Mario Mancini da oltre trent’anni con la società di cui è stato co-fondatore, Thèsis Contents, si occupa dell’intersezione tra editoria e tecnologia. Ha partecipato al progetto per introdurre in Italia i computer NeXT, ideati da Steve Jobs dopo l’uscita da Apple. Agli inizi del 2000 ha contribuito alla nascita del portale di cinema MYmovies.it come sviluppatore di contenuti. Dal 2009 è impegnato nel progetto goWare che sperimenta nuove forme di editoria. Ha pubblicato Schermocracy. Libro o ebook? (2014) e Amazon vs Apple.Breve storia della nuova editoria, a 10 anni dal Kindle (2017).
Amazon aggiunge un nuovo tassello: Prime Reading
Lo streaming è il mezzo più popolare per consumare contenuti sui nuovi media. In alcuni comparti, quelli più maturi come la musica, si è definitivamente affermato; in altri, in fase di avanzata transizione come il video, è in crescita esponenziale; in altri ancora, quelli digitalmente più giovani come il libro, sta muovendo i primi passi, ma che passi!
Cengage, uno dei maggiori editori scolastici negli Stati Uniti, sta rendendo disponibile in streaming, su abbonamento, tutto il suo catalogo di manuali, sussidi e software per la scuola. Pearson ci sta pensando seriamente. Il mercato digitale trade, quello degli ebook e degli audiobook, è dominato da Amazon e dalla sua controllata Audible con quote bulgare (tra il 60 e l’80 per cento).
A Kindle unlimited adesso Amazon ha aggiunto un nuovo programma di ebook streaming, Prime Reading, gratuito per gli abbonati Prime anche in Italia. Nell’abbonamento Prime sono inclusi oltre cinquecento ebook e fumetti in formato digitale. Si tratta di un’eccellente selezione di narrativa, gialli, thriller, fantasy, romanzi rosa, saggistica, libri per bambini, manuali e varia che viene regolarmente aggiornata con nuovi titoli.
C’è molta produzione di Amazon Publishing: ci sono autopubblicati, ma anche lavori di scrittori maggiori come Pennac, J.K. Rowling, Saviano, Camilleri, Corona, Manzini, Yoshimoto, Saramago, Doris Lessing, Agnello Hornby, Stephenie Meyer, solo per citarne alcuni. Ci sono titoli di editori come Chiarelettere, De Agostini, Giunti, Fazi, Feltrinelli, Hoepli, Lonley Planet, Newton Compton. Questi ebook si possono raggiungere dal lettore Cloud Kindle, dagli e-reader Kindle o dall’ app Kindle per qualsiasi device. Basta cliccare e leggere. Super!
Prime, un abbonamento tutto-incluso
L’offerta di contenuti per gli abbonati Prime ha raggiunto dimensioni ragguardevoli e non si può certo dire che sia un’offerta minore o un specchietto per le allodole per attrarre o trattenere clienti nel programma Prime, che è la turbina del successo di Amazon nell’e-commerce.
In realtà Amazon lavora a costruire un preciso modello che può essere la risposta vincente al rompicapo di come monetizzare i contenuti nel ciberspazio. Stiamo assistendo a un vero e proprio boom del modello abbonamento, ma questo modello, che mostra una grande vitalità, si infrange contro un soffitto di cristallo. C’è un limite oggettivo che è costituito dal numero di abbonamenti che una persona o un nucleo familiare può ragionevolmente gestire e sostenere economicamente e operativamente. L’effetto cumulo costituisce attualmente il limite di questo modello.
Probabilmente l’idea sulla quale lavora il management di Amazon è quella di riunire in un unico pacchetto la più ampia offerta di contenuti media, dai libri alla musica, dal video ai videogiochi. Questo pacchetto può essere una risposta risolutiva al problema della polverizzazione degli abbonamenti.
Prime infatti include un programma specifico per quasi ogni comparto dell’industria culturale: video con Prime Video, musica con Prime Music, lettura con Prime Reading, foto con Prime Photos, videogiochi con Prime Twitch. Il programma Prime, a 4,99 euro al mese o 36 euro all’anno in Italia, include ovviamente anche ciò per il quale è stato creato nel lontano 2005: le consegne gratuite a domicilio di prodotti acquistati su Amazon. In questo momento, Prime ha pochi rivali e può veramente affermarsi con un abbonamento tutto incluso.
Prime, un gioiello
Nella annuale lettera del 2017 agli investitori Jeff Bezos ha scritto che gli abbonati ad Amazon Prime nel mondo hanno superato i 100 milioni. Stime indipendenti dicono che negli Stati Uniti ci sono 90 milioni di abbonati e si stima che altri 40 milioni siano nel resto del mondo.
Di media un abbonato Prime spende annualmente negli Stati Uniti 1300 dollari, contro i 700 di un non-abbonato.
Il programma Prime che più di altri calamita nuovi abbonati è Prime Video (40 milioni di membri). Questo servizio, grazie agli originals prodotti da Amazon Studios, è in grado di servire alla clientela veri e propri gioielli di buon gusto e di stile come Mozart in the Jungle, Transparent o La fantastica signora Maisel, commedie urbane contemporanee capaci di cogliere con delicatezza e grazia lo spirito del nostro tempo.
Amazon potrebbe diventare la seconda compagnia a raggiungere il trilione di dollari di capitalizzazione. In un anno le sue azioni hanno quasi raddoppiato di valore. Per cui il gigante di Seattle ha tutte le carte, non solo finanziare ma anche tecnologiche, per trasformare Prime in una forma di abbonamento tutto compreso con una leva che nessun altro gruppo, ad esclusione forse di Apple — che però segue una differente ratio –, può mettere in campo.
L’incredibile balzo delle azioni di Amazon in appena un anno. Negli ultimi tre anni sono triplicate di valore.
Prime, una grande leva competitiva
La leva è l’abbinamento di servizi legati all’e-commerce e di contenuti autoprodotti o presi in licenza da terze parti. Questo binomio può essere un mezzo fondamentale per fidelizzare la clientela. Quest’ultimo è un problema enorme per tutti i fornitori di servizi e di contenuti con un modello di business a pagamento, perché la clientela somiglia molto ai vaganti dei Walking Dead e tenerli nel recinto esige uno sforzo economico e relazionale mastodontico.
In questa ottica una cosa è certa. Malgrado Amazon stia investendo qualcosa come 4/5 miliardi di dollari nella produzione di contenuti originali per video, musica e libri, ha bisogno di terze parti per completare l’offerta e tener alto l’appeal di Prime. La stessa esigenza si presenta a Netflix.
Tornando all’ecommerce, giusto per avere un metro di paragone, si stima che il valore generato dal marketplace di Amazon, quello cioè su cui operano commercialmente le terze parti, abbia superato il valore prodotto del retail, dove Amazon vende direttamente. Quindi le terze parti sono strategiche per Amazon. E allora occupiamoci di queste ultime. Segue…