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IL LIBRO DA LEGGERE: Le poesie di Giulia

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Giulia Rusconi ha pubblicato con Amos Edizioni la sua ultima raccolta di poesie, intitolata Linoleum (12 euro), oggi presente nella terna dei finalisti del prestigioso premio Carducci a Pietrasanta.  Nei suoi versi si inseguono immagini di corpi accatastati nei letti di un luogo di cura imprecisato, di xanax, di flebo: sono vecchi messi li perche’ malati.Tutto sa di linoleum.

“Quel mattino entrai nella stanza
il letto era vuoto il materasso
antidecubito per qualcun altro
disinfettato. E vidi anch’io
tutto giallo all’improvviso:
……………………il linoleum
rifletteva la luce di fuori
annullava tutti i colori.”

E’ un’ immagine di morte: composta, pulita, levigata. Ricorda la Pietà di Michelangelo, conservata a Firenze, nel Museo dell’Opera del Duomo, con il Cristo levigato, lucido, splendente, ma morto e la Madonna disperata, lasciata appena abbozzata come segno di vita: un binomio indissolubile che il genio michelangiolesco ha voluto lasciarci poco prima della sua morte.

In altre poesie il linguaggio dei pazienti e’ impastato con il luogo: sono richieste, non piu’ ricordi della loro vita, che vanno sfumando, svanendo lentamente in un letto di ospedale. La giornata e’ scandita dall’ aggrapparsi, dal tendere le mani, dal vassoio vuoto da pulire.

Eppure c’è vita perchè c’è chi porta buone venture in tanta desolazione.

“Amata mia mano
azzurra che alle undici e mezza placa
appetiti, uccello di buone venture a planare
gentile dove c’è fame nel nido
oscuro della sua bocca.”

Giulia racconta  nei suoi scarni versi un luogo di dolore a noi estraneo perche’ non siamo abituati ad esso, anzi neppure lo vediamo. Il linoleum non lo abbiamo mai usato nelle nostre case. Estraneita’ fisica e spirituale. Eppure quelle immagini ci sono presenti, rimangono dopo averle viste perchè raccolgono un’esperienza di vita della autrice come se usasse una macchina da presa in soggettiva per captare il mondo intorno a se’. Lei è là in sala montaggio a mettere insieme un film che vive in prima persona, perchè in questo luogo vi lavora: sceneggiatura della condizione umana della malattia che implora partecipazione e distacco nella stessa quantità.

Alla fine della lettura, le sue poesie mi hanno ricordato Eraclito e il suo dire che non ci si bagna due volte nella stessa acqua. La realta’ e’ una modifica continua, non e’ statica, non e’ mai la stessa. Nel suo divenire i fotogrammi di dolore non si fermano ma cambiano anch’essi e il domani rappresenta un momento nuovo e diverso. Dal dolore noi possiamo immaginare di uscire con la nostra fantasia dal pavimento di linoleum che calpestiamo quotidianamente nelle nostre vite. La speranza è l’abbandono per un momento – anche uno solo – della disperazione e del dolore. Ma anche il dolore bisogna conoscerlo.

 

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