. L’Italia rimaneva inchiodata al suo 41 per cento partendo dal 36 del 2013.
Il nostro Paese oggi ha il poco invidiabile primato quanto ad operazioni non in contante pro capite di essere il penultimo a pari merito con la Grecia tra i Paesi UE e l’ultimo in Eurolandia.
Come hanno fatto i Greci a raggiungerci così velocemente?
Hanno usato 3 leve strategiche, coniugando obblighi ed incentivi.
I provvedimenti legislativi sono stati essenzialmente due, nel 2014 e nel 2016. I POS sono diventati obbligatori in tutti gli esercizi commerciali. Oggi vi sono 50.000 macchinette per milione di abitanti. E’ la più alta densità in Europa. Sono stati imposti limiti molto bassi ai prelievi e ai pagamenti in contante.
Nel contempo, sono stati varati incentivi fiscali all’utilizzo delle carte di pagamento.
Quel che si dice un’azione di sistema che è sempre mancata da noi.
La monetica aiuta il Fisco
Queste che seguono sono le regole vigenti oggi nel settore dei pagamenti in Grecia.
Da una valutazione della Banca di Grecia, in tema di politiche fiscali sono stati riscontrati i seguenti vantaggi nel periodo 2002-2016 in termini di aumento dei ricavi e di maggiore rispetto delle norme fiscali.
“We find that (i) a 1pp increase in the share of card payments in private consumption results in approximately 1% higher revenue through increased compliance; (ii) lowering the VAT rate can generate revenue gains; (iii) card transactions may facilitate tax buoyancy.”
Il flop dell’Italia
Nulla di simile è invece accaduto in Italia ove la guerra al contante è stata combattuta soprattutto a parole, con dichiarazioni ai giornali o provvedimenti ondivaghi sul livello minimo consentito per compiere operazioni in contanti o con obblighi di utilizzo dei POS, la cui violazione è rimasta priva di sanzioni.
Oggi sono in pochi a credere che la condizione possa migliorare. L’esperienza di un Paese per nulla comparabile per dimensione al nostro e al suo sviluppo dimostra, invece, che ridurre il contante è una sfida che si può vincere. Altri Paesi che hanno interrotto la spirale dei pagamenti in contante lo hanno fatto in modo simile nel corso degli anni. Non bisogna inventarsi nulla.
La Grecia e l’Italia sono esempi diversi di due sistemi. Il primo contrassegnato da interventi incisivi dei policy maker negli ultimi anni. Il secondo lasciato a se stesso. Da una ricerca su dati ufficiali delle organizzazioni internazionali (BRI, BCE) e della Banca d’Italia, emerge che il nostro Paese per ottenere lo stesso risultato che la Grecia ha conseguito in 5 anni ne ha impiegati 35 anni. Nel 1984 aveva infatti appena 25 operazioni pro capite e per arrivare a 100 nel 2017 c’è voluta più di una generazione.
Quanto ai motivi, sono tanti e di lunga durata. Due su tutti mi preme ricordare. L’arretratezza del nostro sistema bancario e una malcelata autoreferenzialità della nostra classe dirigente che si occupa di tutto e sostiene di capire tutto, proprio tutto. Oggi spazia dalla tutela del consumatore, alla trasparenza, alla educazione finanziaria. Purtroppo, in nome del principio di infallibilità non ha ancora imparato ad accettare le critiche, considerate ancora atti di lesa maestà.
Una proposta
C’e’ una via d’uscita che non sia quella di innalzare addirittura un peana al contante come propone il Gruppo italiano del maggiore partito del Parlamento Europeo? Possiamo evitare una irreversibile scelta di isolamento dall’Europa?
Forse sì tenendo anche conto del fatto che avendo già la maggior rete di POS d’Europa, gli investimenti infrastrutturali sono già stati effettuati. Il loro più efficiente utilizzo, recuperando la spesa compiuta per installarli e manutenerli, potrebbe avvenire, grazie alla previsione di incentivi per l’uso delle carte a vantaggio degli utenti, tra i quali quelli più efficaci sono quelli di natura fiscale. Dobbiamo seguire l’esempio della Grecia senza perdere altro tempo.
L’Italia e’ un puzzle doloroso.Ha accumulato una evasione fiscale stellare, ha scorte di contante ferme nelle banche e una rete POS che è tra le piu’ estese del mondo, utilizzata per 1/5 della sua capacita’ e norme poco efficaci.
Se qualcuno tra i lettori e’ in grado di organizzare una tavola rotonda su questi temi vi parteciperei con piacere. Potremmo coinvolgere esponenti della Banca di Grecia da cui apprendere molto su come combattere l’evasione con i POS. Sarebbe da estendere l’invito anche alle Autorita’ italiane che sembrano averne davvero necessita’ ed urgenza per politiche più determinate.
Il titolo potrebbe essere : Come combattere l’evasione dell’IVA per mezzo dei POS.
E così nelle statische BCE dei prossimi anni potremmo forse segnare almeno il gol della bandiera.
Eppure politiche virtuose di incentivi fiscali nel nostro paese non mancano. Penso alle detrazioni fiscali per gli interventi di ristrutturazione edilizia che consentono un cospicuo risparmio per l’utente a fronte dell’utilizzo di pagamenti tracciabili. Ciò che sconcerta è la sempre crescente caccia al gettito per il risanamento delle finanze pubbliche e la totale indifferenza delle Istituzioni di fronte a soluzioni praticabili praticamente a costo zero.
Saluti
Caro Francesco grazie per il commento che condivido. Di ristrutturazioni edilizie una persona ne fa poche nella vita mentre i pagamenti li fa ogni giorno. Il mix di misure dei Greci e’ quello realizzato da tutti i Paesi in una fase iniziale di lotta al contante. Poi il pubblico si abitua e il sistema va da solo. Da noi niente di questo si e’ voluto fare. Un po’ per incompetenza e un po’ per furbizia. Ora siamo ultimi in Europa: un altro caso di decrescita felice.Un caro saluto. Gerardo Coppola