Su assenso dell’autore, che ringraziamo, ”Economia & Finanza Verde®” rilancia nella sezione Europa recentemente inaugurata l’articolo che l’ex Presidente della Commissione Europea, professor Romano Prodi, ha in questi giorni dedicato alle decisioni del Parlamento Europeo sulla proprietà intellettuale e il copyright.
Articolo pubblicato da Il Messaggero di domenica 16 settembre 2018
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Dopo anni durante i quali le istituzioni europee non hanno certo fatto a gara nell’assumere decisioni, lo scorso mercoledì 14 settembre il Parlamento Europeo ha preso un provvedimento inedito contro la violazione dei diritti fondanti dell’Unione nei confronti dell’Ungheria e ha sfidato i giganti americani e cinesi della rete sul riconoscimento del diritto d’autore. Proprio nello stesso giorno il presidente della Commissione Junker ha esposto un coraggioso programma per il futuro dell’Europa, proponendo come obiettivo non solo la difesa dei diritti dei cittadini ma la volontà di lottare perché l’Euro diventi la moneta di riferimento del sistema monetario internazionale accanto al dollaro e con la stessa dignità del dollaro.
Ci troviamo quindi davanti a un sussulto di attività tanto inatteso quanto opportuno perché uno dei motivi della disaffezione dei popoli europei nei confronti delle istituzioni comunitarie deriva dal fatto che esse, negli ultimi tempi, hanno generato più norme burocratiche che decisioni politiche.
I provvedimenti di mercoledì invece lo sono. Nel caso del Copyright, a parte la giusta battaglia per ridare agli autori e agli artisti il dovuto compenso per il loro lavoro e per la loro creatività, emerge l’importanza di una vittoria nei confronti dello strapotere dei grandi padrini delle reti di informazione che su quest’asimmetria lucrano profitti enormi. Credo anzi che una delle ragioni che ha dato coraggio a una fortissima maggioranza del Parlamento per agire in questo senso sia stata proprio l’eccessiva pressione compiuta dalle lobby della rete sui singoli parlamentari europei per un periodo di oltre due anni.
Questa decisione risulta importante non solo per il suo contenuto ma perché è finalmente chiaro che essa non sarebbe mai stata approvata e, in ogni caso, non avrebbe avuto alcuna efficacia, se fosse stata lasciata nelle mani dei singoli stati. Di fronte a un grande potere si può fare valere le proprie ragioni solo con una forza equivalente. A questo serve l’Europa. Naturalmente servirebbe ancora di più se fosse in grado di promuovere una politica industriale capace di fare nascere anche giganti europei della rete che si affianchino a quelli americani e cinesi, i soli a dividersi il monopolio mondiale in questo settore ormai determinante per la vita di ogni paese.
A sua volta, la decisione presa mercoledì dal Parlamento Europeo riguardo alla salvaguardia dei diritti, dell’uguaglianza e della libertà dei cittadini nei confronti degli abusi del governo ungherese ci ricorda che l’Unione Europea è nata per la difesa di tutti i cittadini europei di fronte allo strapotere dei governi, pur legittimamente eletti.
Anche se tutte e due le decisioni sono state prese con un’altissima maggioranza favorevole, resta però una differenza enorme sulla loro applicazione pratica. Mentre nel caso del diritto d’autore il solo ostacolo è che il necessario accordo fra il Parlamento, la Commissione e il Consiglio arrivi prima della fine della legislatura (cioè entro maggio dell’anno prossimo), le sanzioni nei confronti dell’Ungheria, per essere operative, devono essere approvate con voto unanime di tutti i paesi membri. Obiettivo sostanzialmente impossibile perché il governo polacco ha già preannunciato il suo voto contrario.
Se non ci sarà un improbabile cambiamento, quest’importante e inedita presa di posizione del Parlamento rimarrà lettera morta a causa proprio di chi in passato ha voluto che queste grandi decisioni venissero prese resuscitando il diritto di veto dei singoli governi, con una procedura che quasi mai riesce ad arrivare a un verdetto definitivo.
Per noi italiani le due votazioni hanno altri elementi di differenziazione. Nel caso del Copyright la Lega e il Movimento 5 Stelle hanno votato entrambe contro. Che i 5 Stelle dimentichino che la sovranità della rete è troppo spesso sovranità dei padroni della rete può non sorprendere. Non altrettanto che la Lega dimentichi che la rete è uno dei campi nei quali la sovranità nazionale é incapace di reggere di fronte ai poteri globali.
Sul caso dell’Ungheria vi è stata invece una netta frattura. La Lega, con l’appoggio di Forza Italia, si è unita alla minoranza che ha votato per Orban e per le sue prevaricazioni, mentre i 5 Stelle hanno votato contro, unendosi alla maggioranza dei parlamentari. Non è una differenza da poco, non solo perché si tratta di decidere sui principi fondanti della democrazia ma anche perché, come si è detto in precedenza, sarà compito dei capi di stato o di governo prendere la decisione definitiva. Per chi voterà Il nostro Presidente del Consiglio? Che Italia ha in testa?
Si tratta di un atto che comporta enormi conseguenze perché si deve decidere tra due tesi del tutto opposte in un campo di importanza assolutamente primaria. È vero che ci si può sempre rifugiare nell’astensione ma non ritengo accettabile che un paese come l’Italia possa permettersi di non prendere posizione sui principi fondamentali della nostra convivenza.
Vi sono domande di fronte alle quali si può rispondere solo con un sì o con un no.
Prof. Romano Prodi – Former President of the European Commission – Il Messaggero – Ansa