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Von Humboldt, l’eroe perduto della natura

1910
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Andrea Wulf, L’ invenzione della natura. Le avventure di Alexander Von Humboldt, l’eroe perduto della scienza, Luiss, € 18,70 
Descritto dai suoi contemporanei come “l’uomo più famoso al mondo dopo Napoleone”, Alexander von Humboldt fu uno dei personaggi più affascinanti e stimolanti del suo tempo. Nato nel 1769 in una ricca famiglia aristocratica prussiana, rinunciò a una vita privilegiata per scoprire come funzionava il mondo. I suoi viaggi e le sue esplorazioni in ogni angolo del globo ne plasmarono il pensiero e ne fecero un personaggio leggendario, ammirato e citato non solo da studiosi come Charles Darwin, Henry David Thoreau, Ralph Waldo Emerson e John Muir, ma anche da letterati come Goethe, Coleridge e Wordsworth.
Thomas Jefferson scrisse che Humboldt era “tra i principali artefici della bellezza” della sua epoca. Tuttavia, questa straordinaria personalità, a cui dobbiamo il nostro stesso concetto di natura e l’idea moderna di ambientalismo, sembra oggi pressoché dimenticata e mentre il suo nome resiste ovunque piante, animali, fiumi e città prendono il suo nome , le sue opere prendono polvere sugli scaffali delle librerie.
Andrea Wulf, storica e autrice di numerosi bestseller internazionali, si è immersa nelle opere, nei diari e nei documenti personali di Humboldt, ne ha seguito le tracce in tutto il mondo, visitando gli stessi luoghi e scalando le stesse montagne, per restituire a Humboldt, con questo libro, il posto che egli merita nel pantheon della natura e delle scienze. “L’invenzione della natura” è anche un tentativo di capire come è nato e come si è formato il modo stesso in cui pensiamo il mondo.
Ne è nata una grandiosa biografia di Alexander Von Humboldt, del quale sono narrate le avventure, dalle esplorazioni in Sud America ed in Asia, ai viaggi attraverso un’Europa teatro delle guerre napoleoniche. Lo stesso Darwin affermava che senza di lui non si sarebbe mai imbarcato sul Beagle, né avrebbe mai concepito Origin of species; Goethe e Simon Bolivar erano suoi amici. Jefferson lo ammirava e ne condivideva la visione su terra e agricoltura. È intestato a lui uno sterminato elenco di luoghi: dalla corrente di Humboldt che costeggia Cile e Perù alla Sierra Humboldt in Mexico al Pico Humboldt in Venezuela.
E poi una città in Argentina, un fiume in Brasile, un geyser in Equador, una baia in Colombia, un Ghiacciaio in Groenlandia e altro in Cina, in Sudafrica e in Nord America. Prendono il suo nome quasi 300 piante e oltre 100 animali, diversi minerali ed il Mare Humboldtianum sulla Luna. Concepì le isoterme, quali rappresentazioni grafiche che univano i luoghi con la stessa temperatura, e scoprì l’equatore magnetico. Nei suoi viaggi, dall’America Latina in gioventù alla sterminata Russia a quasi 60 anni, misurava ossessivamente ogni elemento naturale, riproducendolo con raffinati disegni. Sul Chimborazo studiò le fasce di vegetazione disposte l’una sopra l’altra: prima palmeti e foreste umide, quindi conifere, querce, ontani e cespugli di bacche che ricordavano le foreste europee. Più in alto piante alpine simili a quelle raccolte sulle montagne della Svizzera e i licheni che ricordavano le specie del Circolo Artico e della Lapponia.
Le curve isoterme di Von Humboldt (da L’invenzione della natura)
Nessuno prima di lui aveva mai osservato le piante in base alla loro ubicazione e al clima, per una nuova visione della natura in cui tutto è rete. La natura come rete e non come insieme di singoli elementi, animali e vegetali. Le immagini d’epoca rievocano quel mondo romantico e arricchiscono la lettura del libro della Wulf.
Si scopre così un eroe della scienza della natura, al quale dobbiamo concetti moderni, attenzione alla salvaguardia dell’ambiente e alla divulgazione, anticipatore della correlazione tra nuove forme di schiavitù e crisi ecologica. In breve, Humboldt è una fontana alla quale ancora attingere a piene mani e che non si è mai prosciugata.
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