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Il settore delle carte di pagamento e’ stato rivoltato da cima a fondo da due provvedimenti, quasi coevi, uno europeo e l’altro nazionale. Obiettivo di entrambi e’ aumentare l’uso delle carte di debito, di credito e della moneta elettronica. Altra finalita’ e’ di abbassarne il costo per consumatori e commercianti.
Il primo provvedimento stabilisce un tetto massimo alla commissione che le banche si applicano tra di loro. Si stabilisce con Regolamento UE 2015/751 che la commissione non superi lo 0,2 e lo 0,3% del valore della transazione, rispettivamente per le carte di debito e prepagate e per quelle di credito. Quindi su 100 euro di spesa le banche trattengono in base a questo meccanismo 20 o 30 centesimi a seconda dei casi. Tale sistema si chiama interchange fee e si applica nei principali circuiti nel mondo.
L’ altro provvedimento, il Decreto Crescita del 2012, ha reso obbligatorio l’installazione dei POS presso tutti gli esercizi commerciali, le imprese e i professionisti per effettuare transazioni anche di modesto importo.Per disincentivare l’uso del contante, inizialmente, erano state proposte sanzioni che, dopo varie vicende normative, sono di fatto decadute.
Quali gli effetti provocati dai due importanti provvedimenti ? Due fatti sono certi ed univoci, mentre il terzo e’ in netta controtendenza rispetto ai primi due. Vediamoli.
Per effetto del tetto sulle commissioni, le spese che il commerciante paga alla sua banca per le transazioni con carta sono diminuite in modo sostanziale come dimostrano recenti verifiche empiriche.
Il circuito dei POS in Italia, nel frattempo, e’ addirittura raddoppiato. Probabilmente è l’effetto dell’obbligo introdotto dal Governo Monti. Oggi un possessore di carte puo’ contare su ben 2 milioni e mezzo di macchinette per fare una transazione con carta. Tra il 2011 e il 2017 i POS, inclusi quelli postali, sono infatti passati da 1,4 a 2,5 milioni.
La rete di POS italiana è la più estesa d’EUROPA e forse del MONDO. Tuttavia, le transazioni con carta nel 2017 sono state circa 3,3 miliardi. Vale a dire che su ogni POS passano in un anno in media poco più di 1000 transazioni, 3 al giorno!
E’ come avere una Ferrari in garage e utilizzarla per andare a comprare il giornale! L’anomalia di questa situazione e’ stata sollevata anche in un articolo del Sole 24 Ore del 5 giugno scorso. Nessuna risposta a nostra conoscenza e’ arrivata alle considerazioni dei due giornalisti, Latour e Parente.
Un POS costa tra i 50 e i 100 euro in base al modello scelto e in piu’ ha un canone mensile di qualche decina di euro. Conviene installarlo se poi si usa. I costi relativi a una filiera così estesa e poco utilizzata gravano evidentemente sui clienti delle banche (commercianti e/o titolari delle carte). In base ai dati della BCE al 2016, gli altri paesi più sviluppati nel settore utilizzano i POS con una intensità almeno 7-8 volte maggiore rispetto all’Italia.
E per il consumatore ? Qui iniziano le dolenti note. Quel che le banche perdono in termini di commissione pagata dal commerciante lo recuperano facilmente aumentando altri oneri per il titolare. In particolare, hanno aumentato il costo di emissione e il canone annuo delle carte che oggi facilmente si ragguaglia a 50 e piu’ euro. Gli economisti chiamano questo modo di operare spillover effect. Termine appropriato perche’ indica la capacita’ di imporre i propri prezzi quando si ha una rilevante posizione di mercato, cambiando l’ambito di applicazione delle tariffe. Cioè si può passare dalla tariffazione del servizio (le singole transazioni) a quella del prodotto (le carte emesse) a quella della infrastruttura, tramite il canone dei POS.
Inoltre, caratteristica tutta italiana, per avere la piena operativita’ delle carte un consumatore deve possedere Bancomat, carta di credito e moneta , in quanto la prima non opera su Internet almeno per ora.
In breve, la nostra situazione oltre ad essere marginale nel mondo sviluppato per uso pro capite delle carte o numero di transazioni, per fungibilità delle carte e per i POS è addirittura paradossale.
Il costo dell’ampia rete di POS e i risparmi per i commercianti sulla commissione sono a carico dei consumatori che quindi pagano 3 volte: per se’, per i commercianti e per i POS. Quanto all’utilizzo, nel 2016 le operazioni con carte di pagamento pro capite in Italia sono state appena 43, contro le 120 della media dei Paesi UE. Quelli più importanti si collocano tra le 200 e le 300 operazioni pro capite, in base ai dati BCE.
Ricordiamo che oggi vale la pena parlare di mercato europeo dei servizi di pagamento perchè il mondo è cambiato. A questo proposito, è utile consultare le statistiche sui pagamenti di fonte BCE perchè offrono i dati per tutti i paesi EU che sono quelli che abbiamo riportato in questo breve articolo. In questo articolo trovate anche i link al sito web della BCE. Nei prossimi giorni i dati sui pagamenti saranno aggiornati al 2017 e quindi li commenteremo.
La lezione che abbiamo appreso è esemplare sotto vari profili.
Impariamo a fare i conti e capiamo bene quel che ci serve se vogliamo essere consumatori consapevoli.
Speriamo anche che questi aspetti critici entrino nei programmi di Educazione Finanziaria previsti nel mese di ottobre 2018 dalle Autorita‘ di controllo. E’ in cantiere un fitto e variegato calendario di iniziative in via di definizione dal Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività istituito da poco presso il MEF. Poiche’ si usano soldi pubblici (dovrebbero essere circa 3 milioni di euro stanziati dal precedente Governo), sarebbe il caso di illustrare bene i meccanismi di prezzo dei servizi bancari. Al fine di promuovere l’inclusione finanziaria, è da portare a conoscenza il significato dei prezzi sui servizi di pagamento essenziali per la nostra vita quotidiana.
Infine, per le Autorita’ si e’ capito che controllare i prezzi dei servizi bancari per legge ha effetti effimeri e di breve periodo e induce risultati addirittura controproducenti. Inutile perseverare. E’ un approccio dirigistico che potrebbe essere proficuamente abbandonato. Le banche sono imprese multiprodotto. Le politiche di prezzo che praticano alla clientela sono molto flessibili e se trovano dei vincoli riescono in qualche modo a recuperare.
Meglio sarebbe favorire la concorrenza usando le leve normative che già esistono. Sono stati creati nuovi operatori come quelli di commercio elettronico, gli istituti di pagamento e di moneta elettronica. Essi operano ai margini del mercato e sono lungi dall’essersi ancora affermati.
Vi sono numerosi ostacoli che potrebbero essere rimossi per verificare se nel settore vi può essere effettiva concorrenza. Sono anni che per legge i servizi di pagamento non sono più monopolio delle banche.
La situazione di mercato è invece cambiata poco o niente, anzi! L’attuale quadro normativo, lasciato a se stesso, ha trasformato l’Italia nel paese dei POS a vantaggio del commissioning delle banche e del fatturato dei produttori delle macchinette. Un’esempio del FINTECH nostrano.