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Il linguaggio comunica cose, ma vi sono cose che non dice. Quando il non detto e’ ampio si genera sfiducia tra le persone. Se poi sono le istituzioni a non dire, si genera populismo e opinionismo. Sono i tempi in cui viviamo.
La tutela del consumatore in Italia e’ il monolite nero di 2001 Odissea nello spazio. Un manufatto nitido, elegante che non ci appartiene. E’ un prodotto di una civilta’ aliena. Possiamo solo guardarlo. Questo e’ quanto emerge dai test di leggibilita’ presentati nei due precedenti articoli. La comunicazione non e’ accessibile ai più.
L’enorme mole di documenti prodotti serve a dimostrare che le Autorità esistono e svolgono innumerevoli compiti. Come il monolite ci ricordano dell’esistenza di qualcosa di importante. Sono oltre una dozzina a cui dovremmo aggiungere gli uffici reclami degli intermediari.
La tutela del consumatore in Italia è oggi una competenza burocraticamente distribuita tra varie autorità. Esse sono BANCA D’ITALIA, IVASS, CONSOB, AGCM, OAM, ABF, ACF, A. ASSICURATIVO, UIF, ANAC per alcuni arbitrati bancari, GARANTE PRIVACY, Autorita’ per le telecomunicazioni e Autorita’ dei trasporti.
Le competenze sono ben presidiate in linea di principio. Il linguaggio usato serve per rendere conto di questa complessita’. Un po’ come la Sibilla Cumana che anticipava qualsiasi destino prima di andare in guerra. Poi in realta’ le banche falliscono e i ponti crollano. E questi sono eventi che si capiscono, eccome. Sono leggibilissimi a differenza dei documenti.
Gli stessi motivi prima indicati di ordine reputazionale sono alla base dell’elevato numero di pagine delle Relazioni annuali che si susseguono tra la primavera e l’estate di ogni anno. Ne abbiamo contate oltre 1300 di cui più della metà sono le due tradizionali Relazioni della Banca d’Italia (comprese Appendice e Considerazioni Finali) e il nuovo opuscolo: La Banca d’Italia Funzioni ed Obiettivi.
Le altre pagine si suddividono tra CONSOB (262) e AGCM (326).
Che ci fosse bisogno di fare il punto è evidente, per evitare che la comunicazione possa trasformarsi in un punctum dolens a volte.
La Banca d’Italia ha pubblicato a fine maggio 2018 il fascicolo, prima citato, sulle proprie competenze con l’impegno ad aggiornarlo periodicamente. In esso dichiara che spiegherà con linguaggio semplice cosa fa. “Pertanto, nonostante abbia maturato 125 anni di storia il ruolo che svolge nei numerosi settori di impegno non è generalmente percepito con chiarezza” afferma ancora l’Istituto in premessa. Avverte anche che il documento è sintesi della Relazione sulla gestione più un quid novi. La spiegazione del gia’ spiegato diventa quindi una spiegazione al quadrato. Repetita iuvant e il linguaggio non muta molto. Noi lo abbiamo incluso nel calcolo di prima: sono ben 130 pagine!
Ci fermiamo, ma dovremmo aggiungere anche le pagine delle relazioni delle altre menzionate autorita’. Ne verrebbe fuori una pila di documenti che, scontata la buona fede e la professionalita’ degli estensori, offrirebbe al lettore non poche sovrapposizioni e ripetizioni. I temi piu’ gettonati negli ultimi anni, tutela del consumatore e educazione finanziaria, sono sparsi in abbondanza quasi ovunque. Dovremmo imparare a valutare questi fenomeni come distanza delle classi dirigenti rispetto alle esigenze quotidiane dei cittadini e dei milioni di lavoratori stranieri che vivono tra noi? Un moloch che non si lascia scalfire?
Perché abbiamo questa situazione?
In effetti, per le 3 Autorita’ del sistema finanziario, l’introduzione dell’euro, della SEPA e dell’Unione Bancaria ha sottratto loro poteri sostanziali. Sono andati a vantaggio degli organismi europei. Parimenti, sono state create nuove funzioni a tutela del consumatore per recuperare ciò che avevano perduto, azione affiancata dalla istituzione di nuove Autorita’. La mutazione verso le istanze dei consumatori non e’ stata tuttavia completa. Il DNA istituzionale di prima ha prevalso.
L’altra occasione si e’ presentata alcuni anni fa con i primi programmi di educazione finanziaria. Da allora una sorta di impulso a catena che ormai tutti praticano a dismisura e sugli stessi argomenti. L’educazione finanziaria, tuttavia, sembra vista come un corpo estraneo cui destinare le risorse in eccesso. Anche qui si e’ finora persa la possibilita’ di plasmare la funzione. Il nuovo contesto avrebbe presupposto apertura e vicinanza ai cittadini e al territorio.
In The Rhetoric of Reaction: Perversity, Futility, Jeopardy di Albert O. Hirschman, scritto nel 1991, si ritrovano interessanti risposte alla conservazione dell’esistente. Perche’ i cambiamenti sono difficili?
Hirschman descrive la funzione di reazione a cambiamenti sociali ed economici su tre fronti. La contrarietà di fronte al nuovo. La futilita’ di chi pensa che non valga la pena. Il costo sociale troppo alto delle riforme.
Per i risparmiatori sono tempi difficili e lo saranno ancora per molto. Domande del tipo siamo sicuri della nostra banca, qual è il prezzo giusto di un determinato servizio non ricevono ancora risposte esaustive.
Il consumatore dovra’ esserne consapevole. Dovra’ imparare a vivere in simbiosi con la razionalità dell’homo oeconomicus. Per preservare la propria specie e la linfa vitale del proprio risparmio. In una sorta di bipolarismo economico che lo deve portare a chiedersi ogni volta quali scelte stia facendo.
La forza di attrazione e la capacità di potenza del monolite nero non sono per noi. Proprio come nel viaggio planetario del film che non pare finire mai il risparmiatore pone domande tanto corrette quanto irrisolte. A bordo della navicella spaziale il supercomputer HAL, che non aveva mai sbagliato, si guasta irreparabilmente. Anche noi senza più conoscere la rotta e senza guida stiamo ancora attraversando gli anni bui del credito malato e del risparmio tradito.
Le domande ci arrivano addosso come meteoriti e provocano sconquassi. Quanto sono costate le sette crisi bancarie esaminate dalla Commissione di inchiesta parlamentare? Dove sono finiti i soldi atteso che in genere non svaniscono, ma passano da una mano all’altra? E quel che mi rimane è sicuro presso la banca sottocasa? Perché abbiamo un costoso e arretrato sistema dei pagamenti, ultimo in Europa e tra i paesi più sviluppati?
Non riuscire a rispondere a queste domande significa fare della tutela del consumatore pura metafisica!