Massimo Cioffi, già direttore generale di Inps e capo del personale di Enel atterra in Silicon Valley. Non è la storia di una meritata vacanza dopo molti anni di impegni professionali, ma l’inizio di una nuova avventura.
Ad aver portato l’ennesima eccellenza italiana all’estero è stato un progetto dalle radici tricolore: Beaconforce, di cui Cioffi è il nuovo Chief operating officer. Si tratta di una start-up nata dalla volonta’ di far evolvere le strategie di gestione del tempo durante quel terzo della vita che ciascuno di noi trascorre al lavoro; con un approccio differente al management tradizionale – di cui certo Cioffi è profondo conoscitore – che vede nella produttività e nell’efficienza l’obiettivo. Per Beaconforce lo scopo è la felicità, raggiunto il quale i risultati quantitativi vengono di conseguenza ed in maniera più stabile, duratura e replicabile.
Il tema del future of work è quasi un tormentone, oltre oceano. Nella patria del fordismo che il management tradizionale sia fallito è una evidenza e la squadra Beaconforce ha affrontato la faccenda con un approccio rigorosamente scientifico: scienze del comportamento, psicologia delle relazioni e neuroscienze sono diventate materia di quotidiana discussione per il team, che se ne è servito per sviluppare strumenti concreti e spendibili per monitorare e misurare il grado di motivazione intrinseca delle persone impegnate nelle loro mansioni professionali.
Ad aver affascinato Massimo Cioffi è stata l’applicazione di un simile retroterra scientifico per la costruzione di uno strumento di supporto al management che consente di tendere l’orecchio – per la prima volta in tempo reale – ai bisogni della dimensione aziendale nel suo complesso. In tal modo è possibile ridurre al minimo il ritardo sugli interventi mirati, così da massimizzarne l’efficacia in modi del tutto impensabili prima d’ora.
Il caso Cioffi è una testimonianza dell’efficacia del metodo creato; quello millennial infatti è un modo di vivere nuovo, attraente e aperto al quale un uomo di esperienza non ha voluto resistere. “Il progetto è troppo bello per non farne parte”, ha più volte dichiarato il manager di lungo corso manifestando il suo entusiasmo per questa nuova avventura. Un’azienda tradizionale difficilmente avrebbe potuto permettersi una testa di serie di questo calibro, ed anche le più blasonate avrebbero avuto poco da offrire in termini di stimoli ad un profilo così elevato. La condivisione di uno scopo superiore, qualcosa per cui valesse davvero la pena di impegnarsi, un obiettivo da raggiungere insieme ha avuto invece gli effetti di un innamoramento ed i molti divengono come un unico organismo nel quale esprimere al meglio le proprie specificità.
Già durante la sua esperienza in Enel, Cioffi aveva caratterizzato la gestione del personale con una politica di ascolto attivo, interpretazione dei bisogni e ibrdazione di ruoli e funzioni. Senza la creazione di un tessuto culturale comune non esiste, azienda, famiglia o stato che possano raggiungere gli obiettivi che ci si è posti. La cultura invece dell’ascolto e della sinergia possono fertilizzare la crescita di tessuti connettivi e di un autentico spirito di gruppo che consente di individuare un traguardo comune e di comprendere in modo concreto e tangibile che solo un’attività di concerto può consentirne il raggiungimento.
Il management che ha fatto scuola nell’epoca dei baby boomer viene troppo spesso applicato come se si trattasse di uno strumento di calcolo; una sorta di manualistica guida per calibrare le reazioni ottimali a processi esterni alla realtà aziendale. Citando a tal riguardo le emblematiche parole di Baumol: “In questa logica nessuna astuzia, nessun ingegnoso schema, nessuna brillante innovazione, nessun carisma e ìnessun altro fattore è preso in considerazione perché semplicemente non fanno parte del modello”.
Nell’epoca del tutto punto zero è ancora “l’amor che move il Sole e l’altre stelle”.